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Scuole chiuse per coronavirus? Corsi di recupero (a distanza) anche d'estate

Secondo Mario Rusconi, presidente ANP Roma e Lazio, anche la chiusura estiva delle scuole potrebbe essere sfruttata per prolungare delle forme di didattica a distanza. Il fine sarebbe quello di far recuperare agli studenti eventuali ritardi, con corsi appositi

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Ansa

La didattica a distanza sta facendo molto per gli studenti. Certo è che l’odierna situazione di emergenza ha causato, in alcune realtà, ritardi che difficilmente potranno essere recuperati entro giugno. Ecco quindi che le scuole si stanno già organizzando con attività pomeridiane di recupero e di approfondimento. Arriva, allora, la proposta dei presidi di ANP di estenderle anche al periodo estivo, senza che però questo comporti il prolungamento dell’anno scolastico. È ormai chiaro, infatti, che gli studenti non torneranno in classe lunedì 6 aprile e che la riapertura delle scuole potrebbe non essere così vicina.

Studio estivo per recuperare il tempo perduto

Per questo, secondo Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi di Roma e del Lazio, potrebbe essere vantaggioso per gli studenti sfruttare i sistemi messi in campo in queste settimane per allestire le lezioni online anche durante la chiusura estiva delle scuole. Naturalmente con quei docenti che si mostreranno disponibili a farlo. Questo per permettere ai ragazzi di ripassare o approfondire le materie più lacunose. “È  importante – ha spiegato Rusconi in un'intervista – che anche durante l’estate ci sia la didattica a distanza. Tra giugno, luglio e agosto, infatti, gli studenti potranno mantenere il rapporto con la scuola. I docenti che vorranno collaborare potranno dare l’input ai ragazzi che poi, con i materiali selezionati a disposizione, andranno avanti da soli con lo studio.” 

 

Ovviamente, tutti potranno sempre sfruttare il materiale online già disponibile: “Potremmo utilizzare anche il sito dell’Indire – continua Rusconi - possiamo inserire lì gli argomenti, divisi per classe e ordine di studio. Dobbiamo creare una sorta di biblioteca del sapere, per i nostri studenti, affinché non vadano a cercare su Internet senza una guida, rischiando di incappare in bufale e fake news. Gli studenti non devono subire il contraccolpo di una situazione mai avvenuta prima dal dopoguerra a oggi”. 

 

Il ministero dell’Istruzione punta sulla didattica a distanza 

Per adesso si tratta di una proposta, ma non è escluso che possa essere accolta dagli istituti. Il ministero dell’istruzione, oltretutto, sta investendo molto nella didattica a distanza: nelle ultime settimane, ha stanziato 85 milioni di euro per il potenziamento della didattica a distanza e 8,2 milioni per sostenere il lavoro dei docenti “animatori digitali”, che promuovono le attività online nelle singole scuole.  La didattica a distanza, ha fatto sapere il ministero dell’Istruzione, ha sinoracoinvolto circa il 94% degli studenti, utilizzando molteplici strumenti, e l’89% delle scuole ha predisposto specifici materiali per gli alunni con disabilità.

 

Secondo una ricerca di Skuola.net pubblicata lo scorso 20 marzo, con il tempo anche la qualità di lezioni e strumenti sta aumentando sempre di più: si diffondono le piattaforme per fare lezione in video-conferenza (come, ad esempio, G Suite e Microsoft Teams) che ormai sono usate, in media, da più della metà degli alunni (59%). Solo il 27% è costretto a usare il registro elettronico (-8% rispetto alla settimana precedente). Poco più di 1 su 10 - dato in ulteriore calo (dal 16% al 12% in sette giorni) – si limita a un confronto col docente tramite mail, chat e social network.

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