Speciale Mostra Cinema Venezia
fuori concorso

A Venezia 2025 Stefano Sollima porta la serie sul Mostro di Firenze: "L'orrore va raccontato"

Il regista racconta un caso di cronaca che ha tenuto l'Italia senza fiato. Presentato il Concorso il quarto film italiano, "Elisa", di Leonardo DiCostanzo con Barbara Ronchi

05 Set 2025 - 08:47
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Alla Mostra del Cinema di Venezia Stefano Sollima ha portato in anteprima Fuori Concorso la serie "Il Mostro", sulle prime fasi delle indagini dedicate al Mostro di Firenze, e in particolare alla pista sarda esplorata prima che entrassero nell'inchiesta Pacciani e i "compagni di merende". "Non puoi sottrarti dal raccontare l'orrore, che è parte della storia. Abbiamo dovuto vedere immagini che non volevamo vedere", ha raccontato il regista che ha firmato serie come "Romanzo Criminale" e "Gomorra" e film come "Acab", "Suburra", "Adagio", che poi ha spiegato: "Pensavamo fosse necessario riraccontare la storia del Mostro e per fortuna c'è venuta un'idea che ci ha guidato, non tanto fare la caccia al mostro ma dedicare un episodio monografico a ognuno dei sospetti. Una cosa che permetteva di non sposare una tesi ma raccontarle tutte, esplorando la storia così come è successa".

La storia

 Così torniamo a quegli otto duplici omicidi avvenuti in 17 anni, dal 1968 al 1985, sempre con la stessa arma, una Beretta calibro 22. Il punto focale nella serie (prodotta da The Apartment, società del gruppo Fremantle e AlterEgo) è Barbara Locci (Francesca Olia), prima vittima insieme a Antonio Lo Bianco il 21 agosto 1968; in macchina con loro c'era il figlio della donna, allora bambino, Natalino Mele unico sopravvissuto in questa spirale di delitti. Di Barbara Locci scopriamo i legami intessuti e gli abusi subiti negli anni precedenti, che coinvolgono a vario titolo il marito Stefano Mele, ma anche Francesco e Salvatore Vinci, Giovanni Mele: tutti nomi diventati sospetti nei faldoni dell'inchiesta, fra vendette, perversioni più o meno represse, bugie, depistaggi, altri crimini e omicidi, un concetto delirante di difesa dell'onore.

Il materiale

  Il materiale documentale sul Mostro di Firenze era vastissimo e il regista ha spiegato di essere stato piuttosto disorientato. "Abbiamo letto atti processuali, inchieste giornalistiche, c'era una sorta di tesi di fondo che creava curiosità e voglia di leggere altro materiale. Si aveva la sensazione della verità piegata alla dimostrazione della tesi. Abbiamo pensato fosse necessario raccontare nuovamente la vicenda. Provare a raccontare degli episodi monografici su ciascuno dei sospetti, ma di poter abbracciare tutte le testi e raccontare la storia per come era successa. Non abbiamo mai contattato i famigliari delle vittime, abbiamo incontrato tutti quelli che sono in vita".

Francesco Cappelletti, consulente storico sul Mostro di Firenza ha sottolineato che "è stata una vicenda molto complessa, sono 17 anni che la seguo, difficile distinguere tra elementi oggettivi e le ricostruzioni giornalistiche. Sono stato quindi coinvolto nella sceneggiatura, nella cronologia e la personalità delle persone coinvolte in questa storia. Quando si è trattato di girare la serie televisiva e io ero sul set per restituire la scena del crimine e la dinamica dei delitti". Il regista ha spiegato che Cappelletti "spiegava cosa era accaduto nella realtà, lo spiegava a tutti gli attori e poi passava la palla a me che decidevo come girare la scena, è stato davvero preziosissimo il suo intervento".

Quarto italiano in Concorso

Dieci minuti di applausi per il film "Elisa", quarta pellicola italiana in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Il film del regista Leonardo Di Costanzo, tratto da una storia vera, vede la protagonista Barbara Ronchi nei panni di una donna di trentacinque anni condannata per avere ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere, senza motivi apparenti. La donna affronta un percorso di recupero insieme a un criminologo che la avvia sulla strada della consapevolezza del suo crimine. 

 Nel film, liberamente ispirato agli studi e alle conversazioni dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali confluiti nel saggio "Io volevo ucciderla", c'è anche un cameo di Valeria Golino che ha perso una persona cara per bullismo e che ora vive solo grazie all'odio verso i colpevoli. "Elisa" per certi versi è il sequel di "Ariaferma", film precedente di Leonardo Di Costanzo ma ovviamente con grandi differenze. Se lì erano infatti in gioco i rapporti delle complicate relazioni in carcere, tenendo fuori i crimini commessi dai detenuti, qui invece si scava in un percorso interiore all'interno di un'unica persona alle prese con il suo personalissimo delitto. Ora se è vero che la coscienza di una persona è davvero brava a farci credere e ricordare solo quello che vuole, anche per una nostra naturale resistenza, non è affatto scontato riuscire poi a rappresentare questa guerra interiore come fa benissimo Barbara Ronchi. E questo con un limite non da poco: dover mostrare un personaggio non empatico, respingente e affatto positivo.

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