IL DIVIETO SI ESTENDE

Smartphone a scuola, ufficiale lo stop anche alle superiori: cosa dice la circolare di Valditara

Anche per gli studenti più grandi scatta il divieto all'utilizzo dei dispositivi tecnologici personali in ambiente scolastico. L'obiettivo del Ministero è di migliorare concentrazione, apprendimento e benessere degli alunni

17 Giu 2025 - 15:10
 © Ansa

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Stop agli smartphone anche alle superiori: con una nuova circolare firmata dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, arriva un giro di vite sull’uso dei cellulari in classe. Confermando quanto già annunciato nelle scorse settimane.

Dopo aver introdotto il divieto per elementari e medie, il provvedimento si estende ora anche al secondo ciclo di istruzione. E lo fa con un messaggio chiaro: niente telefono, nemmeno per scopi didattici, salvo rare eccezioni. A riportare i contenuti della circolare è il sito Skuola.net.

Via lo smartphone durante le lezioni, per tutti

Nel documento ufficiale, il Ministero dispone il divieto "di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in orario scolastico", rivolgendosi esplicitamente anche agli studenti delle scuole superiori. L’indicazione è netta e non lascia spazio a interpretazioni: lo smartphone resta spento, sia per svago che per compiti assegnati in aula, a meno che non si tratti di casi specificamente previsti.

A cambiare, dunque, saranno anche i regolamenti interni degli istituti. Ogni scuola dovrà aggiornare il proprio patto di corresponsabilità educativa, prevedendo sanzioni per chi non rispetta il divieto. Le modalità esatte saranno stabilite da ciascun consiglio d’istituto, ma l’indirizzo ministeriale è vincolante.

Disabilità, bisogni personali e indirizzi tecnici: ecco le uniche eccezioni

Non mancano però alcune deroghe. Il telefono potrà essere utilizzato dagli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento, laddove lo smartphone rappresenti un ausilio utile e necessario. Sarà ammesso anche in presenza di "motivate necessità personali", da valutare caso per caso.

Un’altra eccezione riguarda gli indirizzi tecnici dell’istruzione secondaria, in particolare quelli legati all’informatica e alle telecomunicazioni, dove l’uso del cellulare potrà essere autorizzato se "strettamente funzionale all’efficace svolgimento dell’attività didattica". Non un via libera generalizzato, ma una concessione mirata.

Tecnologia sì, ma non personale

Nella circolare si precisa che resta comunque possibile utilizzare dispositivi digitali come computer, tablet e lavagne interattive. L’obiettivo non è quello di frenare l’innovazione tecnologica a scuola, ma di separare l’uso educativo delle tecnologie da quello individuale e spesso distrattivo dei dispositivi personali.

Le scuole sono anzi invitate a “sfruttare in maniera ottimale le potenzialità degli strumenti digitali”, ma all’interno di un contesto controllato e condiviso. Il messaggio è chiaro: non è un bando alla tecnologia, ma una regolamentazione dell’uso personale.

Benessere e concentrazione tra i motivi della scelta

Il Ministero motiva l’intervento con un riferimento esplicito a ricerche scientifiche e dati internazionali. Si cita uno studio dell’Ocse che evidenzia l’impatto negativo dei social media sulle prestazioni scolastiche, e un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che descrive i rischi di dipendenza da smartphone, tra cui sintomi da astinenza e isolamento sociale.

A rafforzare l’allarme, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità: oltre il 25% degli adolescenti presenta un uso problematico del cellulare. Dati che, secondo il Ministero, rendono "improcrastinabile" un’azione netta per tutelare salute mentale, rendimento scolastico e qualità della vita degli studenti.

Anche il resto d'Europa è sulla stessa lunghezza d'onda

Nella parte conclusiva della circolare, il ministro Valditara rivela di aver già proposto alla Commissione europea di elaborare una linea comune tra gli Stati membri sul divieto degli smartphone a scuola. La proposta, si legge, ha ricevuto "ampio riscontro". L’Italia, quindi, potrebbe diventare uno dei Paesi promotori di una regolamentazione condivisa a livello continentale.

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