La cantautrice torinese, che si è fatta conoscere a "X Factor", racconta il suo impegno civile e sociale e i suoi prossimi progetti musicali
di Antonella Fagà© Ufficio stampa
Il suo nome d'arte è Francamente, ma all'anagrafe lei è Francesca Siano, 29 anni, cantautrice italiana, torinese di nascita, berlinese nel cuore, che si è fatta conoscere soprattutto per la sua partecipazione sul palco di "X Factor 2024". Queerness, attivismo, ma soprattutto la musica, che si muove tra cantautorato ed elettronica, occupano il centro del suo universo, un universo, nel quale non esiste un solo modo di intendere e vedere le cose: "Queerness per me non è solo legata all'orientamento sessuale", racconta Francamente a Tgcom24: "Ma è la capacità di provare a vedere le cose in modo diverso, in modo trasversale, uscendo da un unico modello prestabilito".
"Music for Change", (Cosenza 19-31 maggio 2025), tra i più prestigiosi premi musicali italiani ed europei interamente focalizzato sulle tematiche civili e organizzato dall’Associazione Musica contro le mafie, ti assegna quest'anno (il 31 maggio) un riconoscimento speciale, insieme a Federico Zampaglione e a Mezzosangue. Una bella soddisfazione per chi ha a cuore come te l'impegno civile, anche e soprattutto attraverso la musica, per contribuire a un cambiamento e a una maggiore apertura...
E' stata una gioia molto grande per me quando l'ho saputo. Io credo molto nel potere della musica di veicolare certi messaggi, mentre troppo spesso viene chiesto agli artisti e alle artiste di fare completamente l'opposto, cioè di occuparsi solo esclusivamente di musica, di cantare e basta. Impossibile, siamo esseri umani, siamo in relazione, abbiamo idee, siamo animali politici, quindi è normale. Per cui quando è arrivata questa notizia è stata davvero una grande gioia. Io vivo quotidianamente questa professione come un enorme privilegio, perché mi permette di essere davanti a un microfono e poter provare a trasmettere dei messaggi.
Francamente sarai premiata per il tuo brano "Fucina", che, cito dalle motivazioni presentate del festival, "esplora la complessità delle relazioni attraverso un linguaggio poetico e simbolico, celebrando l’intimità come processo di trasformazione reciproca. La sua musica è un atto di resistenza culturale: come artista queer e femminista, porta sul palco una narrazione inclusiva e consapevole, sfidando le convenzioni e promuovendo una visione più equa del mondo. (...) Con il suo impegno costante, si afferma come una voce importante nel dibattito sul gender gap nella musica italiana e nel promuovere una musica che non solo intrattiene, ma educa e ispira cambiamento".
Mi aggancio a questo lodevole ritratto, che "Music for Change" fa di te, per ricordare il discorso recente di Papa Leone XIV sull'importanza delle parole per costruire la pace e sull'impegno di chi le utilizza a "disarmarle", e ti chiedo che importanza hanno per te le parole?
Per me le parole sono importantissime, il linguaggio in generale è importantissimo, perché è uno strumento che utilizziamo tutti, qualsiasi mestiere si faccia, usiamo il linguaggio per esprimerci, per comunicarci. C'è chi dice che cambiare il linguaggio non cambia la realtà, chiaramente non può farlo solo il linguaggio, porre l'attenzione sulle parole che utilizziamo, disarmarle, come dicevi tu prima citando il Papa, è una delle strategie, chiaramente però ne dobbiamo avere tante altre, perché le ingiustizie a cui noi assistiamo sono ramificate e sono in tantissimi ambiti diversi. Sarebbe bellissimo poter pensare, che cambiare una parola come per incantesimo possa cambiare la realtà, non è così, ma di sicuro può contribuire a porre l'attenzione su un problema. Come nel caso dei mestieri declinati al femminile, ad esempio. E' chiaro che non si vuole in nessun modo forzare, storpiare la lingua, ma semplicemente porre l'accento su come questi nomi non vengano utilizzati. Effettivamente di donne in posizioni di potere ce ne sono state pochissime e quindi c'è un'abitudine che manca: porre l'attenzione sul linguaggio serve esattamente a questo. Chiaramente poi è necessario affiancare l'educazione, la partecipazione agli spazi pubblici, alle piazze, la promozione della cultura e tutte cose di questo tipo. Il linguaggio da solo ha bisogno del dialogo con la realtà.
Quando hai cominciato a fare musica e a pensare di volerla unire a temi sociali?
È stato un po' un processo naturale, perché ho sempre vissuto la musica come un linguaggio, ho avuto la fortuna di iniziare a farla presto, di viverla quasi come un gioco, qualcosa che mi mettesse in relazione con gli altri e le altre. Ho cominciato a suonare in una band, quindi a girare, ad avere una sorta di autonomia e a questo si sono aggiunti due elementi importantissimi. Il primo è stato quella che definisco una benedizione, cioè la queerness, perché mi ha permesso già in giovane età, diciamo così a 17 anni, di mettere in discussione alcune cose. E con queerness io tra l'altro non mi riferisco solo all'orientamento sessuale, bensì è la capacità di provare a vedere le cose in modo diverso, in modo trasversale, uscendo da un unico modello, che ci viene detto essere l'unico possibile. Poi ho iniziato a studiare filosofia. E quindi c'è stata l'esperienza berlinese... Non so individuare il momento preciso, in cui ho messo tutto insieme, ma in questo processo di sicuro anche un altro elemento è stato importante, ovvero il collettivo di cui faccio parte, un collettivo di cantautrici transfemminista. Insomma, una serie di elementi, che, in modo naturale, hanno forgiato poi una musica, che cerca di portare determinati temi.
Che ruolo ha giocato Berlino nel tuo processo di crescita e che differenze ci sono tra la Germania e l'Italia soprattutto su temi così importanti come l'inclusione e il gender gap?
Allora intanto quando io ti parlo di Germania ti parlo più di Berlino, che è un po' un'isola felice. E' un luogo forse per alcune persone eccessivamente radicale, ma è anche di estrema libertà ed è un laboratorio di intersezionalità a cielo aperto, perché ogni giorno hai la possibilità di incontrare persone, che vengono da tutto il mondo e che subiscono discriminazioni di ogni genere, per il colore della pelle, l'orientamento sessuale, perché sono transgender. L'esperienza a Berlino mi ha anche fatto rendere conto del mio enorme privilegio, io europea, bianca, non ho avuto alcuna difficoltà nell'inserimento. E' come se Berlino avesse avuto la capacità di collocarmi e di ridimensionare anche determinate cose. Poi c'è anche chiaramente l'aspetto creativo. Io penso che la Germania sia, su determinati temi, più avanti dell'Italia. A Berlino ci sono delle cose che io mi sono resa conto, ho iniziato a dare per scontate. C'è un determinato tipo di rispetto per le persone, anche solo il fatto che si possa andare in giro vestiti come si vuole. Ricordo sempre le prime volte che andavo al supermercato e alla cassa c'erano cassiere vestite da drag. Ma questa è Berlino e io sono molto grata dell'esperienza che ho fatto, considero Berlino la mia casa. E' anche stato il luogo dove ho iniziato a concepire la musica in modo orizzontale. Ho suonato tantissimo per strada e lì ho imparato questa capacità di condividere le cose materiali, dalla chitarra all'amplificatore, di arrangiarsi con le biciclette, di improvvisare piccoli festival...
E in Italia?
Sono tornata in Italia a gennaio, dopo quattro anni e ho avuto modo di stare parecchio al Sud. Quello che ho notato e che non avevo mai toccato con mano, soprattutto in Sicilia, è che il Sud è ancora una piaga incredibile. Esiste ancora una discriminazione allucinante, anche solo perché hai un accento del Sud. Poi mi sono resa conto di quanto sia difficile muoversi, banalmente, e di come quindi i ragazzi e le ragazze abbiano molte meno opportunità. Ci sono però delle cose dell'Italia che mi sono mancate molto e in particolar modo la capacità di affrontare l'imprevisto e l'imprevidibilità e questo anche a livello politico è molto importante, l'arte dell'arrangiarsi, l'arrabattarsi, questa sorta di resilienza per non arrendersi.
Se dovessi etichettarti con un genere musicale cosa diresti? Cantautrice attivista, cantautrice impegnata?
Io direi forse cantautorato elettronico, per me l'attivismo è una conseguenza, che io spero di fare nel miglior modo possibile, però non riuscirei ad autoproclamarmi cantautrice attivista. Anche perché effettivamente io non scrivo, testi alla Guccini ... Non vorrei rubare qualcosa. Spero che il mio impegno trasudi dalle mie canzoni, ma la mia musica è un cantautorato elettronico anni 80
Cosa pensi del panorama musicale italiano? C'è qualcuno che ti interessa particolarmente, qualcuno il cui percorso artistico potrebbe in qualche modo intrecciarsi con il tuo?
Guardando l'Italia vedo prima di tutto un grandissimo fortificarsi del cantautorato femminile e questa è una cosa che mi dà gioia. Un progetto lo farei con Emma Nolde, è il mio sogno. Lei è incredibile, mi piacerebbe poter scrivere o poter fare qualcosa con lei o anche solo scambiare due chiacchiere. Per il resto poi la musica in Italia è un universo incredibile, c'è un mare di persone, ragazzi, ragazze, bravissime, bravissime, su questo l'Italia veramente ha un movimento di musica underground molto alto molto
Di donne nella musica ce ne sono tante adesso, il gap si è colmato?
No, sarebbe bellissimo però i numeri ci dicono il contrario ed è una questione non di chi è presente sul palco, ma di chi scrive le canzoni, di chi c'è dietro, chi le produce. Il fatto che comunque una donna, che fa musica di sola è considerata ancora una cantante e difficilmente viene definita cantautrice è già indicativo. A proposito del potere delle parole, dopo uno dei primi concerti che abbiamo fatto con il mio collettivo è uscito un articolo sul giornale in cui ci definivano cantautori donna e noi ci siamo arrabbiate tantissime, perché non avevano usato la parola cantautrice. Questo è ciò verso cui spingiamo. Abbiamo fondato un gruppo su Whatsapp, dove tutti i giorni noi, che siamo un centinaio di cantautrici, ci scambiano informazioni e questo chiaramente aiuta a fare rete e potenzia il meccanismo del #MeToo. La strada è lunga però, al concerto del 1 Maggio ad esempio, le esibizioni di Giulia Mei (tra gli ospiti musicale di Music for Change, ndr) e Anna Castiglia sono state bellissime e anche la presenza femminile era buona. Le cose stanno cambiando, io sono fiduciosa...passetto dopo passetto.
X Factor ti ha lasciato...
Una grande esperienza umana e una grande scuola
Lo rifaresti?
Sì
E Sanremo?
Sanremo lo vedo ancora molto lontano, grande rispetto ma penso che sia qualcosa da provare nel modo più consapevole possibile. Adesso voglio finire il disco a cui stiamo lavorando e il tour che comincio la prossima settimana, ma per Sanremo ma io aspetterei, non mi sento all'altezza.
Tra i progetti quindi un disco e un tour...
Stiamo lavorando a un disco, che uscirà alla fine dell'anno, che ci piacerebbe lanciare in inverno. A breve arriverà un nuovo brano sicuramente, intanto. Dalla prossima settimana partirà poi questo tour estivo, il 20 maggio Napoli è la tappa iniziale, che ci porterà in giro e porterà anche nuove canzoni, alcune ancora in fase di gestazione. E poi nel 2026, se tutto andrà bene, mi auguro di girare ancora e di portare questa musica in giro, di conoscere le persone, di farmi contaminare. E' tutto però un work in progress.
Come definiresti questo periodo della tua vita?
Di sicuro lo definirei come trasformativo, un momento di privilegio altissimo e poi di sicuro un'avventura a livello personale
La tua prossima musica sarà sulla scia di "Fucina", qualcosa che esorta a una migliore relazione tra gli esseri umani?
Questo è l'intento poi saranno le persone a dire la loro.
Cosa dirai quando ti consegneranno il premio al Festival Music for Change?
Esprimerò la mia profonda gratitudine e dirò quello che ci siamo detti finora... Non si possono cambiare le cose in un attimo, ma se ognuno farà la sua parte ce la possiamo fare.
Queste le prime date del tour
20 maggio - NAPOLI - Heroes Festival
21 giugno - PALERMO - Palermo Pride
28 giugno - OSTUNI (BR) - Sherocco Festival
4 luglio - PERUGIA - L’Umbria che Spacca
5 luglio - BASSANO DEL GRAPPA (VI) - Il Concertozzino
12 luglio - SERAVEZZA (LU) - MemoFest
17 luglio - SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) - Nel cuore, nell’anima
26 luglio - GENOVA - Lilith Festival
30 luglio - PADOVA - GirovagArte
21 settembre - DOLO (VE) - Festival dei Diritti
27 settembre - BOLOGNA - Festival Francescano
Music for Change All’interno delle due settimane di costante programmazione del Festival prenderà il via una settimana, dal 19 al 24 maggio, di ospiti provenienti da tutto il mondo che si confronteranno con le nuove generazioni sullo sviluppo sostenibile per le persone, il pianeta e la prosperità. Incontri, residenza artistica, panel, workshop, conferenze, seminari, audition, concerti, showcase, books preppy, documentary showing: dai temi di Music for Change alle nuove tecnologie, dall’ecosostenibilità al gender balance, dal copyright al mondo educational. Francamente sarà premiata nella serata di chiusura della Music for Change Week e del Sound Village il 31 maggio 2025 presso il Teatro Rendano alle ore 21:00. In una serata speciale “Words & Awards”, musica, impegno civile e condivisione di buone pratiche