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Difesa, i passi dell'Ue per rafforzare e incoraggiare la cooperazione

Da un’indagine speciale dell’Eurobarometro su sicurezza e difesa svolta nel 2017, è emerso che il 55% degli intervistati è favorevole alla creazione di un esercito europeo

La Difesa in Ue: i numeri

La Ue non ha un suo esercito e la difesa continua ad essere una prerogativa nazionale, ma negli ultimi anni non sono state poche le iniziative europee concrete per incentivare la cooperazione, stimolare maggiore efficienza e rafforzare la capacità dell’Europa di difendersi. Tutti passi importanti, quest'ultimi, verso uno degli obiettivi indicati dal Parlamento Ue, ovvero quello della nascita di un'Unione europea della difesa. Ma a tal riguardo si fanno necessari un forte aumento degli investimenti e la creazione di un Libro bianco dell'Ue sulla difesa.

Vediamo dunque una breve sintesi di quanto accaduto negli ultimi anni, iniziando da Lisbona

 

Trattato di Lisbona - Entrato in vigore nel dicembre 2009, sancisce la politica Ue comune per la difesa e riconosce il primato della politica di difesa nazionale, includendo anche la partecipazione alla Nato e la neutralità.

 

PESCO (Permanent Structured Cooperation) - La cooperazione strutturata permanente è stata avviata a dicembre 2017. Sono 25 gli stati membri Ue che vi partecipano. Opera su 47 progetti di collaborazione con impegni vincolanti che includono un comando medico europeo, un sistema di sorveglianza marittima, assistenza reciproca nella cyber-sicurezza, squadre di risposta rapida e una scuola di intelligence Ue comune.

 

Giugno 2017 - E’ stato inaugurato il Fondo europeo per la difesa (FED). Per la prima volta il budget Ue viene usato per co-finanziare la cooperazione nella difesa. Il 29 aprile scorso gli eurodeputati hanno deciso di finanziare il fondo con 7,9 miliardi di euro provenienti dal bilancio a lungo termine dell’Unione (2021-2027). Il FED funzionerà dunque da complemento agli investimenti nazionali, offrendo incentivi pratici e finanziari alla collaborazione in ricerca, sviluppo e acquisto di nuovi equipaggiamenti e tecnologie militari. Inoltre, sempre dal giugno del 2017, è stata introdotta una nuova struttura di comando e controllo per migliorare la gestione delle crisi a livello Ue.

 

 

Ue e Nato - La cooperazione è stata rafforzata all’insegna di ben 74 progetti legati a sette aree diverse fra cui la cyber-sicurezza, le esercitazioni comuni e l’anti-terrorismo.

 

Missioni militari e civili - Il finanziamento di quest’ultime è stato reso più efficiente: attualmente l’Ue ha 17 missioni in tre continenti con diversi tipi di mandato e oltre 6mila unità impiegate tra militari e civili. E’ stato infine introdotto un piano per facilitare la mobilità militare in Europa affinché si possa reagire e arrivare nelle zone di crisi più in fretta e più facilmente sia con personale che con equipaggiamenti.

 

Le spese per la difesa - Il creare un’efficiente e organizzata difesa europea è una questione di investimento di spesa, certamente, ma anche di organizzazione e di pianificazione attenta. Vediamo allora i numeri e le percentuali più importanti che ruotano intorno all’ambito della spesa militare in cui gli Stati membri Ue, messi insieme, sono secondi solo agli Stati Uniti:

 

- 2%: è la percentuale del prodotto interno lordo che i Paesi Ue membri della Nato si sono impegnati a spendere per la difesa entro il 2024. L’occasione per esprimere tale intenzione (incoraggiata dal Parlamento Ue) è stata quella del vertice Nato tenutosi in Galles nel 2014;

 

- Sono solo cinque Stati…: quelli che spendono più del 2% nella difesa. E si tratta di: Grecia, Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania;

 

- 26,4 miliardi di euro: è la cifra sprecata ogni anno nelle spese militari a causa di duplicazioni, eccesso di capacità produttiva e ostacoli negli appalti;

 

- Il secondo posto…: si calcola che entro il 2025 la Cina sorpasserà l’Europa, piazzandosi al secondo posto fra chi spende di più nella difesa.

 

Le proposte del Parlamento Ue - Quest’ultimo ha espresso in più occasioni la propria raccomandazione di usare tutto il potenziale racchiuso nel Trattato di Lisbona e dunque di avanzare a lunghi passi verso un’Unione europea della difesa. Le parole d’ordine espresse dal Parlamento europeo sono dunque:

 

- cooperazione;

 

- aumento degli investimenti;

 

- messa in comune delle risorse per creare sinergie a livello europeo e proteggere al meglio i cittadini;

 

- creazione di un Libro bianco dell’Ue sulla difesa quale strumento utile per sostenere il futuro di una politica europea della difesa.

 

Da un’indagine speciale dell’Eurobarometro su sicurezza e difesa svolta nel 2017, sono emerse alcune tendenze interessanti:

 

75%: è la percentuale di europei a favore di una politica di sicurezza e di difesa comune dell’Ue;

 

55%: è la percentuale di coloro che si dicono a favore della creazione di un esercito europeo.

 

Da un sondaggio più recente (marzo 2018), si evince infine che il 68% degli europei vuole che che l’Ue faccia di più in materia di difesa. La stessa percentuale si riscontra anche considerando le risposte dei soli cittadini italiani.

 

L’”Unione” fa la forza - Insomma, la convinzione comune e ormai profondamente radicata in tutti i Paesi europei è che nessuno Stato membro possa far fronte da solo alle minacce della sicurezza. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dato l’impulso per un progetto militare comune nel 2017 e la cancelliera tedesca Angela Merkel - in occasione del suo discorso al Parlamento europeo nel 2018 - ha dichiarato: “Dobbiamo lavorare con la prospettiva di istituire un giorno un vero e proprio esercito europeo”.

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