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Hedge Funds, cosa sono e a che cosa servono i fondi speculativi di investimento?

I fondi hedge utilizzano una serie di strategie e generano rendimenti non correlati con l'andamento del mercato ma comportano più rischi

 dizionario finanziario
Istockphoto

Per hedge fund si intende un fondo che utilizza una o più strategie diverse dal semplice acquisto di obbligazioni, azioni e titoli di credito. In altre parole, può servirsi di qualsiasi strumento finanziario come i derivati – opzioni e futures–,  lo short selling (vendita allo scoperto) e il leverage (leva finanziaria) al fine di conseguire maggiori guadagni. L’obiettivo è ottenere il rendimento assoluto. In sintesi, colui che gestisce un hedge non si propone di superare un indice di riferimento o benchmark, bensì stabilisce un valore assoluto di rendimento da raggiungere ogni anno.

Con il termine “hedge”, si fa riferimento all’ "hedging" ovvero alla capacità di copertura che riduce la volatilità di mercato all’interno del portafoglio, mentre “fund” significa letteralmente “fondo”. Conosciuto come fondo comune speculativo, si tratta di un fondo non convenzionale d’investimento riservato a determinati investitori, capaci di sostenere un investimento iniziale elevato. In Italia, la soglia minima d’ingresso è di 500mila euro, mentre negli Stati Uniti è almeno un milione di dollari. Rispetto ai fondi comuni (mutual funds), ha una normativa meno restrittiva e il gestore ha più libertà di scelta nelle strategie di gestione.
 

Primo fondo - Il sociologo Alfred Windslow Jones creò il primo fondo hedge nel 1949. Jones sviluppò una tecnica di gestione per ridurre il rischio vincolato all’andamento del mercato e per ottenere rendimenti alti. A tal proposito, decise di usufruire di modalità operative non consentite ai mutual funds, stabilendo un numero minore di investitori. In sintesi, decise di comprare titoli ritenuti sottovalutati e vendere allo scoperto quelli sopravvalutati. In Italia, ad autorizzare la costituzione dei primi hedge funds è stato il decreto n.228 del 24 maggio 1999 del Ministero del Tesoro, poi i Regolamenti attuativi della Banca d’Italia del 20 settembre 1999 con le successive modifiche. 

 

In caso di gestione efficiente, gli hedge funds sono in grado di generare rendimenti non correlati con l’andamento del mercato. “Quando compro un fondo classico, sto indicizzando il rendimento di questo fondo al mercato finanziario. C’è una correlazione forte tra mercati e fondi– spiega a Tgcom24 l’analista finanziario Copernico SIM Pietro Calì.– I fondi hedge, essendo più liberi, possono concedersi di fare operazioni che permettono loro di guadagnare quando il mercato scende”.

 

Il gestore di un hedge fund deve essere in grado di valutare il profilo del rischio dell’investitore, prendendo in considerazione il rapporto tra rischio e rendimento. Oltre al rischio operativo e il redemption risk (rischio di rimborso), il sottoscrittore del fondo corre anche un rischio legato alla strategia dell’investimento. A tal proposito, la gestione del rischio, o risk management, ha un ruolo chiave per il successo del fondo hedge. “Gli hedge sono quella categoria di fondi che consentono al loro gestore di avere molta libertà di scelta perché ha meno responsabilità – continua Calì –; se voglio fare un portafoglio molto aggressivo a un cliente, utilizzando un fondo armonizzato, ovvero un fondo comune d’investimento classico, so che nonostante sia un fondo azionario e quindi un fondo molto rischioso, il gestore deve comunque attenersi ad alcuni paletti normativi importanti”. Nei fondi hedge ci sono meno condizioni da rispettare, “posso investire dove desidero, anche in titoli cosiddetti liquidi, cioè senza un prezzo ben definito dal denaro”. 

 

Strategie di investimento - Le strategie di investimento dei fondi hedge possono essere direzionali o non direzionali. Quest’ultime cercano di trarre vantaggio dall’anomalie dei prezzi dei titoli. Le strategie non direzionali possono essere suddivise in più categorie: market neutral o relative value (convertible arbitrage, fixed income arbitrage, equity market neutral) ed event driven (merger o risk arbitrage, distressed securities). Le market neutral sono strategie che puntano a creare un portafoglio neutro rispetto all’andamento del mercato, selezionando titoli che hanno anomalie nei prezzi. Le strategie event driven invece anticipano eventi specifici che si verificano in un’impresa come: fusioni, cessioni e acquisizioni, crisi aziendali e passaggi generazionali, prendendo una posizione prima della conclusione.

 

Le strategie direzionali cercano di creare profitti puntando sulla direzione assunta dai prezzi delle valute, delle azioni e dei beni sui mercati. Dunque, sono caratterizzate da una volatilità maggiore di portafoglio e prestazioni non completamente svincolate all’andamento del mercato. In tali strategie, troviamo: global macro, long/short, sector strategy e short selling. La Global Macro svolge un’analisi finanziaria per individuare eventuali disallineamenti di strumenti e mercati rispetto alle previsioni. Nella strategia Long/Short, il gestore combina posizioni lunghe e corte per neutralizzare il rischio di mercato e guadagnare sul differenziale delle scelte adoperate. Con la Sector strategy, il gestore effettua un investimento su un settore specifico o su un’area geografica, sfruttando le proprie conoscenze. Nello Short Selling, invece, il gestore vende allo scoperto titoli non di sua proprietà ma presi in prestito, ritenuti sopravvalutati, per ricomprarli in un secondo momento a prezzi inferiori.

 

Vantaggi e svantaggi - “Per chi ha una propensione al rischio elevata, l’hudge fund potrebbe generare ritorni superiori a differenza di un fondo classico perché è decorrelato rispetto al mercato – aggiunge Calì–. Gli svantaggi sono che: l’investitore è meno protetto e le soglie di ingresso a uno di questi fondi sono più elevate rispetto ai fondi comuni d’investimento”. Se da un lato, gli hedge si prestano bene alla diversificazione del portafoglio e, in epoca di discontinuità del mercato, possono contribuire alla conservazione del capitale; dall’altro, si possono riscattare solo in determinati periodi dell’anno e il sottoscrittore rischia di avere l’investimento immobilizzato quando il mercato è in un momento di particolare difficoltà.

 

Secondo Calì, oggi “gli hudge funds, essendo molto decorrelati dal mercato, potrebbero ripararci da eventuali scossoni: possono permettersi anche di andare Short, dunque guadagnare quando il mercato scende. Visto che siamo in una fase in cui i prezzi sono abbastanza elevati, tendenzialmente, avere uno strumento che ha più libertà di scelta potrebbe essere un vantaggio”. 

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