Dopo la data del 25 gennaio a Perugia già andata soldout, la band torna in primavera il 17 aprile alla Santeria Toscana 31 di Milano e il 18 al Link 2.0 di Bologna
I Tortoise torneranno in Italia dopo diverso tempo per accompagnare dal vivo "Touch", il loro primo album in studio dal 2016, uscito lo scorso 24 ottobre. Si parte con un anticipo invernale che ha già fatto vibrare il cuore degli appassionati: 25 gennaio al Teatro del Pavone di Perugia, una data in cui i biglietti sono andati sold out con oltre due mesi di anticipo, segno di un desiderio forte di rivedere dal vivo una formazione che ha segnato generazioni di musicisti e ascoltatori. La band di Chicago, pioniera di un linguaggio che intreccia post-rock, jazz, elettronica e improvvisazione, tornerà poi in primavera: il 17 aprile a Milano a Santeria Toscana 31, e il 18 aprile a Bologna, al Link 2.0, in una serata che si intreccia con il percorso verso il festival Ferrara Sotto le Stelle.
C’è un momento preciso nel nuovo "Touch" in cui si avverte, quasi fisicamente, il battito cardiaco di una band che ha attraversato decenni senza rinunciare all’audacia: non più solo pionieri del post-rock, ma narratori di un’estetica sonora che accarezza confini che una volta sembravano invalicabili. Questo ottavo album dei Tortoise uscito in ottobre segna il loro ritorno sulle scene dopo nove anni e racconta, nelle sue pieghe più intime, la storia di musicisti che hanno saputo trasformare la distanza in energia creativa.
Registrato tra Los Angeles, Portland e Chicago, dove oggi risiedono i cinque membri (Dan Bitney, John Herndon, Douglas McCombs, John McEntire e Jeff Parker) "Touch" non è soltanto un album: è un crocevia di esperienze, strumenti e prospettive che riflettono sia la geografia fisica che quella emotiva di una band che ha imparato ad ascoltarsi a distanza. L’opener "Vexations" accoglie l’ascoltatore con un groove metallico, nervoso, un contrasto di superfici lucide e bordi abrasivi che sembra voler catturare l’essenza di un mondo che non vuole restare immobile. Da qui parte un viaggio che alterna momenti di elettronica ipnotica, esplorazioni krautrock reimpostate e panorami sonori che ricordano tanto il jazz quanto l’ambient.
C’è qualcosa di profondamente umano nel modo in cui Tortoise intrecciano i loro strumenti: vibrafoni che tintinnano come campane in lontananza, chitarre che si intrecciano come conversazioni furtive al tramonto, e synth che pulsano con la lenta perentorietà di un respiro profondo. "Promenade à deux" apre uno spazio di riflessione, mentre "Night Gang", la traccia conclusiva, chiude con un’energia cinematica che sembra salutare l’ascoltatore dall’altro lato di un lungo viaggio. La critica ha accolto "Touch" con favore, riconoscendone la ricchezza e l’ambizione, pur notando che il processo creativo, frammentato dalla distanza geografica, lascia qualche segno in alcuni momenti del disco. Ma è proprio in questa irrequietezza che si trova parte della sua magia: una musica che non si accontenta di essere semplice sottofondo, ma esige attenzione, curiosità e apertura mentale.
In un’epoca in cui i suoni tendono a semplificarsi, Touch sembra ricordarci che la complessità non è un lusso, ma una forma di verità sonora. È un album da ascoltare con le cuffie mentre fuori il mondo si muove in fretta, ma è anche un invito a fermarsi un attimo, ad assaporare le pieghe di una storia che, dopo trent’anni, continua a trovare nuove vie d’espressione.