Lutto nella musica

È morto Steve Cropper, il chitarrista (anche membro dei Blues Brothers) che ha cambiato il soul

Aveva ottantaquattro anni la storica chitarra degli MG’s: coautore di capolavori come “Dock of the Bay” e “In the Midnight Hour”, ha segnato la storia della musica americana

04 Dic 2025 - 13:20
 © Instagram

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Addio a Steve Cropper, chitarrista, autore e produttore, figura centrale della leggendaria Stax Records di Memphis, storico fondatore dei Booker T. & the MG’s  ma anche membro della Blues Brothers Band. L'artista si è spento a 84 anni lasciando un vuoto che risuona tra le corde del soul americano. La sua carriera ha attraversato generazioni e generi, mantenendo sempre la stessa cifra: la capacità di far parlare la musica prima di sé stesso. La sua famiglia ha confermato la notizia alla Soulsville Foundation, che gestisce il museo dedicato alla storia della Stax.

La conferma della famiglia e l’eredità di Memphis

 La notizia della morte di Steve Cropper è stata comunicata dalla Soulsville Foundation di Memphis, luogo simbolo del soul e custode della storia della Stax Records. Cropper è morto a Nashville, dove si trovava in una struttura di riabilitazione dopo una recente caduta. La causa del decesso non è stata resa nota, ma chi gli era vicino racconta che stava ancora lavorando a nuova musica. “È stato un privilegio averlo con noi”, ha detto Eddie Gore, amico e collaboratore storico, ricordando un artista rimasto generoso e curioso fino all’ultimo giorno.
"Mentre piangiamo la perdita di un marito, un padre e un amico, troviamo conforto sapendo che Steve vivrà per sempre attraverso la sua musica", si legge sul suo profilo Instagram ufficiale. "Ogni nota che ha suonato, ogni canzone che ha scritto e ogni artista ha ispirato assicura che il suo spirito e la sua arte continueranno a muovere le persone per generazioni. Steve è sopravvissuto dalla sua amorevole moglie, Angel Cropper, dai suoi figli Andrea e Cameron Cropper, Stevie e Ashley, insieme a innumerevoli musicisti e fan le cui vite ha trasformato attraverso il suo straordinario dono.
La famiglia ringrazia tutti per l'amore, il sostegno e il rispetto per la privacy in questo momento difficile".

L’uomo dietro i classici del soul

 Pochi hanno contribuito alla colonna sonora del Novecento quanto Steve Cropper. Con Booker T. and the M.G.’s – la house band della Stax/Volt – ha suonato e scritto brani che il pubblico riconosce dalle prime note: “Green Onions”, “Hang ’Em High”, “Time Is Tight”. Ma sono soprattutto “(Sittin’ On) The Dock of the Bay”, scritta con Otis Redding, e “In the Midnight Hour”, composta insieme a Wilson Pickett, a definire per sempre il suo posto nella storia. Riff che sembrano semplici, immediati, ma costruiti con una precisione e una sensibilità difficili da imitare, tanto che la critica lo ha definito più volte “il segreto del suono Stax”.

Il chitarrista che ascoltava gli altri

 Il suo stile era unico proprio perché non voleva imporsi. “Ascolto gli altri musicisti e il cantante. Una volta presentata la canzone, suono intorno a ciò che fanno loro. È così che lavoro”, raccontò in un’intervista del 2020. Niente virtuosismi, nessuna ricerca di protagonismo: Cropper riempiva gli spazi, ricamava intorno alla voce, lasciava respirare la musica. Un approccio talmente riconoscibile che Keith Richards lo definì semplicemente “perfetto”, mentre Joe Bonamassa spiegò che “chiunque abbia suonato chitarra soul deve qualcosa a Steve”.

L’intesa con Otis Redding e l’ultima registrazione

 Il legame con Otis Redding fu forse il più intenso della sua carriera. Tra i due nacque un’intesa artistica profonda, fatta di studio, ascolto e fiducia reciproca. “Dock of the Bay” fu l’ultimo brano su cui lavorarono insieme: la canzone fu completata da Cropper dopo la morte improvvisa di Redding, avvenuta nel dicembre 1967 in un incidente aereo. Quel brano, malinconico e moderno, divenne il primo numero uno postumo della storia della musica americana e ancora oggi è considerato uno dei capolavori assoluti del soul.

Dalle sale Stax al mito dei Blues Brothers

 Il grande pubblico lo riscoprì negli anni settanta grazie a John Belushi e Dan Aykroyd. Cropper entrò a far parte della Blues Brothers Band, apparve nei due film e portò la sua chitarra essenziale a una nuova generazione di spettatori. Nella celebre “Soul Man”, Sam Moore gridava “Play it, Steve!” proprio rivolto a lui, un riconoscimento musicale che nel tempo è diventato iconico. Con quella band, Cropper tornò a esibirsi in tutto il mondo, trasformando la nostalgia del soul in un fenomeno pop.

Una carriera celebrata dai riconoscimenti

 Nel 1992 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame con gli M.G.’s, mentre nel 2005 è entrato nella Songwriters Hall of Fame. Due anni più tardi, è arrivato il Grammy Lifetime Achievement Award, seguito da una nomination nel 2024 per il suo album “Friendlytown”. Un percorso segnato da premi, ma soprattutto da un rispetto unanime: musicisti di ogni genere hanno riconosciuto in lui un maestro di misura, eleganza e autenticità. Fino a quest’anno, quando il Tennessee gli ha dedicato il più alto riconoscimento artistico dello Stato.

L'eredità

  La sua chitarra ora tace, ma il suo suono resta: nei dischi che hanno fatto la storia, nei film che lo hanno riportato sul palco, nelle nuove generazioni che continuano a studiare quei riff in apparenza semplici eppure intrisi di magia. Steve Cropper lascia un’eredità che attraversa il tempo e continua a influenzare il modo in cui ascoltiamo, suoniamo e immaginiamo il soul.