L’Osservatorio sulla sicurezza di Cittadinanzattiva evidenzia problemi cronici che si confermano anno dopo anno. Nonostante gli investimenti, la maggior parte degli edifici scolastici versa in condizioni critiche: circa il 49% non è conforme alle normative antisismiche
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Le scuole italiane continuano a cadere a pezzi, letteralmente: negli ultimi 12 mesi si sono registrati ben 71 crolli con 19 feriti, tra cui nove studenti. Si tratta del dato più alto da quando Cittadinanzattiva monitora questo genere di fenomeni - nel suo annuale rapporto - che, come evidenziato da un’analisi approfondita condotta dal portale Skuola.net, mette sotto accusa la sicurezza dell’ambiente scolastico.
Anche gli infortuni sono in crescita
Un ambiente in cui è possibile farsi male: gli infortuni degli studenti certificati dall’Inail, nello stesso periodo, hanno raggiunto quota 78.365, con un incremento di oltre 7.400 casi rispetto all’anno precedente. In questo caso il dato è in aumento perché nel frattempo sono state introdotte, nei confronti degli studenti, delle tutele aggiuntive rispetto all’anno precedente che quindi hanno fatto lievitare la cifra dei sinistri gestiti dall’istituto. Tornando all’edilizia scolastica, fortunatamente non si è trattato di crolli con cedimenti catastrofici e totali della struttura: altrimenti il conto dei danni riporterebbe probabilmente anche dei decessi.
Anzi, a scuola non si muore più da quel 22 novembre 2008 in cui il 17enne Vito Scafidi perse la vita per il crollo di un controsoffitto che lo travolse. ‘Sfortuna’ ha voluto che quella struttura non abbia retto qualche ora in più, perché se avesse ceduto il sabato pomeriggio invece che la mattina avremmo celebrato l’ennesimo miracolo di San Giuseppe da Copertino, protettore degli studenti.
La mappa dei crolli
Tuttavia fra gli oltre 70 eventi censiti da Cittadinanzattiva continuano in maniera sinistra a comparire fatti simili a quelli che ci hanno portato via Vito: cedimenti di controsoffitti, solai o porzioni di tetto, distacchi di intonaco, cadute di infissi, crolli di muri di recinzione, fino agli schianti di alberi nei cortili.
Il Rapporto evidenzia una distribuzione geografica rispetto alle aree più colpite: Campania (14) episodi, Lazio (9), Lombardia (9), Sardegna (6), Sicilia (5), Toscana (5), Liguria (4), Veneto (4), con altre regioni che registrano episodi più contenuti ma comunque significativi.
Le cause, secondo il Rapporto, sono di natura sistemica: usura di materiali e strutture, carenze di manutenzione ordinaria e straordinaria, tagli agli investimenti per le indagini diagnostiche e lentezza nell’attuazione degli interventi già segnalati dai dirigenti scolastici.
Una bomba a orologeria, insomma, ereditata dal passato. Basti pensare che metà degli istituti è stata costruita nel 1965, anno del boom demografico italiano, quando nacquero circa un milione di bambini.
Gravi lacune sulle misure antisismiche
Ma quegli stessi edifici oggi, in larga parte, non rispondono nemmeno alla normativa antisismica introdotta oltre dieci anni più tardi, nel 1976. Sono quasi la metà (il 49%) delle 39.351 delle scuole attive tra settembre 2024 e settembre 2025 monitorate dal Rapporto a essere manchevoli da questo punto di vista.
E qui si registra il primo livello di criticità: il 46% delle sedi scolastiche si trova in zone ad alta sismicità, e in molte non sono dotate di messa a norma.
Gli interventi per la sicurezza sismica nelle scuole restano, dunque, ancora troppo pochi rispetto all’ampiezza del rischio potenziale. Ad oggi, gli edifici adeguati sismicamente sono 3.386, mentre quelli migliorati dal punto di vista strutturale sono 2.985. In percentuale, significa che soltanto il 4% del patrimonio scolastico ha beneficiato di adeguamenti e il 3,8% di miglioramenti: numeri che faticano a stare al passo con la diffusione del rischio lungo tutto il Paese.
La mappa territoriale rende il quadro ancora più concreto. In Calabria si contano 1.953 edifici in zona sismica 1 e 1.337 in zona 2; in Campania sono 725 in zona 1 e 5.012 in zona 2; in Sicilia 410 in zona 1 e 4.447 in zona 2. Si tratta di migliaia di scuole collocate nelle aree a pericolosità più elevata, mentre la quota di edifici effettivamente messi in sicurezza si attesta intorno al 17%.
Il PNRR ha provato a imprimere un cambio di passo, ma finora non è bastato: 207 nuove scuole finanziate, 894 interventi di manutenzione straordinaria per adeguamento e miglioramento sismico e 441 nuove costruzioni censite in piattaforma. Secondo il Rapporto, queste misure hanno innalzato i livelli di sicurezza in oltre 1.500 edifici scolastici: un passo avanti significativo, certo, ma ancora insufficiente se confrontato con il fabbisogno complessivo.
Le certificazioni di sicurezza sono spesso assenti
Non va meglio sul fronte delle certificazioni che concorrono alla messa in sicurezza. Sul campione censito, l’agibilità è presente in 14.656 casi (37,24%), assente in 23.218 (59%) e non nota in 1.119 (2,84%). Il certificato di prevenzione incendi risulta rilasciato per 13.407 edifici (34,07%), non presente per 22.968 (58,36%) e ignoto per 2.653 (6,74%).
Anche sommando le SCIA, gli edifici con qualche forma di certificazione antincendio arrivano a malapena al 50%. Quanto al collaudo statico, il dato - riferito alle unità strutturali e non agli edifici - indica che, su 77.935 corpi di fabbrica, 42.791 sono collaudati (54,90%), 32.808 non collaudati (42,09%) e 2.336 non noti (2,99%).
Ma se il pericolo più immediato arriva dalle fondamenta, quello legato alla composizione degli edifici non è da meno. Stando, infatti, all’Osservatorio Nazionale Amianto 2021, l’amianto permea ancora i pavimenti e le pareti di ben 2.292 edifici scolastici, pari al 4,3% degli istituti. Tradotto: circa 356.900 studenti e 50.000 membri del personale ogni giorno potrebbero essere esposti a fibre cancerogene, con tutti i rischi che ne derivano.
Dall'amianto una minaccia silenziosa
Ricordiamo che, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, le malattie correlate all’amianto possono avere una latenza fino a 60 anni, con un’incidenza maggiore tra gli uomini. A oggi, le città osservate speciali con il maggior numero di scuole contaminate sono Genova (154 istituti), Milano (89) e Torino (66), ma il fenomeno è diffuso in tutto il Paese.
Tornando alle principali evidenze del Rapporto, anche l’aumento degli infortuni - un preoccupante +10,53% dal 2023 al 2024 - richiede un’analisi approfondita. La percentuale di infortunati tra le studentesse e gli studenti è del 43% (con un incremento del 4,0% tra il 2024 e i primi mesi del 2025 per le studentesse), mentre gli studenti maschi rappresentano il 57% (con un aumento del 1,6%). Tre infortuni su quattro coinvolgono studenti minorenni (sotto i 15 anni).
Studenti e docenti accomunati dagli incidenti
Tra i casi registrati, oltre 2mila sono legati ad attività svolte nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO). Inoltre, il Rapporto segnala un incremento preoccupante delle vittime studentesche - ossia gli studenti deceduti a seguito di incidenti durante la vita scolastica - che sono salite a 13 nel 2024 (di cui uno durante attività PCTO), rispetto alle 12 registrate nel 2023.
Sul fronte del personale docente, le denunce rimangono pressoché stabili, passando da 16.732 nel 2023 a 16.729 nel 2024. A questo si è tentato di porre rimedio con il Decreto legge n.90 del 2025, che istituzionalizza la tutela assicurativa per studenti e insegnanti durante le attività didattiche e parascolastiche, evidenziato dal Rapporto come un passo positivo. Va però detto che il Decreto non risolve le cause strutturali degli incidenti, lasciando ancora irrisolti alcuni problemi fondamentali.