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Marco Masini, festa all'Arena di Verona: "E' il mio ringraziamento per questi 30 anni di carriera"

Giovedì 30 settembre il cantautore toscano è protagonista di un concerto evento con numerosi ospiti, da Umberto Tozzi a Giuliano Sangiorgi. Tgcom24 ha parlato con lui


Ufficio stampa

Ha dovuto attendere un anno per via della pandemia che ha fatto slittare questo evento. Finalmente, giovedì 30 settembre, Marco Masini può salire sul palco dell'Arena di Verona per festeggiare 30 anni di carriera circondato da tanti amici, da Umberto Tozzi a , passando per Luca Carboni, Red Canzian, Annalisa e tanti altri. "E' per me un grande regalo - dice a Tgcom24 -. Ma non chiamatela celebrazione: per me è un ringraziamento per tutti gli amici che mi sono stati vicini".

 

 

Giuliano Sangiorgi, Ermal Meta, Umberto Tozzi, Nek, Francesco Renga, Luca Carboni, Fabrizio Moro, Red Canzian, Virginio, Ambra, Annalisa, Bianca Atzei, Giusy Ferreri, Rita Bellanza, La Camba! Il cast è davvero nutrito per questa serata speciale. Ma non c'è dubbio che le vere protagoniste saranno le canzoni di questi 30 anni che separano l'oggi dall'uscita del primo album di Marco Masini. "L'Arena di Verona è una sorta di premio per chi riesce a costruirsi qualcosa e io ho cercato di costruirmi un percorso basandolo sulla condivisione, sul rapporto con la gente, su quelle che sono le storie da raccontare e da scrivere - dice lui -. Poterlo fare in una location così prestigiosa con tanti amici è bellissimo.

 

La lista degli ospiti rappresenta plasticamente questo percorso, a partire da Umberto Tozzi, con cui hai iniziato.

Umberto per me è quasi un fratello, come con Red Canzian. Fanno parte di una generazione che mi ha visto nascere come musicista. Con Tozzi io ho registrato "Live at Royal Albert Hall" nel 1988, quando ero il tastierista della sua band. Quindi è chiaro che abbia vissuto momenti di grande scoperta, di meraviglie. Il vero segreto della musica è quello di scoprire, di imparare. E io l'ho fatto sin dall'inizio, dove suonavo con le cover band e persino le orchestre revival.

 

Tra i tanti nomi però ci sono anche molti giovani. Come mai li hai voluti con te?

Devo dirti la verità, sono tutti amici. Non c'è mai stata un'operazione commerciale. In alcuni casi hanno segnato per me un nuovo modo di fare musica, come nel caso degli autori più giovani, come Federica Camba, Daniele Coro o Virginio. E poi c'è Rita Bellanza che è un talento ancora tutto da scoprire. Per me ha una voce meravigliosa e ho deciso di farla sentire a tutti. Questo per me è un rafforzare il concetto di scuola. C'è sempre la possibilità di migliorarsi attraverso la collaborazione anche con forze giovane. 

 

Questi 30 anni segnano esattamente l'uscita del primo disco. Rispetto a quel Marco Masini, autore e interprete, cosa è rimasto e cosa si è perso?

Ho in più sicuramente consapevolezza e sicurezza, ma ho perso spregiudicatezza e incoscienza. Forse anche un po' di coraggio perché quando si è giovani si va a 300 all'ora con la macchina e poi inizi a pensare che ci sono gli autovelox... Capisci che certe cose non le puoi più più fare. Fai sempre le cose di pancia ma con meno foga, stai più attento. Ma d'altronde questo accade in ogni ambito lavorativo e anche nella vita stessa.

 

Una carriera così lunga significa inevitabilmente un'alternanza di alti e bassi e tu hai vissuto momenti molto difficili a cui sono seguiti importanti rivincite. Com'è il saldo?

Il saldo lo lascio fare al commercialista. I momenti più brutti sono anche i più belli perché è lì che capisci veramente chi sei. Alla fine ti trovi a combattere con te stesso, fare del vittimismo è la cosa più stupida. Devi rimboccarti le maniche e ricominciare a scrivere, per la gente. E' l'unica maniera per ritrovarsi. Io ho imparato tanto andando a cercare una squadra, un autore, un punto di riferimento o anche tanti, perché oggi la musica è cambiata e quindi è fondamentale confrontarsi. Quella è la formula migliore per uscire dai momenti brutti. Che fanno da palestra per godersi poi i momenti migliori.

 

Se dovessi scegliere una canzone alla quale sei particolarmente legato?

In realtà sono legato a tutte, è un po' come chiedere se preferisci il babbo o la mamma. Ma oggi se proprio dovessi fare una scelta "Caro babbo" la sento particolarmente vicina. Ho perso mio padre nel 2020, non di Covid ma il Covid ci ha comunque messo lo zampino. E' una fotografia vera di quello che sono stato e dei vari punti in comune che abbiamo avuto noi figli quando eravamo figli e noi padri quando lo diventiamo. 

 

 

Questa estate hai fatto alcuni concerti in elettro-acustico. La scaletta di Verona sarà speciale in quanto show celebrativo?

Celebrativo è una parola che non mi piace. A me non piace celebrare, semmai ringraziare. Tutti gli amici che mi sono stati vicini e magari anche quelli che mi sono stati un po' più distanti, perché anche grazie a loro ho cercato di la vicinanza di certe persone. I concerti di questa estate sono stati per forza di cosa molto ridimensionati, per le norme attuali. L'Arena sarà una cosa diversa. Racconteremo un percorso con attenzione. La scaletta e il modo di fare ascoltare tutti i brani saranno molto diversi da quanto ascoltato negli ultimi show. Spiace solo che non abbiamo avuto di poterci rodare in qualche data come si fa di solito. Abbiamo fatto una settimana di prove e ci buttiamo nella mischia. E' un po' come le prime partite di campionato, soprattutto se ci sono tanti nuovi acquisti. Ma cercheremo di dare alla gente il massimo dell'emozione.

 

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