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Mahsa Amini, la canzone di protesta a lei dedicata riceve oltre 90mila richieste per la candidatura ai Grammy Awards

Si tratta di “Baraye”, scritta dal musicista iraniano Shervin Hajipour in onore della 22enne morta dopo l'arresto della polizia 

Mahsa Amini, la canzone di protesta a lei dedicata riceve oltre 90mila richieste per la candidatura ai Grammy Awards - foto 1
Ansa

Mahsa Amini e le proteste per la sua uccisione, che da settimane infiammano l'Iran, approdano ai Grammy Awards.

Il brano "Baraye" scritto dal musicista iraniano Shervin Hajipour, diventato una sorta di colonna sonora delle proteste e sui social media, ha infatti ottenuto 95mila richieste per la candidatura a una delle nuove statuette istituite per la prossima edizione dei Grammy, ovvero “Best Song for social change”.

A darne notizia è stata la Recording Academy, che comprende musicisti, produttori, ingegneri del suono e professionisti della musica e che gestisce le nomination del premio: secondo i dati forniti al magazine Variety, su 115.000 sottoscrizioni ricevute, ben 95.000 sono per l’inno alla rivolta iraniana. 

 

Hajipour è apparso pochi giorni fa in un video per la prima volta dal suo rilascio su cauzione in attesa di un processo, dopo essere stato arrestato per aver pubblicato proprio questa canzone a sostegno delle proteste che scuotono l'Iran da metà settembre. 

Il testo di "Baraye" si compone dei messaggi che gli iraniani hanno pubblicato online durante la protesta e che cominciano tutti con la parola “baraye”, che significa "per ..." o "a causa di..." in lingua farsi. 

Le manifestazioni sono state indette in numerose città del Paese a sostengo di Mahsa Amini, la 22enne curda morta dopo il suo arresto da parte della polizia morale per non aver correttamente indossato lo hijab, il velo islamico. Per sostenere il movimento di protesta, Shervin Hajipour, 25 anni, aveva composto una canzone chiamata "Baraye" ("Per" o "A causa di" in persiano), scrivendo tweet sulle rivendicazioni dei manifestanti. La canzone ha raggiunto quasi 40 milioni di visualizzazioni sulla pagina Instagram dell'artista, prima di essere cancellata quando il cantante è stato arrestato dalle autorità del nord del Paese. La canzone è diventata una sorta di colonna sonora delle proteste e sui social media molti manifestanti hanno pubblicato video dove la intonano durante le dimostrazioni o fotografie dove si vede il testo del brano scritto sui muri. Nella sua prima apparizione video da quando è stato rilasciato Hajipour ha detto che "vive in Iran" e vuole "rimanere nel suo paese e cantare". "Se voglio dire qualcosa, o criticare, vorrei farlo qui", ha aggiunto in un video pubblicato su Instagram.

La nuova statuetta per la “Best Song for social change”, ovvero canzone per il cambiamento sociale, premia chi con la musica affronta le tematiche più calde del nostro tempo. 
Il CEO della Recording Academy, Harvey Mason Jr., ha dichiarato: "Anche se non possiamo prevedere chi potrebbe vincere il premio, siamo onorati di sapere che l'Academy è una piattaforma per le persone che vogliono mostrare sostegno all'idea che la musica sia un potente catalizzatore per il cambiamento”. E ha aggiunto: “l’Accademia sostiene fermamente la libertà di espressione e l'arte creata per potenziare le comunità bisognose. Perché la musica serve il mondo e la Recording Academy esiste per servire la musica".

Mahsa Amini, le donne si tagliano i capelli per protesta

Nei giorni scorsi attrici e cantanti francesi sono scese in campo in solidarietà con le donne iraniane pubblicando un video in cui si tagliano i capelli sulle note della versione in persiano di "Bella Ciao". Tra loro Juliette Binoche, Marion Cotillard e Isabelle Huppert.


Lo stesso è avvenuto in Italia, dove dalla Gerini a Belen le donne dello spettacolo hanno manifestato la loro protesta per la morte di Mahsa Amini tagliandosi una ciocca. 

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