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Didattica a distanza: alle superiori la fanno quasi tutti, migliora anche la qualità

Il 94% dei liceali sta svolgendo la scuola da casa con lezioni in videoconferenza. Alle medie più ritardi. Annunciati ulteriori 8,2 milioni per potenziare la formazione a distanza attraverso gli animatori digitali

 didattica a distanza, scuola

La scuola continua a correre per evitare che l'emergenza coronavirus comprometta l’anno scolastico. Studenti e insegnanti, di settimana in settimana, prendono sempre più confidenza con le varie forme di didattica a distanza. Secondo il nuovo report dell'Osservatorio “Scuola a distanza” di Skuola.net – elaborato intervistando oltre 26mila alunni di medie e superiori – più di 9 ragazzi su 10 svolgono regolarmente lezione da casa. Quasi tutti gli altri stanno partendo in questi giorni. Solo una sparuta minoranza dice di essere ancora in attesa di notizie. E per non far sentire lo stacco si cerca, per quanto possibile, di mantenere una parvenza di normalità: per il 44% le lezioni seguono l'orario adottato in classe e per un altro 30% si svolgono in ordine sparso, ma di mattina. Si può dunque affermare senza tema di smentita che, in meno di un mese, la scuola via web è entrata a pieno regime. Non a caso è l’asso nella manica del ministero dell'Istruzione per garantire la prosecuzione dell’anno scolastico. Dopo l’intervento nel decreto “Cura Italia”, che ha assegnato 85 milioni per la didattica a distanza, il MI annuncia l’arrivo di 8,2 milioni di euro per potenziarla attraverso la figura dell’animatore digitale. Ogni scuola riceverà un contributo di mille euro che potrà essere utilizzato per la formazione dei docenti, anche online, su modalità didattiche innovative.

Le parole della ministra Azzolina

“Con questo intervento da 8,2 milioni complessivi - dichiara la ministra Lucia Azzolina - intendiamo sostenere, in un momento di difficoltà e di emergenza come quello che stiamo vivendo, tutte le scuole che, attraverso il lavoro costante degli animatori digitali e dei team per l’innovazione, sono impegnate nelle attività di didattica a distanza. Sappiamo che ci sono situazioni differenti e compito del Ministero sarà supportare tutti in questa sfida: le istituzioni scolastiche, il personale, i docenti. Questo stanziamento è un contributo che si aggiunge agli 85 milioni previsti nel decreto-legge approvato di recente dal Governo per il potenziamento della didattica distanza e del digitale. Tutti gli sforzi che stiamo facendo oggi, anche grazie al grande senso di responsabilità della scuola, li raccoglieremo alla fine di questa emergenza: dobbiamo trasformare questa fase critica in una opportunità per migliorare ancora il nostro sistema di istruzione”.

 

Le piattaforme evolute si fanno strada

I dati della ricerca di Skuola.net testimoniano che il mondo della scuola sta recependo la direzione voluta dal MI, e i sistemi adottati dai docenti si fanno via via più evoluti. Negli ultimi sette giorni assistiamo infatti a un'ulteriore diffusione delle piattaforme per fare lezione in video-conferenza (come, ad esempio, G Suite e Microsoft Teams): ormai le usa, in media, più della metà degli alunni (59%), mentre nella precedente rilevazione si fermavano al 46%. Di conseguenza retrocedono le classi virtuali create con il registro elettronico, decisamente più basiche: solo il 27% è costretto a usare questa modalità (-8% in una settimana). Poco più di 1 su 10 - dato in ulteriore calo (dal 16% al 12%) – si limita a un confronto col docente tramite mail, chat e social network.

 

Le lezioni sono sempre più interattive

Stessa cosa per i contenuti della didattica online: la maggioranza degli studenti (56%) ha dei professori che tengono delle lezioni in diretta video. Qui la crescita è notevole, visto che sette giorni fa era solo il 38% ad assistere alle spiegazioni come se fosse in classe. Calano di netto, dunque, gli alunni a cui vengono solamente assegnati compiti da svolgere a distanza e da correggere assieme ai compagni: erano il 44%, oggi sono solamente il 30%. Appena il 14% non può interagire con i docenti ma riceve solo materiali di approfondimento o spiegazioni 'registrate' (anche qui, però, assistiamo a un miglioramento: -4% in una settimana). Insomma l’auspicio del ministero dell’Istruzione, espresso in una dibattuta circolare di qualche giorno fa, in realtà sta prendendo corpo nella prassi: favorire attività di vera didattica evitando la mera assegnazione di approfondimenti o compiti da svolgere in autonomia a distanza.

 

Le scuole medie sono ancora un passo indietro

Va però detto che stiamo parlando di dati medi. Perché c'è un settore che ancora fa fatica a decollare. Sono le scuole medie, dove la didattica a distanza sta procedendo più a rilento. Mentre alle superiori ci si avvicina a una copertura del 100%, tra gli studenti più piccoli la diffusione dello 'smart learning' si ferma all'82%. Tradotto: per circa 1 ragazzo su 5 la scuola, dopo lo stop alla didattica frontale, non è ripartita (perlomeno come avrebbe dovuto). Ma anche laddove i disagi sono stati inferiori si continua ad arrancare: solo il 48% degli studenti delle medie accede quotidianamente alle piattaforme collaborative di ultima generazione (alle superiori sono oltre 6 su 10). Il resto si deve affidare soprattutto al registro elettronico: lo fa più di 1 su 3.

 

Aumentano verifiche e interrogazioni

Scuole medie in sofferenza anche per quel che riguarda i programmi. Le video-lezioni raggiungono il 43% degli alunni (alle superiori ci si aggira sempre attorno al 60%). Gli altri si devono accontentare di compiti ed esercizi assegnati a distanza (38%) o di lezioni improvvisate dai singoli insegnanti (19%), comunque senza poterli vedere in video. Su un unico aspetto l'intero sistema viaggia compatto: le valutazioni. Continuano ad aumentare interrogazioni e verifiche: le ha già sostenute il 39% degli studenti intervistati, alle medie come alle superiori (in base al report precedente erano appena il 25%). La valutazione degli studenti a distanza si conferma quindi uno degli aspetti più ostici da tradurre in codici, prassi e consuetudini. Ma con la riapertura delle scuole che sembra allontanarsi e un quadrimestre che era iniziato da poche settimane, prima o poi tutti gli studenti dovranno essere valutati.

 

Distanze da colmare anche tra Nord e Sud

Costante, al di là delle apparenze, anche la distanza tra Nord e Sud d'Italia; non tanto sull'effettiva partenza di formule di 'smart learning', quanto sulla gestione delle lezioni. Nel Mezzogiorno stentano ancora a decollare le piattaforme più ricche di strumenti, preferendogli spesso le funzionalità avanzate del registro elettronico; così come il confronto studenti-docenti è poco interattivo e resta limitato allo scambio di esercizi. Quanto basta per non sottovalutare il problema, visto che il 30% degli studenti lamenta ancora disguidi e problemi tecnici che rendono difficoltoso il passaggio dalla didattica frontale a quella 'casalinga'. Senza tuttavia classificare questo ritardo alla voce digital divide: le scuole al Centro-Sud hanno chiuso una settimana dopo e stanno seguendo una curva evolutiva simile a quella che si era osservata nelle regioni coinvolte già nei primi giorni dell’emergenza. È lecito e auspicabile sperare che nella prossima settimana possa proseguire anche qui il trend di miglioramento della qualità della didattica a distanza.

 

I maturandi guardano con fiducia all'esame 

Ultimo capitolo dedicato ai maturandi. La ministra Azzolina ha più volte ribadito che se la didattica a distanza funziona non c’è bisogno di spostare l’esame. E la situazione, a detta degli studenti, non è così disperata. Il 37% di loro è soddisfatto di come procede la preparazione (anche se il merito è attribuito soprattutto allo studio individuale). Il 48%, invece, confessa di essere andato poco avanti con i programmi ma non boccia del tutto il supporto che la scuola gli sta dando. Feedback totalmente negativo solo da parte del 15% dei maturandi: l'8% si sta limitando a ripassare le cose già spiegate in classe, il 7% al momento neanche quello.

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