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Giordana Angi apre una nuova fase: "Canto la bellezza che nasce dalla fragilità"

La cantautrice ha pubblicato il nuovo album "Questa fragile bellezza" e a Tgcom24 dice che per il futuro sogna di insegnare...


Giordana Angi apre una nuova fase: "Canto la bellezza che nasce dalla fragilità" - foto 1
Chiara Lanciotti

Giordana Angi ha pubblicato il suo quarto album in studio, "Questa fragile bellezza".

Un lavoro al quale ha lavorato per quasi un anno e le cui canzoni sono unite da un filo rosso preciso. "I testi raccontano di una bellezza che non è quella dei vincenti, dei perfetti ma una bellezza che nasce dalle incomprensioni, dall'incomunicabilità, dalla solitudine, dal dolore e che, una volta compresa, diventa profonda consapevolezza" dice lei.

 

Giordana Angi pubblica "Questa fragile bellezza"

 

 

Giordana Angi si affaccia su un nuovo orizzonte della sua carriera. La cantautrice ci ha abituati a continui cambi di rotta e anche questa volta ha spostato le coordinate della sua musica. Anticipato dal singolo "Un autunno fa", "Questa fragile bellezza" include anche i precedenti singoli "Passeggero" e "Le cose che non dico", che già avevano mostrato un modo diverso della cantautrice di mettere in musica le proprie emozioni, che restano al centro della sua poetica.


Con un tema così forte a unirle, come sono nate queste canzoni?

Il titolo dell'album è arrivato solo alla fine a dire il vero. Sono partita da una grande mole di lavoro, erano circa una trentina di pezzi dai quali, scremando, ho scelto i dodici della versione finale. La scelta è stata fatta in base a quelli che secondo me raccontavano storie diverse tra loro e che potessero avere dei mood diversi, anche per non annoiare me e chi ascolta. Siccome i testi nascono sempre da un'esigenza del momento, e alla fine del lavoro ho cercato il titolo che potesse unirle. E la cosa che mi sembrava comune era proprio la bellezza, non quella dei vincenti e dei numeri uno, ma della consapevolezza. Quella che nasce dalla fatica, dalla solitudine e dall'incomunicabilità.  

 

Quanto ti senti fragile e che rapporto hai con la tua fragilità?

Quando ero piccolina ero fragilissima e inconsapevole di esserlo. Le mie fragilità le ho attraversate e questo però mi ha permesso di acquisire degli strumenti di vita importanti. Oggi ho una serenità e una lucidità diverse, anche solo nello scrivere. Oggi se vivo un momento di fragilità lo vivo, perché non si può fare altrimenti, ma lo riconosco e quindi cerco di riconvertirlo in tempi più rapidi.

 

Descrivendo queste canzoni le hai associate a diversi colori, con una predominanza di giallo e di blu in diverse sfumature. Che significato hanno?

I colori in realtà nascono da una cosa pratica. A casa ho il pianoforte e lo studio dove faccio le produzioni. Quando ho iniziato a scrivere le canzoni le scrivevo su post-it di diversi colori. Quelli più piccoli li mettevo sopra il computer che a un certo punto era pieno. E mi sono resa conto che non sceglievo mai un post-it a caso, ma il colore era legato al mood che quella canzone mi ispirava. Quando mi sono ritrovata a scrivere due righe di presentazione dei pezzi è stato naturale ad associare i pezzi alle canzoni. 

 

In questo album molti pezzi pur con testi seri hanno un mood più leggero o energico. Hai trovato un nuovo modo di mettere insieme le tue emozioni? 

L'ho fatto essenzialmente per due motivi. Intanto per non annoiarmi e poi per dare a ogni brano il vestito più funzionale. Per esempio la prima traccia del disco, "Notte per andare via", è nata come ballad e poi l'ho rivoluzionata raddoppiando i bpm e facendola diventare una canzone con una spinta decisa. Alla fine il risultato mi piace. Ho risentito il disco una settimana fa e ho pensato fosse venuto un bel lavoro.

 

Ne parli come se fosse qualcosa rispetto al quale tu sei già oltre...

Ho consegnato il disco a inizio a settembre ed è frutto di connessioni mie, con pochissime collaborazioni. Ho seguito ogni aspetto di questo album e ho iniziato a lavorarci l'anno scorso. Sono arrivata al risultato finale davvero gradualmente. Quindi per me è chiaro che in qualche modo è giù vissuto anche se adesso che posso condividerlo con il pubblico acquisisce una nuova vita. 

 

Dalla tua prima partecipazione a Sanremo giovani sono passati 10 anni. Un bilancio?

Ho iniziato che ero davvero piccola. Mi ritengo molto fortunata. Ho sempre dedicato molto tempo alla musica, per me è quella cosa preziosa mia che mi accompagna in ogni istante. Sono dieci anni ma mi sembra tutto molto naturale. E sono fiera di come siano andate tutte le cose. Me le sono conquistate piano piano e sono tutte cose che mi appartengono.

 

Spesso parli di nuova fase. Senti l'esigenza di ricalibrarti ciclicamente o sei ancora alla ricerca di qualcosa che ti soddisfi completamente?

In realtà lo faccio sempre in modo spontaneo. Per questo disco ho avuto un grande entusiasmo sin dal primo momento. Il tempo scorre, uno cambia e si rigenera. E la musica mi accompagna in questo processo. I cambi di direzione non sono studiati ma naturali.

 

Nella foto di copertina trascini una tastiera lungo una spiaggia... Che significato ha?

Quello scatto nasce da una mia idea. Ho chiamato la fotografa con cui lavoro da tempo e le ho detto chiaramente cosa avevo in testa. Mi sembrava la cosa più naturale del mondo: la natura, un posto aperto e il pianoforte. La cosa incredibile è che quella tastiera, con tutta la sabbia che ha imbarcato, ancora funziona. 

 

Cantante, autrice affermata per big della nostra canzone e adesso anche discografica con l'etichetta 21Co nata nell'ambito di "Amici". Come vivi questo nuovo ruolo?

Sono tra anni che lavoro ad "Amici" come aiuto per i ragazzi, con gli inediti e le cover. Questa esperienza mi ha dato la conferma della mia disponibilità a condividere la mia creatività. Non sono mai stata possessiva con le mie canzoni. Non potrei fare l'autrice per altri. Mi piace molto l'idea di contaminarmi con altre persone. Se sono utile a qualcun altro poi mi dà una soddisfazione incredibile. E quando c'è stata la possibilità di creare questa etichetta sono stata onorata di entrare nel progetto e mettermi alla prova.

 

Hai un sogno nel cassetto?

Durante i due anni di pandemia, a parte scrivere, mi sono messa a studiare frequentando la facoltà di Lettere. Sono riuscita a fare il primo anno di esami poi mi sono dovuta fermare perché non riuscivo a fare tutto. Però riprenderò e nei miei sogni c'è l'idea, magari tra vent'anni, di poter insegnare nelle scuole.    

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