Todd Snider, le foto del cantautore country
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Il cantautore statunitense si è spento a 59 anni a Nashville dopo una polmonite atipica. Con ironia e disincanto aveva raccontato l'America dei sogni fragili, mescolando folk, country e blues
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Todd Snider, uno dei cantautori più autentici e imprevedibili della scena americana, è morto venerdì 14 novembre a Nashville all'età di 59 anni. La notizia è stata diffusa attraverso un comunicato ufficiale pubblicato sui suoi canali social e sul sito dell'artista. Solo pochi giorni prima, amici e familiari avevano spiegato che il musicista era ricoverato per una polmonite atipica, ma nessuno immaginava che la situazione fosse così grave.
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Nato l'11 ottobre 1966 a Portland, in Oregon, Snider aveva scelto Nashville come casa e come orizzonte artistico. Nella capitale della musica country arrivò negli anni '90, armato di una chitarra, di un'ironia tagliente e di una fame di storie da raccontare.
Scoperto da Keith Sykes, uno dei collaboratori di Jerry Jeff Walker, Todd Snider pubblicò il suo primo album Songs for the Daily Planet nel 1994. Era un disco che mescolava la schiettezza del folk, l'anima del country e la ruvida energia del rock. Con quel debutto si fece notare da pubblico e critica, conquistando presto una candidatura come artista dell'anno agli Americana Honors & Awards nel 2006. Nel 2008 fondò la propria etichetta, Aimless Records, un gesto che raccontava bene il suo spirito libero: preferiva l'indipendenza alle logiche del mercato. Nel 2021 il suo nome entrò anche nella Country Music Hall of Fame, riconoscimento che consacrava una carriera tanto fuori dagli schemi quanto coerente.
Snider non inseguiva il successo mainstream e non voleva somigliare a nessuno. Più che un cantautore, era un narratore di margini: l'America che cantava era quella dei bar sgangherati, delle fughe improvvisate e dei sogni stropicciati. I suoi punti di riferimento erano giganti come John Prine, Kris Kristofferson e Jerry Jeff Walker, mentori e amici che avevano riconosciuto in lui una voce diversa. "La differenza tra uno spirito libero e un approfittatore sono tre accordi di chitarra", amava ripetere citando Walker. Nei suoi concerti, spesso a piedi nudi, raccontava con humour e sincerità le sue disavventure, trasformando ogni caduta in una storia.
Il mese precedente alla morte era stato particolarmente difficile. Snider aveva pubblicato il nuovo album High, Lonesome and Then Some il 17 ottobre, ma le ultime date del tour erano state cancellate dopo un'aggressione subita davanti al suo hotel di Salt Lake City. Secondo quanto riportato in un comunicato del 3 novembre, aveva riportato "gravi ferite" che gli avrebbero impedito di tornare sul palco per un periodo indefinito. Pochi giorni dopo, lo stesso artista era stato arrestato per disturbo della quiete pubblica in seguito a un episodio avvenuto in ospedale, dove era in cura.
Dietro le melodie apparentemente leggere, Snider nascondeva una visione lucida e disincantata del mondo. Nei suoi testi c'erano sfortune quotidiane, amori sbagliati, dipendenze, risse e piccole redenzioni. "Non ho niente da perdere, niente da guadagnare… non posso lamentarmi", cantava in Can't Complain, brano simbolo del suo fatalismo ironico. In Alright Guy ironizzava su se stesso: "So che mi scateno e so che bevo troppo, ma non è che abbia un mucchio di cadaveri nel bagagliaio". Dietro la battuta, una riflessione sulla normalità dell'imperfezione. I suoi concerti erano vere e proprie confessioni collettive: monologhi lunghi, divertenti e toccanti che accompagnavano canzoni nate per essere ascoltate dal vivo, più che consumate su disco.
Todd Snider non aveva bisogno di grandi produzioni per lasciare il segno: bastavano la sua chitarra, una voce ruvida e una verità detta senza paura. Tra i brani che più hanno definito la sua poetica ci sono Alright Guy e Can't Complain, due piccoli manifesti della sua visione del mondo: imperfetta, ironica e piena di compassione per le fragilità umane. Alright Guy, pubblicata nel 1994 nel suo album d'esordio Songs for the Daily Planet, racconta un uomo che riconosce i propri difetti ma li vive con disarmante sincerità. "So che mi scateno e so che bevo troppo, ma non è che abbia un mucchio di cadaveri nel bagagliaio", canta con il suo tipico sorriso amaro. È il ritratto di un anti-eroe quotidiano, con cui chiunque può identificarsi. Qualche anno dopo arrivò Can't Complain, forse il brano che più di tutti sintetizza la filosofia di Snider: accettare la vita per quello che è, con le sue stonature e le sue piccole gioie. "Non ho niente da perdere, niente da guadagnare… non posso lamentarmi", ripeteva, trasformando il disincanto in una forma di libertà. Accanto a questi titoli, i fan ricordano anche Beer Run, Statistician's Blues e Play a Train Song, diventate vere e proprie colonne sonore di un modo di vivere semplice e ribelle.