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Digitale terrestre, slitta il termine per il passaggio al nuovo standard di trasmissione

Le famiglie avranno sei mesi in più di tempo per sostituire il televisore. Resta invariato il termine per l'abbandono delle vecchie frequenze che saranno utilizzate per veciolare il segnale 5G

La rivoluzione del digitale terrestre, prevista per il 1° settembre, dovrà attendere qualche altro mese. È stata prorogata al 2022 la data per il passaggio al nuovo standard televisivo Mpeg-4 al posto dell'attuale Mpeg-2. Slitta anche l'inizio delle trasmissioni in Dvb-T2, previsto per metà 2022 e riprogrammato all'inizio del 2023. Questo si traduce in sei mesi in più di tempo per gli italiani per sostituire il vecchio televisore con uno di nuova generazione. 

La "roadmap" stilata nel 2019 è stata ridiscussa in un incontro al Mise a cui erano presenti il ministro Giorgietti, la sottosegretaria Ascani e le associazioni di rappresentanza del mondo della televisione. 

Il passaggio al nuovo standard - Dal Mise nessun obbligo, solo la richiesta che un numero di "programmi rappresentativi" passi al nuovo standard Mpeg-4 a partire dal 15 ottobre 2021. Per spingere le famiglie all'acquisto di un nuovo televisore adeguato allo standard Dvb-T2, è stato stanziato un bonus di 100 euro usufruibile da tutti a prescindere dal reddito.

 

Il "refarming" delle frequenze - Nessuno slittamento invece per quanto riguarda l'abbandono delle frequenze in banda 700, che finiranno in mano alle telecomunicazioni. La data stabilita è quella del primo luglio 2022, quando le società di tlc potranno servirsene per veicolare la tecnologia 5G. 

 

La Sardegna sarà apripista - La prima Regione a sperimentare la nuova banda sarà la Sardegna, che lascerà la vecchia frequenza a partire dalla fine dell'anno, anche per evitare interferenze con la vicina Francia. A gennaio 2022 sarà la volta di gran parte del Nord Italia, per finire a giugno 2022 con le Regioni che si affacciano sul Tirreno. 

 

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