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Tiziano Ferro mostra l'uomo segreto: "Non amo il patinato... dall'alcol a mio marito, ecco chi sono davvero"

Il 6 novembre esce il suo documentario per Amazon Prime Video e il primo album di cover: lʼartista si racconta a Tgcom24

"Non volevo finire a essere uno che banalmente non sa fare una lavatrice". Tiziano Ferro non si è mai bastato. Come racconta a Tgcom24 ha sempre sentito la necessità di alzare l'asticella, a 20 come a 40 anni. Quel bisogno di verità lo ha portato a raccontare nel documentario "Ferro", prodotto da Banijay Italia, su Amazon Prime Video dal 6 novembre, il Tiziano più intimo. Non quello patinato e celebrato con mille premi (nel 2012 ha vinto un Grammy ma non l'ha mai detto) e le folle oceaniche, ma quello più fragile, che abbraccia la sue paure e cicatrici, come la dipendenza dall'alcol, e ne fa il suo punto di forza. E può vantare un altro record: è stato il primo artista in Italia a fare coming out e ora è il primo a raccontarsi davvero senza filtri.

 

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Tiziano il documentario non è per niente autocelebrativo, non si parla dei tuoi vent'anni di carriera, dei premi, della star internazionale che sei, è tutto improntato sull'uomo: perché questa scelta?
Quello del cantante è un mestiere molto bello ma a un certo punto si finisce di parlare molto più di cantare. Nelle interviste si parla sempre di se stessi, di quanto abbiamo conquistato, delle classifiche, dei numeri, dei dischi d'oro, di platino, di presenze negli stadi... Sono cose bellissime che abbiamo fatto, questo tipo di edonismo ed egolatria lo rispetto, però a 40 anni non mi basta più. In realtà non mi sono mai bastate, perché nonostante io abbia amore e rispetto per il mondo che mi circonda, io voglio di più. Come volevo di più a 20 anni, quando ho iniziato a fare questo mestiere. La fame era bella e divertente, ma mi sembrava di non imparare nulla. Mi sono iscritto all'università, sono andato a vivere in Messico, in Inghilterra per cercare degli stimoli diversi dalla bolla d'oro che può portarti a bastarti. A pensare che quello che sei e quello che sai va bene già.

 

Da dove nasce questa esigenza?
Non volevo finire a essere uno che banalmente non sa fare una lavatrice. E questa cosa può succedere. Avevo bisogno di alzare l'asticella. Io non ho bisogno di essere odiato o amato. Voglio essere odiato e amato per quello che sono.

 

Questo coraggio di metterti a nudo dove l'hai trovato?
Credo sia più egoismo. Ripeto, a 40 anni non ho voglia di compiacere nessuno. Sono onorato e felice di ricevere amore e affetto, ma voglio che sia vero. Non mi basta più il linguaggio edulcorato e patinato del mondo del pop. Che va benissimo, non lo sto criticando, lo spettacolo mi riempie di gioia e dà alle persone la possibilità di sognare. Ma c'è un pezzo di me che io devo coltivare. Ho bisogno di stimoli, di essere vero, di concretezza. Non mi arrendo a nulla di meno che alla verità.

 

Verità e famiglia si ripetono spesso nel tuo vocabolario...
La verità terrorizza molto, soprattutto in un Paese come l'Italia. In questo l'America e l'Inghilterra mi hanno aiutato perché abbracciano la paura, la espongono. La famiglia è tutto: la mia è molto semplice, non conosce ricchezza e soldi, abbiamo vissuto in una piccola casa con una sola stanza da letto fino a quando avevo 8 anni, i miei genitori avevano lavori saltuari e lavoravano tutto il giorno. A casa non mi è mai mancato nulla. Ho imparato il valore del lavoro, del guadagno, dei soldi.

 

Da anni ti batti per ogni tipo di famiglia...
La famiglia per me è una roccia. Per questo mi batto per il diritto di tutti ad avere una famiglia, tutti abbiamo il diritto di avere quella roccia.

 

L'album segreto di Tiziano Ferro

Ti sei messo a nudo e hai raccontato della tua dipendenza dall'alcol, ma come ha fatto Tiziano a nasconderci questi problemi per anni?
Avevo un grande senso del controllo, riuscivo a non bere prima dei concerti e delle interviste... Sono finito in ospedale per l'alcol e ho avuto problemi molto seri, ma a volte non si vuole vedere. Pensavo che il fatto che non si vedesse fosse il mio privilegio, invece è stata la cosa che mi ha rubato più anni. Importante per me è stato il mio ex compagno. Ho conosciuto l'amore subito dopo il coming out quando mi sono dato la possibilità di iniziare una relazione. E quell'uomo dopo due anni ha detto 'io me ne vado perché tu hai un problema e non lo risolvi'. E' stato il primo a farmelo notare. Ero all'inizio di una cirrosi epatica a quasi 34 anni. E non mi fermavo. Ho provato più volte a smettere e non ci riuscivo...

 

Nel documentario ci sono anche momenti divertenti, come quando racconti la prima volta che tua mamma ha visto le foto di tuo marito Victor...
Mia mamma ha un grande senso dell'umorismo che io ho ereditato. Con grande emozione le ho passato il cellulare e lei scorri di qua e scorri di là, mi ha guardato e mi ha detto: 'Cinquanta?'. Victor la fa diventare sbirulino, allegra, comica, è il tipo che mia madre avrebbe voluto per me.

 

Il 6 novembre esce anche il tuo primo album di cover, da Cocciante a Battiato, da Mina a Giuni Russo e Mia Martini...
Queste canzoni hanno dato vita a piccoli miracoli nel corso della mia vita. Poterle ricantare è bello. Il disco non era pensato inizialmente come un disco, è stato il mio modo di reagire a questo periodo così drammatico. Non ho tempo di lamentarmi, non posso e non ne ho diritto, a fronte di tante persone che stanno veramente soffrendo. Cosa posso fare? Musica.

 

A proposito di musica, forse nessuno sa che nel 2012 hai vinto un Grammy per una canzone scritta con Chris Botti... e tu sei il primo a non vantartene...
Mi ero scordato di averlo vinto. avevo scritto questa canzone con questo jazzista famosissimo negli Stati Uniti. La canzone la cantò Andrea Bocelli. Vivevo in Italia e avevo dimenticato di cambiare l'indirizzo all'Accademy. Dopo qualche tempo mi dicono che c'è in portineria una scatola che arriva dai Grammy, che però poi sparisce. Un  giorno ero in un grande negozio di musica a Los Angeles e ho deciso di comprare quel famoso disco e c'era l'adesivo con la scritta 'un album che ha vinto il grammy'. E così ho scoperto di averlo vinto. All'Accademy ho fatto la richiesta della copia del Grammy del 2012 che ho dovuto pagare (ride,ndr), mi hanno mandato la statuina e la placca a parte, non si impegnano neanche a metterla. Per paura di fissarla  storta non l'ho ancora incollata, appena lo farò la mostrerò a tutti...

 

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