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"Tgcom24Tour", imprese e mercati: transizione in un difficile contesto macroeconomico

Ospiti della seconda tavola rotonda Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy; Simone Putignano, CFO e cofondatore di Recrowd; Dino Passeri, direttore generale di Distretti Ecologici; prof. Torello Lotti, ordinario di Dermatologia Università degli Studi Unimarconi

"Imprese e mercati: transizione in un difficile contesto macroeconomico".

Questo il tema della seconda tavola rotonda della tappa a Milano di "Tgcom24Tour". Dario Donato ne ha parlato con Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy; Simone Putignano, CFO e cofondatore di Recrowd; Dino Passeri, direttore generale di Distretti Ecologici, e prof. Torello Lotti, ordinario di Dermatologia Università degli Studi Unimarconi.

 

La transizione ecologica - Passeri, di Distretti Ecologici, che realizza e promuove progetti di sostenibilità ambientale e efficientamento energetico, spiega che "l'Unione europea sta andando in una direzione molto chiara: quella della necessità di un efficientamento energetico obbligatorio. Bisogna capire qual è la direzione che vuole prendere il nostro Paese, perché non si tratta più di una scelta ma di una condizione. Quindi dobbiamo iniziare a ragionare su come ottimizzare il patrimonio esistente attraverso la tecnologia e l'innovazione. Noi, per esempio, stiamo studiando dei sistemi soprattutto sul nuovo che non solo impattano poco e niente sull'esistente, ma che addirittura lo migliorano". 

 

Di transizione parla anche il viceministro Valentini: "Una transizione energetica nel passato prendeva 40-60anni, qui invece la vogliamo fare in 5-8-10 anni, a tappe forzate. La Commissione Ue ha dato scadenze molto vicine. È vero che l'ambiente ci obbliga, ma dobbiamo tenere conto di una serie di fattori. Quindi, noi chiediamo la neutralità tecnologica". 

 

Pnrr e difficoltà - Sulle difficoltà dell'Italia nell'ambito del Pnrr, il viceministro dice: "È stato scritto in fretta come reazione alla pandemia prima ancora della guerra e soprattutto prima ancora che con il Covid si avesse il problema delle strozzature delle filiere. Inoltre, il piano non prevede l'erogazione di un fondo da utilizzare, ma un pagamento a stato avanzamento lavori, evidentemente se si accumula un ritardo per via del fatto che ora per avere una turbina, una condotta ecc ci vuole più tempo, non si riesce a spendere i soldi entro il 2026. Noi ce la mettiamo tutta come Italia. Abbiamo avuto e abbiamo una carenza amministrativa. Certe opere non si riescono a fare. Quindi, entro il 2026 mettiamo quello che riusciamo a cantierare e spostiamo su altri fondi europei il resto. Dobbiamo fare una valutazione, fare un riordino e concentrarci sulle opere che hanno un effetto maggiore sulla società".

 

Quanto è difficile fare startup in Italia? - Durante la tavola si è parlato anche di quanto sia difficile fare startup in Italia. Putignano sottolinea che "lo è, soprattutto se ci paragoniamo agli Stati Uniti. Troviamo difficoltà nel reperire fondi per poter far crescere la propria impresa. Di idee ce ne sono tante e la tecnologia sta dando una grossa mano. La nostra difficoltà principiale è stata quella di entrare in un mercato nuovo e dove ci siamo dovuti far conoscere"

 

E a proposito di imprese, Lotti spiega cosa chiedono le imprese all'Università degli Studi Unimarconi. "Le imprese ci chiedono delle persone preparate. Noi abbiamo alcuni meccanismi di preparazione, tra questi un accordo con 800 imprese, di cui più del 10% è internazionale".

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