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I Lacuna Coil scoprono la loro anima nera: "Dentro ci sono tutti i nostri 20 anni di storia"

La band metal milanese ha pubblicato il nuovo album "Black Anima". Tgcom24 ne ha parlato con Cristina Scabbia e Andrea Ferro


I Lacuna Coil scoprono la loro anima nera: "Dentro ci sono tutti i nostri 20 anni di storia" - foto 1
Ufficio stampa

Si intitola "Black Anima" l'album che segna il ritorno dei Lacuna Coil, la band metal milanese che ha di recente festeggiato i vent'anni di carriera.

"Questo album è il frutto di tutte le nostre esperienze - spiegano a Tgcom24 i cantanti Cristina Scabbia e Andrea Ferro -, è un lavoro heavy e oscuro ma nel quale abbiamo sperimentato anche nuove sonorità".

“Black Anima” arriva tre anni dopo “Delirium”. Cosa è successo nel frattempo?
Cristina: Sono successe un sacco di cose. Tra i due album c’è stata anche la celebrazione del nostro ventesimo anniversario, che in qualche modo ha chiuso il libro, in tutti i sensi perché abbiamo anche pubblicato la nostra biografia del primo ventennio. Psicologicamente ci siamo fermati un attimo e abbiamo analizzato quello che ci era successo, cosa che non avevamo mai fatto perché eravamo sempre andati di corsa. E’ stato anche molto emozionante perché alcune cose erano finite nel dimenticatoio. Abbiamo ricominciato con uno spirito e un’energia diverse, abbiamo capito che non ci eravamo resi conto che era passato tutto questo tempo. 
 

E i due dischi come si legano?
C: Musicalmente “Delirium” ci ha fatto capire che quella era la strada giusta, una direzione più heavy e oscura, perché è quella che ci ritroviamo pienamente a nostro agio.


E infatti anche qui ci sono momenti di grande impatto.
Andrea: Però è anche vero che a parte le situazioni heavy, che sono molto più presenti, abbiamo cercato di dare una maggiore varietà. A parte quelle quattro o cinque canzoni spinte, con doppia cassa e voce gutturale, ci sono pezzi più orecchiabili con ritmi anche un po’ diversi dal nostro solito. E poi ci sono anche alcuni brani più lenti e introspettivi, che servono a dare un po’ di respiro. E poi abbiamo fatto un intro e un outro, cosa che oggi non è più tanto consueto fare. Perché volevamo trascinare l’ascoltatore dentro questo mondo e dargli un senso di disco, dove tutte le canzoni hanno un proprio spazio e offrono qualcosa di diverso l’una dall’altra. 


C: "Delirium" ci ha anche abituati a un concetto completo tra elemento visivo e musicale. Già quel disco era molto orientato in questo senso, era una sorta di film che avevamo immaginato. Con "Black Anima" questa cosa si è concretizzata ancora di più, perché c’è stato un lavoro forte non solo nella musica ma anche nella presentazione visiva. Mai come in questo album siamo riusciti a mettere insieme tutto, dalla musica all’artwork agli abiti di scena.


Il concetto di album oggigiorno sembra qualcosa di superato. Da questo punto di vista il metal è un’isola felice?
A: Sia quello che per l’attaccamento al formato fisico. E’ il genere per cui si vendono più album e vinili, addirittura per Delirium avevamo fatto la cassetta. C’è una sorta di protezione di un mezzo come l’album che nello streaming digitale si è completamente perso. Ma per noi è importante perché abbiamo investito tempo su tutte le canzoni, non abbiamo puntato su due singoli e il resto usato come riempitivo. 

 

I Lacuna Coil tornano con "Black Anima"

 

Come è nato il disco?
C: E’ partito tutta da diversi fronti, sono state tante le cose a innescare il momento creativo. All’inizio Marco Zelati ha avuto un piccolo blocco, e lui è l’autore delle nostre canzoni e ora anche produttore. Era anche preoccupato di questa cosa. Perché va bene l’elemento creativo ma fare musica è anche il nostro lavoro e abbiamo delle scadenze. 


Qual è stata la scintilla che ha sbloccato la situazione?
C: Abbiamo deciso di cercare di contribuire con più idee possibile, anche visive. Lui compone così, a casa si lascia ispirare da documentari, videogiochi, film. Allora abbiamo iniziato a mandargli foto e video di ogni tipo che potrebbe essere utile. La scintilla primaria credo sia stata un libro che ha letto Andrea, “The Physics of Angels” in cui un teologo e uno scienziato si mettono a confronto per parlare della figura dell’angelo. Da lì è partito un discorso sul perché una persona abbia bisogno di credere ci sia qualcosa di ultraterreno per andare avanti. E da là abbiamo iniziato a tastare un po’ il terreno, la figura degli angeli era interessante perché racchiudeva sicuramente un lato positivo ma anche un elemento oscuro. Poi abbiamo realizzato che eravamo arrivati a questo punto grazie alle esperienze che abbiamo fatto, che non erano tutte felici. E’ il disco dell’accettazione che le cose non vanno sempre bene ma che va bene così, perché c’è sempre qualcosa da imparare e non devi nascondere queste cose che a un primo momento sembrano non piacevoli.


Cosa c’è in questo disco che senza i vent’anni di esperienza non ci sarebbe stato?
A: Come ti dicevo questo è un disco abbastanza completo, che raffigura diversi aspetti del nostro sound e questo è figlio della nostra esperienza. Riuscire a rendere un disco ascoltabile con diverse trame che si sviluppano. Inoltre aver fatto i concerti del ventennale, con scalette che comprendevano pezzi vecchi ci ha portato a recuperare alcune sonorità che non usavamo più. “Beneficium” potrebbe essere una canzone di “In A Reverie” fatta vent’anni dopo.


C: Una definizione che è stata data di questo disco, e che ci è piaciuta molto è: “E’ come entrare in una cattedrale antica e ritrovarsi in un’astronave”. E’ esattamente così, la nostra natura è proprio quello di mischiare qualcosa di più classico a qualcosa di nuovo. Siamo sempre aperti a nuove sonorità ma sappiamo quello che siamo.


Quali sono i vostri ascolti al di fuori del metal?
C: Ascolto veramente un po’ di tutto, non solo metal, anzi. 

A: Io ho amato il disco di Post Malone e quello di Yellawolf. Due artisti urban che hanno anche una base rock. E poi amo gli anni 80 quindi ascolto tanto roba come Echo & The Bunnymen e Siouxie & The Banshees.
 

Adesso avrete ancora una volta un lungo tour. Con il passare degli anni non diventa pesante essere sempre in giro a suonare?
C: Non è che diventa faticoso andando avanti. Tutto si basa sulle tue condizioni fisiche al momento. L’entusiasmo c’è sempre, siamo sempre contenti di suonare, però ci sono dei giorni in cui sei più in forma e altri meno. Se sei influenzato o malato per qualche altra ragione tu lo show lo devi fare, non puoi portare il certificato medico e dire “non cantiamo”. Quindi a volte c’è un po’ più di stress. Ma quando c’è un ciclo nuovo, con nuove canzoni, non c’è mai il tempo di annoiarsi.

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