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Franca Valeri festeggia 100 anni di satira, ironia e talento

Dalla "Signorina Snob" alla "Sora Cecioni", sono tantissimi i ruoli indimenticabili della grande artista

Ha interpretato i vizi, i mutamenti e le debolezze di una società in grande trasformazione. Franca Valeri compie 100 anni: signora colta e ironica, è stata la prima vera voce femminile autonoma della scena italiana, sin dal suo debutto nel 1948. Nata nel 1920 a Milano, di buona famiglia di origine ebraica, negli anni si è fatta conoscere come scrittrice e autrice di libri e commedie e non più solo come attrice e comica in tv. Il nome d'arte, derivato dal raffinato poeta francese Paul Valery, "perché mio padre non voleva facessi teatro", al posto dell'originale Franca Maria Norsa, la dice lunga sulla raffinatezza del suo umorismo, come della sua satira, capace di sedurre gli intellettuali e di conquistare il pubblico più popolare.

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La sua carriera si divide agli inizi, prima che arrivi l'impegno con la musica e la lirica, tra teatro e cinema, che la rende nota con i vari film di Vittorio Caprioli poi diventato suo marito (da "Leoni al sole" a "Parigi o cara") e in particolare con "Il segno di Venere" del 1955 di Dino Risi, in cui sfoggia tutta la sua grinta teatrale, duettando con l'antagonista Sordi e senza farsi mettere in ombra da Sophia Loren.

 

Ma a farle guadagnare un posto nell'antologia dei caratteristi italiani e' la straordinaria prova al fianco sempre di Sordi ne "Il vedovo" (1959) come poi "Crimen" di Camerini nel 1960, anno in cui in teatro è al Piccolo nella "Maria Brasca" di Testori, e via via sarà anche in spettacoli d'autore come "Fior di pisello" di Bourdet, diretto da Giuseppe Patroni Griffi, e "Gin Game" di Coburn con Paolo Stoppa.

 

Per il grande pubblico comunque lei resta legata ai suoi personaggi femminili, maschere se si vuole ma non macchiette e dotate di una loro sincera umanità. La popolarità arriva con la radio e poi la tv dove divenne una delle attrazioni dei varietà firmati da Antonello Falqui. E' l'epoca della romana Sora Cecioni, pigra e di cattivo gusto nella sua irruenza, lanciata da Studio uno e diventata un piccolo classico, assieme alla più sofisticata e milanese "Signorina Snob", che per la sua creatrice "non era la figurina di uno sketch, ma qualcosa di vero e vissuto in cui traspare anche la tragedia dello snob, quella di non riuscire a adeguarsi alla realtà che lo circonda".

 

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In tv, più avanti, prenderà anche parte ad alcune fiction, dalla sit-com con Bramieri "Norma e Felice" sino ancora nel 2000, ottantenne, accanto a Nino Manfredi in "Linda, il brigadiere e..." su Raiuno. Il suo sguardo ironico di interprete e testimone partecipe dei cambiamenti della società italiana nella seconda metà del secolo scorso troverà un momento alto di espressione quando, dopo un esordio nel 1961 con "Le catacombe", pochade che inverte i ruoli e rende sciocco e vanesio protagonista un uomo, negli Anni 70 comincia a scrivere e interpretare commedie proprie cui tiene moltissimo, da "Lina e il cavaliere" a "Meno storie" o "Tosca e altre due" (divenuta anche film nel 2003) e "La vedova Socrate" sino a "Non tutto è risolto" del 2011 e "Il cambio dei cavalli" del 2014 sulle illusioni e ambiguità della vita indagando il rapporto e il passaggio tra generazioni, che la vedono in scena sino a 94 anni a Spoleto col partner sodale Urbano Barberini e il regista Giuseppe Marini, per il quale ha preso parte alle impegnative "Serve" di Genet con la Guarneri nel 2007, nonostante la lotta col male, il morbo di Parkinson, che già la affliggeva.

 

Nel frattempo, con la solita vitalità e curiosità, aveva iniziato seriamente a darsi alla musica appoggiata dal suo nuovo compagno, il musicista Maurizio Rinaldi, sia come regista lirica, sia dando vita al concorso "Battistini" per giovani cantanti. Del resto ricorda sempre che mamma le ha insegnato a non festeggiare i compleanni e a guardare invece sempre avanti, per lei sempre con la voglia e la nostalgia del palcoscenico: "Oggi sto qui a casa e non nella mia casa naturale, il teatro. Non recito più e non capisco quasi nemmeno il perché. Vorrei ancora ripagare l'affetto della gente continuando a lavorare", ha detto, rifiutando di autocelebrarsi.

 

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