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Elezioni Politiche 2022, la Generazione Z è alla ricerca di un partito e di un leader che la rappresenti

Lo "scollamento" tra la politica e gli elettori si conferma anche tra i più giovani: il 34% non si sente rappresentato, il 44% non vede un vero leader. Ma vogliono comunque dettare la loro agenda al prossimo governo: lavoro, diritti civili, ambiente le priorità

Elezioni Politiche 2022, la Generazione Z è alla ricerca di un partito e di un leader che la rappresenti<br />
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Chi è il leader politico di riferimento per la Generazione Z? Il "Signor Nessuno".

Infatti, ben il 44% dei giovani non riconosce il physique du rôle dello statista ideale in nessuno degli attuali front man dei partiti presenti attualmente sulla scena. A evidenziarlo un sondaggio del portale studentesco Skuola.net, su un campione di 1.568 ragazze e ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Tutto questo, nonostante lo sforzo di parlare ai giovani sbarcando su una delle piattaforme più popolate dagli appena maggiorenni, cioè TikTok, strategia comune a più di un protagonista politico.

 

Nessun leader convince, tranne poche eccezioni

Qualcuno che indica un nome, però, c’è. Svelando così che, per l’elettorato più giovane, sembra esserci un uomo solo al comando in termini di fiducia: è Giuseppe Conte che, con il 16% dei consensi, come minimo doppia tutti gli altri contendenti. Ancora più d’impatto è il personaggio che occupa la seconda posizione: si tratta di Emma Bonino, che però si deve accontentare dell’8% delle preferenze. Mentre il terzo gradino del podio è una questione a tre, con Giorgia Meloni, Enrico Letta e Carlo Calenda appaiati al 6% dei voti. Tutti gli altri, praticamente non pervenuti, si fermano al massimo a quota 3%.

 

I partiti più "vicini" alla GenZ

Dinamiche un po’ diverse, ma non troppo, per quel che riguarda i partiti che si stanno contendendo lo scettro e le intenzioni di voto. Fermo restando che, anche in questo caso, il 34% dei giovani intervistati non si esprime a riguardo. Ma se si considerano i “voti utili”, al primo posto svetta il Partito Democratico, seppur solo con l’11% dei consensi. Alle sue spalle, all’8%, un altro trittico: Movimento 5 Stelle, Azione e +Europa (confermando l’apertura di credito che Emma Bonino e soci hanno tra i ragazzi). Un gradino sotto, troviamo il grande favorito secondo i sondaggi multigenerazionali, ovvero Fratelli d’Italia, che però non va oltre il 7%. Il resto quasi non conta. Alcuni esempi? Sinistra Italiana è al 4%, Forza Italia e Lega sono entrambe al 3%, Italia Viva, Impegno civico e Articolo Uno al 2%.

 

Il "programma" dei giovani elettori

Ma i ragazzi non hanno solo gusti politici diversi rispetto alle altre fasce d’età. Hanno anche una loro “agenda”, che si discosta abbastanza da quella degli adulti. E che, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, non si polarizza solo su capitoli che li riguardano da vicinissimo. Lo dimostra il fatto che, in cima alle priorità su cui secondo la GenZ si dovrebbe focalizzare il prossimo Governo, al fianco dei prevedibili temi legati al Lavoro (salario minimo, occupazione giovanile) c’è una richiesta di attenzione verso i Diritti civili e le questioni etiche (Ddl Zan, Ius Scholae, Fine vita, ecc.) nonché un richiamo alla tutela dell’Ambiente: per 4 intervistati su 10 sono tutti passaggi che dovrebbero avere la stessa importanza.

 

A seguire, emerge l’esigenza di una riforma strutturale del sistema scolastico: a chiederla è un quarto dei giovani (25%). Molto sentito anche il problema del debito pubblico: per il 17% bisogna fare del tutto per ridurlo in tempi rapidi. Mentre per 1 su 10 il programma del Governo che verrà dovrebbe concentrarsi anche sulla riforma del sistema sanitario pubblico, sulla riduzione della burocrazia, sulla lotta all’evasione fiscale e su interventi per attirare investimenti in Italia.

 

Le priorità per la scuola e il post diploma

Ovvio però che, trattandosi di una platea composta prevalentemente da studenti, ai temi dell’istruzione e della formazione sia stata dedicata una sezione specifica del sondaggio. Se non altro perché ci si trova al cospetto di osservatori privilegiati. Parlando di scuola, per gli under 26, i tasti su cui il nuovo Governo dovrebbe spingere di più sono: una revisione del modello didattico (25%), far sì che si venga preparati al mondo del lavoro sin dall’età scolastica (21%), migliorare gli standard di qualità e formazione della classe docente (20%). Mentre, sul fronte post diploma, ai più sarebbe molto gradito che il prossimo Esecutivo facesse qualcosa sulla Ricerca, aumentando i fondi per arginare la “fuga dei cervelli” (22%), sul Diritto allo studio, individuando più risorse per i meno abbienti (20%), sulle Politiche attive per il lavoro, guidando molti più giovani verso la prima occupazione (15%).

 

Il Reddito di Cittadinanza piace, ma non a tutti

Per concludere, è sembrata opportuna una considerazione su due misure politiche molto dibattute negli ultimi tempi, una attuata e una proposta, etichettate come “pro giovani”: il Reddito di Cittadinanza e la “Dote” in denaro per i 18enni. Entrambe, si scopre, trovano il supporto pieno di un giovane su 2. E la dote potrebbe raccogliere ulteriori consensi se fosse destinata solo ai giovani che hanno progetti da sviluppare (17%) o se fosse finanziata in una maniera diversa rispetto al ricorso alla patrimoniale (8%).

 

“Anche per i giovani elettori, alcuni dei quali per la prima volta chiamati alle urne, sarà complicato trovare uno schieramento o un leader politico che li rappresenti pienamente. E non perché siano disinteressati alla politica - solo il 14% si riconosce in questa affermazione - ma probabilmente perché fanno fatica a ritrovarsi nell’attuale proposta politica: quasi la metà non si riconosce in un leader politico e uno su 3 in un partito. Giovani che, dal prossimo Governo, vorrebbero essenzialmente tre rivoluzioni: un mondo del lavoro capace di includerli con stipendi e stabilità degni di questo nome, una società capace di rispettare l’ambiente e il riconoscimento dei diritti civili. Il che passa ovviamente per una scuola in cui venga rivoluzionata la didattica, il cosa e come si impara, la connessione col mondo del lavoro e la qualità dei docenti. E per un’università capace di sostenere i meno abbienti, con il diritto allo studio, evitando parallelamente che i nostri migliori “cervelli” vadano all’estero. Chi saprà toccare questi tasti, probabilmente, riuscirà a convincere i giovani ad accordargli la propria fiducia”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

 

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