IL RAPPORTO EUROSTAT

Più di 30 anni per andare a vivere da soli: i giovani italiani lasciano casa 4 anni più tardi rispetto alla media europea

Gli ultimi dati Eurostat ci attestano tra i fanalini di coda nella classifica di indipendenza dei giovani dal nucleo famigliare: peggio di noi fanno solo Slovacchia, Croazia e Grecia

24 Set 2025 - 16:40
 © Istockphoto

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La chiave del nostro declino demografico viene rivelata in gran parte (anche se non totalmente) da questo dato: i giovani italiani lasciano la famiglia d’origine per andare a vivere da soli a 30,1 anni di media. Va da sé che gli anni migliori per la fertilità, da un punto di vista biologico, sono belli che andati…

Confermando un trend ormai stabile da anni e che viene riportato all’attenzione dal portale Skuola.net esaminando l’ultimo rapporto tematico Eurostat - basato su dati del 2024.

Diversamente, la media europea - presa nel suo complesso - è molto più bassa e si aggira intorno ai 26 anni, con i ragazzi dei Paesi nordici che si confermano come i più precoci, lasciando casa mediamente intorno ai 21 anni.

Siamo i più "mammoni" del Vecchio Continente?

Una condizione, questa, che colloca il nostro Paese al quart'ultimo posto in Europa per quanto riguarda l’abbandono del tetto famigliare. Ci lasciamo dietro solo Grecia, Slovacchia e Croazia, dove l’età in cui i giovani si emancipano da mamme e papà si aggira intorno ai 31,3 anni. Mentre la Spagna, con un'età media di 30 anni, si trova appena un gradino sopra.

Inoltre, prendendo a confronto le vicine Francia e Germania, l’affanno dell'Italia emerge in modo evidente: Oltralpe, infatti, l'età media di abbandono del nido genitoriale si aggira intorno ai 23,5 anni, mentre in Germania è di 23,9 anni.

Nord Europa senza rivali

Per non parlare dei paesi del Nord Europa, dove l'indipendenza arriva decisamente prima, in alcuni casi anche con un distacco di oltre dieci anni rispetto ai giovani italiani. In Finlandia, per esempio, si lascia la casa dei genitori mediamente a 21,4 anni, in Danimarca a 21,7, in Svezia a 21,9, mentre in Norvegia l'indipendenza arriva a 22,7 anni.

Leggermente più alta, ma comunque inferiore rispetto alla nostra, è l'età media nell'Est Europa, dove, dopo appena un quarto di secolo, i giovani si avventurano verso l'autonomia: è il caso della Repubblica Ceca (25,8 anni), della Polonia (26,7 anni) e dell'Ungheria (27,1 anni). E, volendo individuare delle tendenze generali, si può notare come l'età media aumenti progressivamente man mano che ci si sposta verso il Sud del Vecchio Continente.

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Cosa c'è alla base di questa attesa?

Le cause di questo distacco, come già accennato, sono diverse ma risentono soprattutto del quadro socio-economico: i costi per le abitazioni e il tardivo ingresso dei giovani nel mondo del lavoro sicuramente contribuiscono a creare barriere naturali contro l’emancipazione.

Ci sono poi paesi, come la Francia, che si sono posti come obiettivo quello di favorire la fuoriuscita dei figli dal nucleo familiare quanto prima possibile e hanno posto in essere politiche in tal senso, come sostegni economici destinati ai giovani per pagarsi un affitto.

In Danimarca, invece, anche se il costo degli affitti è molto elevato in relazione al reddito, gli studenti universitari ricevono una sorta di stipendio per mantenersi se vivono da soli.

Servirebbero politiche sociali specifiche

Il dato italiano quindi non sorprende: da noi misure del genere mancano totalmente e l’età media in cui i ragazzi conseguono un titolo di studio universitario - peraltro appannaggio appena del 30% della nostra popolazione under 35 - è di 27 anni, per la laurea di secondo livello, quella a cui la stragrande maggioranza degli studenti mira per ottenere un lasciapassare più vantaggioso nel mondo del lavoro.

Le politiche per contrastare la denatalità dovrebbero partire proprio da qui. Infatti, premesso che i tassi di crescita demografici non sono solo collegati alla natalità ma risentono anche di altri fattori, come i flussi migratori e l’età media attuale della popolazione, c’è comunque una forte correlazione tra l’età in cui si esce da casa e la possibilità di un paese di perdere (o addirittura guadagnare).

Le previsioni delle Nazioni Unite stimano un calo totale della popolazione europea da qui al 2100 di oltre 150 milioni di persone. E i paesi che terranno meglio, guarda caso, sono soprattutto quelli in cui si esce da casa prima di altri. 

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