Prima di diventare un simbolo del Festival di Sanremo, Vessicchio fu tra i componenti originali del gruppo comico napoletano "I Trettré", protagonisti della comicità televisiva italiana degli anni ’70
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È scomparso oggi Peppe Vessicchio, figura amatissima della musica italiana. Ma la carriera del direttore d’orchestra, celebre per le sue partecipazioni al Festival di Sanremo, custodiva anche un capitolo meno conosciuto: quello da attore e comico. Negli anni Settanta, infatti, il maestro napoletano fece parte della formazione originale de "I Trettré", il trio che avrebbe poi portato in televisione una comicità surreale e popolare, accanto a Edoardo Romano e Mirko Setaro. Un periodo breve ma significativo, che rivela quanto vasto e poliedrico fosse il talento di Vessicchio.
Nato e cresciuto a Napoli, Vessicchio mosse i primi passi nel mondo artistico in un ambiente vivace e creativo. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, il capoluogo campano era un laboratorio di cabaret, musica e satira. In questo contesto nacquero “I Rottambuli”, gruppo di giovani artisti che mescolava canzoni e sketch teatrali. Tra loro c’era anche un giovane Peppe Vessicchio, appassionato di chitarra e pianoforte, che contribuì alla parte musicale delle esibizioni. Quel nucleo artistico, con il tempo, si sarebbe evoluto nel trio comico "I Trettré", nome destinato a diventare familiare al pubblico televisivo.
Con Edoardo Romano e Mirko Setaro, "I Trettré" consolidarono il proprio stile ironico e ritmato, costruendo sketch basati su giochi di parole, situazioni paradossali e grande sintonia scenica. La formazione trovò il successo tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, quando approdò in programmi televisivi di intrattenimento e varietà. Il gruppo divenne un simbolo della comicità italiana di quel periodo, capace di passare dai piccoli palcoscenici partenopei ai riflettori. Peppe Vessicchio, pur avendo lasciato il trio prima di questa fase di notorietà nazionale, ne aveva condiviso gli esordi e lo spirito originario. E la sua presenza musicale contribuì a definire il tono leggero e melodico delle prime esibizioni.
Verso la fine degli anni Settanta, infatti, Vessicchio scelse di dedicarsi interamente alla musica, campo nel quale avrebbe poi raggiunto fama e riconoscimenti. Dopo la sua uscita, al suo posto entrò Gino Cogliandro, completando la formazione storica de "I Trettré". Da quel momento, per Vessicchio cominciò un percorso professionale che lo avrebbe portato a dirigere orchestre, arrangiare successi della musica italiana e diventare un volto simbolo di Sanremo. La comicità lasciò così spazio alle note, ma il legame con quella prima esperienza rimase parte della sua storia artistica.
La parentesi comica di Peppe Vessicchio racconta un aspetto meno noto ma significativo della sua personalità: la capacità di unire musica e leggerezza, disciplina e ironia. Da giovane musicista tra i cabarettisti napoletani a maestro d’orchestra amato dal grande pubblico, Vessicchio ha incarnato l’idea di un artista completo, capace di attraversare generi e linguaggi diversi senza perdere autenticità. Anche per questo, nel giorno della sua scomparsa, la sua storia continua a unire il sorriso dei primi palchi al rispetto conquistato sul podio di Sanremo.