Il 29 luglio alla Versiliana il creativo presenta in anteprima il suo nuovo spettacolo "Perché no?", tratto dall'omonimo libro in uscita a ottobre. Tgcom24 lo ha intervistato
di Massimo Longoni© Ufficio stampa
Il 29 luglio, alle 21:30, allo Spazio Caffè de La Versiliana di Marina di Pietrasanta, nell'ambito del 46° Festival La Versiliana, va in scena in prima nazionale "Perché no?" con protagonista Diego Dalla Palma. "Perché no?" non è un monologo, ma un dialogo delicato con il pubblico: un invito a riflettere, ridere e commuoversi insieme. Uno spettacolo che rompe le barriere tra palco e platea, un viaggio emozionale tra ironia, sconfitte e riflessioni profonde.
Diego Dalla Palma è un creativo dai molti talenti, al punto che risulta difficile definirlo con un termine univoco, anche se lui ama considerarsi uno studioso della bellezza. Ma tra i tanti che possiede c'è sicuramente un dono naturale: quello per la comunicazione, un carisma magnetico e un calore umano che lo avvicinano istintivamente al pubblico. "Perché no?", dopo l'anteprima di Marina di Pietrasanta, girerà nei teatri di tutta Italia e anticipa il libro dal medesimo titolo da cui è tratto e che uscirà a ottobre per Baldini+Castoldi. "È una idea nata da un 'perché no?' che pubblico tutti i mercoledì su Instagram e su Facebook, dove praticamente mi vesto in maniera abbastanza singolare, cercando di usare la fantasia - spiega Dalla Palma -. Quel titolo era nato per cercare di togliere importanza a quel luogo comune che vive sul concetto che a una certa età non ci si possa vestire colorati. E quando poi è nata l'idea del libro, in contemporanea è nata anche l'idea del teatro".
Nel frattempo il concetto del "perché no?" è andato oltre una semplice questione di abbigliamento...
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Senza voler usare toni lacrimevoli o troppo tristi, sto vivendo un momento della mia esistenza che dico essere assolutamente l'ultimo, e questo concetto del "perché no?" mi aiuta molto. Decido le cose al momento, non programmo molto, accetto anche situazioni rischiose. Sono diventato molto più possibilista rispetto a prima. Per cui in quella fase in cui io mi mostro a nudo davanti alla gente e racconto le mie esperienze faccio emergere in continuazione il perché no. Perché invecchiando non c'è niente da fare. Se vivi di regolette la vita è già spenta, finita e non hai più nessuna sorpresa dalla vita stessa. Tanto vale allora romperle queste regolette...
A che situazioni si può applicare questa filosofia di vita?
A tutte, dalle più pratiche e banali a quelle più fondamentali. Perché no prendersi una casa in affitto in Sicilia? O perché non farsi un piccolo viaggio magari rimandando una cosa che è rimandabile? Perché no vivere fino all'ultimo intensamente? Perché no affrontare giorno dopo giorno la morte, cosa che io sto facendo. Perché pensare di essere eterni quando ci si potrebbe programmare il tempo finale della vita, in maniera anche gioiosa? Per cui più che uno spettacolo questo è un viaggio.
In questo viaggio il pubblico che ruolo ha?
In questo viaggio mi mescolo alla gente della platea o nei posti dove riesco a raggiungerla in teatro. Per confrontarmi. È un confronto di vite vissute, di esperienze, di dolori. Di gioie, di trionfi, di sconfitte. È un po' tutto questo perché io non sono un attore. Non è una recita.
Quindi il pubblico è parte attiva dello spettacolo?
Assolutamente sì. È chiaro che questa avventura sul palcoscenico dura un'ora e mezza quindi non posso dare spazio a tutti. Perché poi potrebbero nascere degli imbarazzi o anche dei momenti poco interessanti. Teniamo conto che la vita di tutti è da rispettare ma non tutti hanno una vita interessante.
Il pubblico cambierà ogni sera e questo la costringerà ad avere a che fare ogni volta con storie nuove che la porteranno a interagire in maniera diversa.
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Questo è esattamente il concetto prioritario. Racconto un episodio: durante le prove aperte un signore in mezzo al pubblico mi guardava con uno sguardo indagatore, per cui lo fissavo ma non riuscivo a capire. Siamo arrivati al perdono, uno dei temi affrontati perché ho capito che è fondamentale per sentirsi meglio, per avere la coscienza più leggera. E sono andato da questo signore e gli ho chiesto se sapesse perdonare. Lui mi ha detto che non ne era capace, nonostante ci avesse provato. Poi me ne stavo andando via e lui mi fa: "Lei si accorge che noi la stiamo seguendo da quasi un'ora e lei non si è perdonato neanche un istante?". E ha colpito il segno, ho dovuto ammettere che aveva ragione. Mai avevo affrontato una risposta con me stesso in relazione a una domanda così scomoda.
Le interviste che ha fatto nelle trasmissioni che ha condotto sono sempre state caratterizzate da un grande senso di intimità. Come si fa a instaurarlo in pochi minuti con spettatori di cui non sa nulla?
Il segreto è il coma. Da ragazzo sono stato in coma per circa una settimana. Mia madre mi ha sempre detto che dopo quel coma io avevo uno sguardo diverso, avevo sensazioni diverse, sentivo il cambio del tempo, avvertivo i malesseri degli animali. Ho cominciato a disegnare, a dipingere con dei pezzetti di mattone sui muri. È nata in me una forza di percezioni che tutti riconoscono, tutti quelli che mi frequentano e sanno che io ce l'ho forte. Non è un potere veggente, sia chiaro, ma è qualcosa che è molto vicino a questo. Per cui io sento tantissimo, a volte avverto anche dalle sfumature della voce i passaggi della vita di una persona. Quindi non ho nessuna difficoltà a entrare nella sua vita.
Chi verrà a vedere "Perché no?" che tipo di racconto si troverà davanti?
Nello spettacolo c'è un'altalena di emozioni che sono legati alla musica, a racconti, a canzoni, a episodi buffi, a situazioni anche ironiche. Perché nella mia vita ho sempre cercato nel dolore e nel malessere di alleggerire tutto con la speranza, il possibilismo, il perché no, il coraggio, a volte anche l'incoscienza. Io sono un esempio vivente di come le bufere, i tornadi, le trombe d'aria, le tempeste alla fine lasciano dei segni che poi sotto certi aspetti diventano ancora sogni.
Una persona come lei, per cui la comunicazione con gli altri è così importante, come vive un mondo dominato dai social in cui tutto è virtuale e spesso falso?
Vivo quella dimensione con un grande senso critico e di selezione e anche con una forma di risolutezza. Posso dire che cancello e blocco tutte le persone che offendono gratuitamente, tutti quelli che inneggiano alle guerre, tutti quelli che inneggiano all'omofobia, tutti quelli che devono assolutamente considerare che nella vita se non c'è la politica la vita non si può vivere. E poi cancello e blocco tutti quelli che non hanno nessuna intenzione di usare il senso della fratellanza fra i popoli. E poi quello che ho capito dai social è l'immenso mare di solitudine che ci circonda.
Per finire: cosa vorrebbe che si portasse a casa chi verrà a vedere il suo spettacolo?
Vorrei che si portasse in un angolo della mente la buona fede nel valutare la mia persona. Perché molta gente è convinta che io faccia tutto questo perché sono finto, perché voglio apparire. In passato, quando dovevo tornare al paese e far vedere che qualcosa valevo al di là delle canzonature e dei sorrisetti per il fatto che ero un po' effemminato, con tutto il dolore che porta quel tipo di derisione feroce, ho trasformato tutto in ambizione. E le ambizioni, se non sei preparato, ti portano all'ego. Quando mi sono accorto che l'ego mi portava alla rovina e il successo non era tale ma si chiamava illusione ho capito che la cosa più bella era essere me stesso e fare quello che mi sento di fare. Quindi vorrei che chi verrà cogliesse la buona fede per guardarmi nel modo giusto e soprattutto per confrontarsi non tanto con quello che dico ma con quello che trasmetto in silenzio. Che credo sia la cosa più autentica che io faccio.