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Università, essere studenti fuori sede può costare fino a 11mila euro l'anno

L'istruzione universitaria in Italia attualmente è in larga parte sulle spalle delle famiglie: tra affitti, trasporti, tassazione, pasti e materiali didattico, la vita dello studente può essere molto cara. A maggior ragione se sei fuori sede, vista la forte carenza di alloggi pubblici. Lo studio dell’Unione degli Universitari

aula universitaria
ansa

Frequentare l’Università in Italia è sempre più oneroso, sia per gli studenti fuori sede sia per chi decide di rimanere a casa.

A “denunciarlo” è l’Unione degli Universitari, che ha recentemente presentato uno studio - riassunto nei suoi tratti salienti dal portale Skuola.net - che mette nero su bianco l’esborso medio annuo generato dall’istruzione accademica, non solo per ragioni puramente didattiche; un dossier, quello dell'UdU, realizzato analizzando l’evoluzione dei costi universitari negli ultimi anni. Secondo l’associazione studentesca, complessivamente sono ben 17 i miliardi di euro necessari per garantire un’istruzione gratuita a studentesse e studenti nel nostro Paese, cifra ben lontana dagli attuali finanziamenti messi in campo per ciò che concerne non solo la tassazione universitaria, ma anche per trasporti, materiale didattico, device tecnologici e alloggi.

Laurea, quanto mi costi!

L’Italia, dunque, pur essendo agli ultimi posti in Europa per ciò che concerne il numero di laureati - secondo Eurostat siamo penultimi nell’area UE per quanti hanno completato gli studi tra i 25 e i 34 anni: solo il 29% -  spicca tra i primi in termini di costo studio annuo. Ovviamente, il dato è molto variabile, dipendendo soprattutto dallo status dello studente, se “in sede”, abitante “in provincia” o “fuori provincia”. Ma anche da altri fattori, come modalità di spostamento, alloggio, abitudini quotidiane, ecc.

 

Mediamente, però, per mantenere un figlio all’università, le famiglie devono sborsare circa 5.000 euro se lo studente frequenta un corso di laurea nella propria città. Cifra che sale a 5.500 euro per i frequentanti che abitano in provincia e che raddoppia, schizzando a 11.000 euro per gli abitanti fuori provincia che affittano una stanza singola. Costi che includono tasse, materiale didattico, pasti, trasporto (urbano ed extraurbano), affitto e costo di rientro presso la propria residenza.

 

Le tasse universitarie, seppur lievitate, sarebbero il minimo

A incidere pesantemente nel calcolo effettuato anche le rette accademiche, che annualmente pesano mediamente per ciascuna studentessa e ciascuno studente per un quota pari a 1.353,43 euro. Inoltre, secondo il dossier, dal 2004/05 al 2019/20 va registrato un incremento medio delle tasse pari all’88% circa, anche se in modo disomogeneo tra le varie aree del Paese. Al Sud, infatti, l’aumento è stato addirittura del 131,32%, mentre al Nord si assesterebbe al +68,9%; nelle regioni del Centro, invece, l’incremento è stato “solo” del 63,91%. 

 

A tutto questo, poi, va aggiunto il peso del materiale didattico, stimato attorno ai 700 euro (più precisamente 697,60 euro), comprensivi di un PC acquistato al primo anno e ammortizzato nei vari anni di studio. Così come incide notevolmente sul bilancio degli studenti e delle loro famiglie anche il trasporto, con prezzi stimati intorno ai 200 euro l’anno per quello urbano e ai 650 euro per quello extraurbano.

 

Per non parlare dei pasti. Con le coperture assicurate dai fondi pubblici per i pranzi che risultano praticamente assenti. Stessa cosa, in caso di lontananza da casa, per la cena. Salvo i casi di idoneità per l’accesso a borse di studio, infatti, le mense presenti negli atenei non sarebbero sufficienti e le tariffe agevolate sono sempre meno convenienti. UdU stima così un costo medio per pasto pari a 7,50 euro, con gli studenti  “in sede” che spendono annualmente fino a 2.730 euro per mangiare fuori casa, mentre i fuori sede devono mettere in preventivo una spesa che può arrivare fino a 5.460 euro.

 

Fuori sede: l’alloggio è tutto a carico degli studenti

Anche se, ovviamente, la voce più onerosa - per chi non ha la fortuna di frequentare l’università nel luogo di residenza - è quella relativa agli affitti. L’Unione degli Universitari fa notare che il numero di residenze universitarie pubbliche è irrisorio di fronte a un sempre maggiore aumento di “fuori sede” che avrebbero bisogno del servizio. Così i costi degli affitti nelle città universitarie lievitano. Complessivamente, i posti letto messi a disposizione dallo Stato a livello nazionale sono di poco inferiori alle 36.500 unità, a fronte di oltre 764.000 studentesse e studenti che decidono di frequentare un ateneo che non si trova nella propria provincia.

 

A conti fatti, il numero degli alloggi pubblici è inferiore al 5% del fabbisogno, costringendo praticamente la totalità dei ragazzi a rivolgersi al mercato dei privati. Così, circa il 26% della spesa media annua effettuata da un “fuori sede” è solo per il pagamento dell’affitto, arrivando a un costo medio annuo di circa 2.882,53 euro, ma ovviamente nelle grandi città si possono toccare vette ben più alte: ad esempio, a Milano viene stimata una spesa di circa 6.048,00 euro, a Firenze di 4972,80 euro, a Roma di 4704,00 euro, a Bologna di 4536,00 euro.

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