Secondo Ryan Dorsey, ex marito di Naya Rivera, l'annegamento dell'attrice di "Glee", avvenuto lo scorso 8 luglio, sarebbe stato causato da un non adeguato avvertimento dei rischi che avrebbe potuto correre nuotando in quel lago. L'uomo, insieme agli avvocati che gestiscono il patrimonio dell'attrice, ha così intentato una causa per omicidio colposo nei confronti dell'autorità locale e dei gestori del lago a nord-ovest di Los Angeles, dove è avvenuto l'incidente.
Tra le motivazioni dell'accusa citate nella causa c'è la totale mancanza nell'area del lago di cartelli di avvertimento relativi alle "forti correnti, alla scarsa visibilità ai forti venti e alla pericolosità del fondale.
Pare inoltre che l'imbarcazione usata dall'attrice e dal figlio non fosse dotata di alcun "meccanismo di sicurezza. Non c'erano nè una scala accessibile, nè una corda adeguata, un'ancora, una radio e nemmeno i dispositivi di galleggiamento...".
L'8 luglio Naya Rivera si era allontanata con il figlio Josey di 4 anni in barca al largo del lago Piru nella contea di Ventura. Il bambino è stato poi ritrovato solo e addormentato sull'imbarcazione alla deriva nel pomeriggio. Il corpo dell'attrice fu recuperto solo diversi giorni dopo e la sua morte dichiarata accidentale.
Secondo un rapporto investigativo i due avrebbero deciso di tuffarsi in acqua per una nuotata, ma sopraffatti dalle correnti la Rivera avrebbe usato le sue ultime forze per aiutare il figlio a salire sulla barca.
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