Il nuovo disco dell'artista salentino scritto durante una residenza artistica sull'isola delle Canarie
di Luca Freddi© Ilenia Tesoro
"Isla Diferente" è il nuovo album di Populous, uscito per la sua neonata label Latinambient, nome programmatico nato inizialmente per descrivere il sound del disco, poi diventato manifesto sonoro ed etichetta discografica. L'ennesimo step in divenire per Andrea Mangia, partito dai suoni indie-tronici freddi della label tedesca Morr Music e via via abbracciando il Sud America e il suo groove caldo attraverso numerosi viaggi. Tra suoni rarefatti, onirici, rilassanti, e anche stranianti, i nuovi brani sono stati scritto tra gennaio e febbraio 2024 a Lanzarote (durante una residenza artistica): “Isla diferente” è infatti il soprannome dell’isola più misteriosa delle Canarie. Ispirato al "Bolero" di Ravel, con le sue pulsazioni ripetitive, i bassi circolari e i crescendo dinamici, il disco richiama le vibrazioni dell’ecstatic dance. Interamente coprodotto insieme al producer Rocco Rampino, è inoltre impreziosito dai featuring vocali dei napoletani Fuera, del performer costaricano Javier Arce, della cantante franco-messicana Eva de Marce e dell’arpista portoricana Esotérica Tropical. A Tgcom24 Populous ha raccontato la sua visione dell'isola e di come ha influenzato il suo nuovo lavoro in studio.
In che cosa è differente questa isola?
È un posto silenzioso e quieto, talvolta misterioso, molto lontano dall'idea di "isola del divertimento" che quasi sempre associamo ad altre isole spagnole.
E in che cosa è differente questo album rispetto ai tuoi precedenti?
È il primo album che realizzo assieme a un co-produttore (Rocco Rampino). Questa cosa mi ha deresponsabilizzato, rendendo l'approccio al processo creativo davvero libero, come dovrebbe sempre essere.
In che modo gli elementi naturali che a Lanzarote si manifestano in maniera così estrema, hanno influenzato il tuo lavoro compositivo?
Lanzarote è un'isola spoglia, desertica, con una vegetazione piuttosto scarna. Tutto questo minimalismo è entrato prepotentemente nel processo creativo, perché ho provato a chiudere i pezzi nella maniera più semplice possibile, usando pochissime sovrastrutture di arrangiamento.
"Objetos Enterrados" ha un'attinenza con un'opera di Manrique. Come hai dialogato con la poetica dell'artista di Lanzarote?
Adoro il design, l'architettura, la natura. Impossibile dunque non amare un'artista a 360 gradi come Manrique. Lui è stato un eroe locale, perché con la sua idea di turismo sostenibile ha cambiato il destino di un'isola che altrimenti sarebbe entrata nel vortice dell'urbanizzazione selvaggia. Vedere le sue opere, così visceralmente legate al territorio, mi ha ispirato molto. La sua integrità e onestà artistica dovrebbero essere un esempio per tutti.
Anche negli altri tuoi album emerge un'attenzione alle culture musicali tradizionali. Quanto questo interesse è stato direzionato dal tuo curriculum di studi e quanto dalla tua Puglia che è ancora così vicina/attenta alla musica popolare?
A volte ci mettiamo un po' a capire quanto il posto da cui veniamo faccia parte di noi. Facciamo il giro largo, prima di realizzare che un'effettiva connessione esiste. Io, ad esempio, ho realizzato solo in età adulta che il punto di partenza di ogni mia composizione è il pattern ritmico, proprio come nella musica tradizionale salentina. In quest'ultimo caso si parte dal tamburello, io dal computer. I territori in cui si approda sono spesso lontani, ma il concetto di composizione è molto simile.