dal 18 dicembre

Al cinema "Monsieur Aznavour", ritratto del grande chansonnier che attraversa il tempo

Dagli esordi difficili come figlio di immigrati armeni fino all'ascesa a icona della musica francese

15 Dic 2025 - 12:13
 © Remi Deprez

© Remi Deprez

Il 18 dicembre arriva nei cinema italiani "Monsieur Aznavour", il biopic dedicato a Charles Aznavour, uno dei più grandi artisti del Novecento francese, figura amata in tutto il mondo per la sua voce inconfondibile, i testi profondi e una carriera lunga una vita. Diretto da Mehdi Idir e Grand Corps Malade, il film racconta la straordinaria esistenza dell’uomo che da figlio di rifugiati, minuto e con una voce "troppo acuta", ha saputo costruirsi un destino di gloria. Una parabola umana e artistica che attraversa decenni di musica, cinema e impegno civile, testimoniando il valore intramontabile della perseveranza e della passione. 

L'attore protagonista

 Sul grande schermo, la voce, i gesti e lo sguardo di Charles Aznavour prendono vita attraverso l’interpretazione di Tahar Rahim, attore francese di origine algerina acclamato dalla critica. La sua trasformazione scenica è il cuore pulsante del film: un lavoro meticoloso che lo ha visto studiare non solo la voce dell’artista, ma ogni sfumatura del suo modo di essere, fino a diventare praticamente irriconoscibile. Come sottolinea il regista Grand Corps Malade, Tahar Rahim "ha sia il talento che il lato camaleontico ideali per questo ruolo come abbiamo visto nella serie The Serpent, ad esempio. Sapevamo che poteva diventare irriconoscibile sullo schermo, che poteva cambiare il suo modo di parlare e di gesticolare. Pochi attori sono capaci di dimenticare sé stessi a tal punto per interpretare un personaggio. La sua etica del lavoro è impressionante: Tahar ha parlato come Aznavour per mesi prima di iniziare a girare, senza sosta, anche con la sua famiglia e i suoi amici! È riuscito a dare umanità al personaggio, rendendolo accattivante anche quando trascura la sua famiglia, perché Tahar è riuscito a incarnarlo con i suoi difetti e la sua fragilità". 

Nel cast figurano anche Marie-Julie Baup nel ruolo di Édith Piaf (amica, scopritrice e primo importante mentore di Aznavour) accanto a Bastien Bouillon e altri interpreti che incarnano le figure più significative della scena culturale francese del ‘900. Il film è stato accolto con entusiasmo anche oltreconfine e ha ottenuto quattro nomination ai premi César nel 2025, tra cui quella per il miglior attore protagonista per Rahim, confermando il valore di un progetto cinematografico che parla di talento, identità culturale e resilienza. 

Tra palco e vita privata: una carriera universale

  Il film non è un semplice susseguirsi di successi: è un ritratto intimo e coinvolgente di un artista che ha saputo raccontare l’amore, la solitudine e la modernità con una sensibilità unica. Dagli esordi nei cabaret parigini alle platee internazionali, "Monsieur Aznavour" esplora la complessità di una vita dedicata alla musica e alla parola, talvolta fragile, talvolta indistruttibile, con una narrazione che intreccia i grandi momenti artistici con i dubbi, le sfide e i rapporti personali di Aznavour. Che è stato uno dei più grandi chansonnier della musica francese e non solo, e pluripremiato attore per registi come Francois Truffaut, Claude Chabrol, Claude Lelouche, e anche attivista per varie cause a cominciare dal riconoscimento del genocidio armeno in Turchia.

Un’eredità che continua a risuonare

  La macchina da presa di Idir e Grand Corps Malade scandaglia con ritmo e partecipazione il cammino di un uomo che non ha mai rinunciato alla propria voce diventando un punto di riferimento per generazioni di ascoltatori. Con una colonna sonora che tocca corde universali e sequenze che oscillano tra la biografia personale e l’eco globale dei suoi successi, Monsieur Aznavour è molto più di un ritratto d’epoca: è un omaggio alla forza creativa e alla capacità della musica di attraversare confini e culture. Come spiega nell'intervista per le note di produzione il poeta, rapper e regista Grand Corps Malade: "Nel 'Monsieur' del nostro titolo, che volevamo fosse sobrio, si avverte già la grandezza di questo personaggio. Perché sì, Charles Aznavour era un grande uomo. Autore, compositore, interprete, ha avuto una carriera internazionale e duratura, è forse il più grande mostro sacro della canzone francese. Lo ammiro moltissimo come artista e come uomo: abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo, ho avuto l'onore di cantare con lui e abbiamo trascorso insieme molto tempo. La sua energia ci ha trasportato. Era molto divertente, gli piaceva scherzare e fare giochi di parole. Era un grande osservatore, curioso di tutto e molto attento ai giovani talenti, alle nuove tendenze, alle nuove tecnologie; gli interessavano persino il rap, lo slam".