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Un secolo di Albertone: oggi Sordi avrebbe compiuto 100 anni

Con oltre 200 film e la sua capacità di incarnare i difetti dellʼitaliano medio, è considerato uno dei più grandi interpreti della commedia allʼitaliana

Oggi Alberto Sordi avrebbe compiuto 100 anni. Con oltre 200 film nel suo curriculum l'Albertone nazionale è considerato uno dei più grandi interpreti della commedia all'italiana insieme a Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. Attore e regista ha magistralmente interpretato l’arte di arrangiarsi e rappresentato in maniera esemplare la tragicomica evoluzione sociale dell’"italiano medio" dal dopoguerra in poi. 

Alberto Sordi, la carriera in immagini

 

E' il terzo grande del cinema italiano del quale, in questo 2020, si celebra il centenario. Il 20 gennaio è toccato a Federico Fellini, che di Sordi è stato grande amico (e con il quale ha girato due capolavori, "Lo sceicco bianco" e "I vitelloni"). Il 16 marzo è stata la volta di Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore, amico e collaboratore di Fellini. Il 31 luglio sarà invece il centesimo compleanno di Franca Valeri, che è viva e attiva e ha collaborato con Sordi in film divertentissimi quali "Piccola posta", "Il segno di Venere" e "Il vedovo". 

 

Ultimo di quattro fratelli (di cui uno morì dopo pochi giorni di vista) Alberto nasce a Roma il 15 giugno 1920 nel rione di Trastevere, da Pietro Sordi, professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbassa dell'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, e Maria Righetti, insegnante elementare. 

 

 Alberto Sordi

 

Dopo una gavetta come comparsa e doppiatore a Cinecittà, durante la quale appare in film kolossal come "Scipione l'Africano" e doppia per anni Oliver Hardy (inizialmente presentandosi con lo pseudonimo Albert Odisor), ottiene i primi riconoscimenti alla radio. Nel 1946, ispirandosi agli ambienti dell'Azione Cattolica, idea la sua satira dei personaggi de "I compagnucci della parrocchietta", dal caratteristico parlato nasale e atteggiamento da "persona come si deve". Uno di questi personaggi piace talmente a Vittorio De Sica da proporre a Sordi la trasposizione cinematografica in "Mamma mia, che impressione!" del 1951.

 

Il film però non ottiene il successo sperato, anzi, e per avere la svolta nella sua carriera Sordi deve attendere il 1952. Di quell'anno è il suo ruolo da non protagonista nel film "I vitelloni" diretto da Fellini. L'anno successivo è la volta del film a episodi "Un giorno in pretura" grazie al quale dà vita al leggendario Nando Mericoni, ovvero l’americano, bullo romano e scansafatiche di periferia, dalla parlata romanesca. Figura che ritornerà nel 1954 in "Un americano a Roma" e che gli regala il riconoscimento popolare e il titolo, insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani, di  massimo esponente della romanità cinematografica.

 

 

 

Con l'avvento della commedia all'italiana Sordi dà vita a una moltitudine di personaggi che la critica identificò come assimilabili all'italiano medio, spesso collaborando anche al soggetto e sceneggiatura dei film interpretati.


Da ricordare il maestro elementare supplente Impallato, che scopre per caso un allievo prodigio nel canto lirico e lo sfrutta per ottenere riconoscimenti e ricchezza in "Bravissimo" di Luigi Filippo D'Amico (1955), il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in "Venezia, la luna e tu" di Dino Risi (1958), il marito vessato dalla moglie e colmo di debiti ne "Il vedovo", sempre diretto da Dino Risi e interpretato con Franca Valeri (1959), il componente di una commissione censoria che giudica impietosamente manifesti e film piccanti salvo poi, in privato, reclutare a fini immorali ballerine di night club ne "Il moralista" di Giorgio Bianchi (1959).

 

A partire da "La grande guerra" diretto da Mario Monicelli nel 1959 (nel quale interpreta un soldato indolente e imboscato, costretto suo malgrado a morire da eroe), si distingue come interprete versatile, calandosi anche in ruoli drammatici. Tra le interpretazioni di rilievo degli anni Sessanta sono da citare il sottotenente Innocenzi di "Tutti a casa" di Luigi Comencini (1960), il vigile inflessibile costretto a capitolare davanti al potente di turno ne "Il vigile" di Luigi Zampa (1960), il giornalista Silvio Magnozzi di "Una vita difficile" di Dino Risi (1961), il piccolo imprenditore oberato dai debiti disposto a vendere un occhio per riassestare le sue finanze e accontentare una moglie sin troppo esigente ne "Il boom" di Vittorio De Sica (1963).  

 

 Alberto Sordi


Da non dimenticare poi nel decennio successivo il geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di "Detenuto in attesa di giudizio" di Nanni Loy (1971) ruolo con il quale si aggiudica nel 1972 l'Orso d'argento al Festival di Berlino) e il drammatico ruolo che recita in "Un borghese piccolo piccolo" di Mario Monicelli (1977), ritenuto da parte della critica come il vertice delle sue capacità recitative.


Come regista Alberto Sordi dirige in totale 19 pellicole, a partire dal 1966, quando ne realizza due: "Fumo di Londra", basato sulle manchevolezze comportamentali e sociali di un italiano in trasferta all'estero e "Scusi, lei è favorevole o contrario?", ritratto di un agiato commerciante di tessuti, separato dalla moglie, con tante amanti da mantenere quanti sono i giorni della settimana in un'Italia scossa dalle polemiche sull'eventuale introduzione del divorzio.

 

 Alberto Sordi

 

Tra le opere degli ultimi anni da non dimenticare “Il Marchese del Grillo” sempre di Monicelli del 1981, e "In viaggio con papà", ideale passaggio di testimone con Carlo Verdone, che ritroverà poi in "Troppo forte". 

 

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