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Recovery Fund, le tappe e i piani dei Paesi Ue | Guarda la terza puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa"

L'approfondimento settimanale, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda martedì 2 febbraio. Ospiti del terzo appuntamento Irene Tinagli e Gustavo Piga

Fin dall'inizio della pandemia, le economie dei Paesi europei hanno risentito molto del lockdown e delle chiusure forzate per fermare l'avanzata del coronavirus.

Per questo, l'Unione europea ha deciso di dar vita al Next Generation Eu, spesso indicato come Recovery Fund, uno strumento di ripresa temporaneo da 750 miliardi di euro che consentirà di riparare i danni economici e sociali immediati creati dal Covid. Fulcro del progetto è il Fondo Rrf ("Dispositivo per la ripresa e la resilienza"), il Recovery Fund propriamente detto. Ed è proprio su questi argomenti e su come verranno utilizzate le risorse nei Paesi Ue che verte la terza puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa", il nuovo programma di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo. Ospiti del terzo appuntamento, andato in onda martedì 3 febbraio, Irene Tinagli, presidente della Commissione Problemi economici del Parlamento Ue, e Gustavo Piga, professore di economia all'Università Tor Vergata di Roma.

Next Generation Eu - L'accordo sulla cifra da stanziare per il Next Generation Eu è stato trovato al termine di un lungo Consiglio europeo nel luglio del 2020: dei 750 miliardi 390 sono di contributo a fondo perduto e 360 di prestiti. All’Italia andrà la quota più alta, quasi 209 miliardi di euro, 82 in sussidi e 127 in prestiti. 

 

"E' un piano molto articolato, che ci deve aiutare a far fronte da un lato all’emergenza sanitaria, dall’altro a immaginare una crescita futura e affrontare le sfide del nostro secolo, come la riconversione ambientale. Sono tantissimi gli ambiti di intervento - ambientale, sociale ed economico - che potranno essere sostenuti tramite il programma della Recovery and Resilience Facility e gli altri programmi. Il Recovery è quello più grosso ma i programmi sono tanti", spiega Tinagli.

 

La situazione in Italia - Il nostro Paese dovrà sfruttare le risorse per rilanciare la sua economia. Per farlo deve dar vita a dei programmi economici che rispettano criteri ben definiti. Il Consiglio dei ministri ha approvato la bozza del piano nazionale di ripresa e resilienza inviandolo a Bruxelles. Adesso spetta alla Commissione europea valutarlo. 

 

"L’Europa ha battuto un colpo, c’è stata ed è importante - commenta Piga - Quello che dobbiamo chiederci e se ciò che abbiamo costruito in Italia è condizione sufficiente e la mia risposta da europeista convinto è assolutamente no. Per tre motivi. In primo luogo, al nostro Paese manca la capacità amministrativa che l’Europa le chiede. Capacità non solo di gestire i progetti ma anche quello che verrà dopo. Nel Recovery plan sono stanziati, credo al contrario delle aspettative europee, soltanto 720 milioni per la capacità amministrative, briciole".

 

"In secondo luogo - continua l’economista -, mi sarei aspettato una grande enfasi da parte del governo sull’edilizia e sul Meridione, considerando che dal 2010 ad oggi il crollo di occupazione drammatico è avvenuto al Meridione e nel settore dell’edilizia e ha creato le maggiori disuguaglianze. Non l’ho trovata, mi ha stupito e credo che questo manterrà tensioni sociali molto forti".

 

"Infine - conclude -, dei 200 miliardi di euro stanziati dall’Europa, 130 sono a prestito, di questi 130 quasi il 60%, 75 miliardi circa, non li useremo per fare nuovi progetti ma per finanziarne vecchi per cui avevamo già trovato le risorse sui mercati finanziari italiani. Quindi non genereranno nuovo sviluppo ma un piccolo risparmio di interessi". 

 

Come si stanno muovendo gli altri Paesi? - Quanti soldi arrivano invece agli altri Paesi? In cima alla classifica dei maggiori beneficiari europei c’è la Spagna, che dall’Europa ottiene 162 miliardi, di cui 72 sotto forma di contributi a fondo perduto sotto forma di prestiti agevolati. Subito dopo arrivano Polonia, Francia, Romania, Grecia, Portogallo e la Germania. 

 

Come i Paesi useranno questi fondi? La Germania, che per quasi il totale della cifra ottiene contributi a fondo perduto, ha scelto di destinare i fondi alla rivoluzione green, alla decarbonizzazione, a ridurre il debito pubblico, alla digitalizzazione, alla sanità e alla pubblica amministrazione. La Francia ha come obiettivi principali la rivoluzione green, la decarbonizzazione il rafforzamento delle pmi e la digitalizzazione. La Spagna ha come cavallo di battaglia il prolungamento del reddito minimo vitale, varato in fase di pandemia. E ancora misure a sostegno del lavoro, istruzione, decarbonizzazione dell’economia e misure che vadano a ridurre la disoccupazione giovanile.

 

Lo strumento tecnico di sostegno - Per assistere le autorità nazionali nella preparazione, nella modifica, nell'attuazione e nella revisione dei piani nazionali, è stato invece adottato lo strumento di sostegno tecnico (Tsi, Technical Support Instrument). Approvato dal Parlamento europeo poche settimane fa, disporrà di un bilancio complessivo di 864 milioni di euro nel periodo 2021-2027. Nel testo sono indicate tutte quelle azioni chiave che andranno a essere implementate nei vari stati: dalla digitalizzazione nella pubblica amministrazione alla sanità all'istruzione. E ancora il reinserimento nel mercato del lavoro, le politiche che vadano a migliorare il coordinamento dei sistemi assistenziali, a favorire la lotta contro la corruzione e il riciclaggio e a promuovere lo sviluppo sostenibile, pilastro fondamentale del Recovery.

 

Vaccini e piano per la ripresa - I ritardi dei vaccini impatteranno sul piano per la ripresa? "L'attività economica e produttiva è continuata anche in questi mesi - dichiara Tinagli -. Mi auguro che possa proseguire anche per l’implementazione del piano per la ripresa. E' chiaro che se ci fosse un’accelerazione del piano vaccinale anche la possibilità di realizzare opere pubblichi e investimenti sarebbe accelerata essa stessa. Quindi le due cose dovrebbero andare di pari passo. Prima si esce dall’emergenza sanitaria prima si riesce davvero a ripartire anche economicamente e a sfruttare tutte le opportunità che l'Europa offre". 

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