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Renato Zero: "Noi artisti dobbiamo esporci per difendere anche le ragioni del pubblico"

Il cantautore ha pubblicato il secondo volume della trilogia di "Zerosettanta", lʼopera con cui celebra i suoi 70 anni

A un mese di distanza dalla prima uscita, arriva il secondo volume di "Zerosettanta", l'opera monumentale in tre cd e 40 brani voluta da Renato Zero per celebrare i suoi 70 anni. "Tre album che mi rappresentano, ci sono le ballad, una strizzata d'occhio al rock e la voglia di rispolverare canzone di protesta - racconta - perché noi artisti abbiamo il dovere di esprimerci ed esporci anche per il pubblico che magari non ha l'opportunità di mostrare le proprie ragioni".

 

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Secondo dei tre appuntamenti fissati da Renato Zero per rendere il suo giro di boa dei 70 anni un'indimenticabile momento artistico. "Sono molto soddisfatto del primo capitolo, soprattutto della comprensione da parte del pubblico della grande onestà con cui questo lavoro è stato fatto - dice -. Ovviamente c'è stato un grande coraggio a pubblicare tre cd in un momento che non è esattamente ad hoc per un'operazione di questo tipo. Ma mi dico che proprio in questi momenti bisogna far vedere il proprio talento".

 

"Zerosettanta - Volume Due" si muove, come già il primo, tra amore, fede, tempo. Un Renato Zero che si racconta anche attraverso diversi generi musicali, tipologie ritmiche ed armoniche. Perché l'input è sempre lo stesso: dire, anziché tacere. "La prerogativa dei tre album - racconta l'artista da 50 milioni di dischi venduti - è la varietà degli spunti, delle esecuzioni e la tipologia dei brani. Pur avendo l'artista una sua identità ha il dovere di andare a toccare delle varianti, una differenziazione di genere e di atmosfere. Coerenza non significa appiattimento della musicalità e mutabilità e curiosità sono prerogative essenziali dell'essere artista".

 

zerosettanta volume due renato zero
Ufficio stampa

 

Con l'amore argomento centrale di questo secondo disco, Zero ha un'idea ben precisa di questo sentimento. "Dell'amore ne siamo sempre un pochino sudditi e abbiamo bisogno di imparare da lui - spiega -. Non ci si impossessa dell'amore. E' sempre lì che fluttua, che cerca di insediarsi definitivamente dentro la persona. Ma non lo si può possedere. Tanto che da una certa età in poi questo amore ci lascia facendo spazio alla tenerezza, alla complicità e a un'amicizia che è l'ultima cosa che ci abbandonerà".

 

In occasione del suo compleanno l'artista ha ricevuto gli auguri speciali da Vasco Rossi, che ha ricordato un episodio risalente ai primi anni 70, quando Zero andò a suonare nel locale di Vasco, finendo per raccontare... barzellette... "Quello che ha scritto Vasco è fedele a quello che accadde in quella giornata a Zocca - conferma -. Forse ha omesso particolari che mi riguardano. Io arrivai con il mio furgone Orazio, a sei ruote, scaricai la strumentazione e gli spiegai che giravo in furgone perché "mi costavo meno". Mi indicò il giardinetto dove dovevo suonare. Alla sera, al terzo brano scoppiò l'impianto. Pensando che se non mi fossi esibito non mi avrebbero pagato, mi sono messo a raccontare le barzellette. Sembra una favola raccontato oggi ma è la realtà. Questa gavetta serve tanto. E lo dico ai giovani di oggi: se volete la musica dovete sudarvela". 

 

Zero non si tira indietro nemmeno quando gli viene chiesto un parere sull'apertura del Papa ai diritti delle coppie omosessuali. "Io ovviamente ho sempre privilegiato come argomento la vita nel riflesso che mi ha consentito di misurarmi anche con quella degli altri - dice -. Le cose che ho scritto sono raccolte In questo disco parlo d'amore in maniera conscia che l'amore non sia per tutti uguale. Io non ho mai accettato di parlare di lui o di lei, di romanzare l'amore a vantaggio di un'esposizione stucchevole e non veritiera. A volte l'amore trova modi di espressione che per persone dalla mentalità ristretta e chiusa sembrano persino blasfeme. Credo che abbia il diritto di avere l'opportunità di chiamarsi famiglia". 

 

In un periodo così difficile a chi si sentirebbe di dare una carezza? "Agli anziani - è la sua prima risposta -. Se vanno via loro è un disastro. Non lo dico adesso perché ho 70 anni. Sono vissuto con mia nonna che era portatrice sana del virus della vecchiaia e mi portava dai suoi coetanei. Io ho iniziato a vedere i ragazzini quando avevo 10 anni. E poi ne darei una a me, che ho cercato di confortarmi nei momenti bui. Poi al pubblico. E a mia madre e mio padre, per avermi portato qui dove sono adesso". Facendo un bilancio della sua carriera l'unico cruccio è forse il progetto incompiuto di Fonopoli, ma lui non si dà per vinto. "Forse c'è ancora tempo per togliermi questa soddisfazione nei confronti di quelli che mi volevano buttare nelle braccia dei palazzinari. Darò fiato alle trombe e metterò su questa palestra di vita".

 

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