Luoghi spesso trascurati o visitati solo in occasioni particolari, nelle sue narrazioni diventano spazi di bellezza e memoria. I suoi contenuti, decisamente in controtendenza rispetto alle "colleghe", hanno superato le centinaia di migliaia di visualizzazioni
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Ha vouto farsi chiamare Beccamorta, una scelta volutamente provocatoria che unisce sarcasmo e il richiamo a una delle paure più antiche dell’uomo. Dietro al profilo seguitissimo su TikTok e Instagram c'è Maria Veronica Zinnia, giovane influencer bolognese che ha saputo trasformare un tema insolito — quello dei cimiteri monumentali — in un fenomeno di grande interesse online. Luoghi spesso trascurati o visitati solo in occasioni particolari, nelle sue narrazioni diventano spazi di bellezza, memoria e racconto storico. E i suoi contenuti, decisamente in controtendenza rispetto alle "colleghe", hanno superato le centinaia di migliaia di visualizzazioni.
Affascinata dai cimiteri fin da piccola, Zinnia racconta che da bambina andava spesso a quello di Medicina a Bologna con il padre e la nonna per fare visita al nonno venuto a mancare poco prima che lei nascesse. Queste passeggiate precoci tra lapidi e statue hanno fatto nascere in lei curiosità e rispetto e col passare del tempo si è convinta che quei luoghi non conservano solo tracce di dolore, ma anche le vite e le vicende, ordinarie e speciali, di persone che valeva la pena riportare alla luce.
Il personaggio di Beccamorta ha preso forma nel 2020 su Youtube a seguito di un momento di difficoltà personale. Dopo aver attraversato un periodo di depressione, Maria Veronica ha trovato nei cimiteri uno spazio di riflessione e di cura. Visitare tombe abbandonate e immaginare le vite di chi vi era sepolto è diventato un modo per riallacciare un filo con la speranza. Condividere queste storie sui social le ha permesso di trasformare il dolore individuale in un messaggio collettivo di memoria e resilienza.
I followers - Attorno ai suoi canali si è sviluppata una comunità di followers eterogenea: studenti di arte e storia, appassionati di fotografia, curiosi attratti dall’insolito. Un progetto che va oltre la dimensione individuale: è diventato un laboratorio collettivo di memoria, in cui le storie dei defunti si fondono con quelle dei vivi.