Risultati molto incoraggianti da una sperimentazione svolta dall'Università di Milano. Matteo Passerini (Unimi): "Abbiamo messo un mattoncino, però la strada è ancora lunga"
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Arriva dai virus una speranza contro il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, cioè quelle infezioni provocate da batteri che non rispondono al trattamento con antibiotici, una delle principali emergenze sanitarie attuali.
La terapia fagica vede infatti l'utilizzo di virus, anche detti fagi, selezionati e ingegnerizzati per combattere le infezioni batteriche e ha dato risultati molto incoraggianti nella sperimentazione effettuata su una donna di 78 anni, svolta da Matteo Passerini dell'Università di Milano e dai suoi colleghi dell'ospedale Sacco di Milano, dell'Università di Pisa e di quella americana di Yale.
"La strada è ancora lunga, però noi abbiamo messo il nostro mattoncino", dice Passerini. Il ricercatore partecipa al convegno di quattro giorni organizzato a Roma dalla Fondazione Inf-Act e dall'Istituto superiore di sanità dedicato proprio alle sfide del futuro. La sperimentazione è stata resa possibile, infatti, dal progetto Inf-Act nato dopo l'esperienza della pandemia di Covid-19, un partenariato esteso coordinato dalla Fondazione e finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca nell'ambito del Pnrr con 114,5 milioni di euro.
"La paziente sulla quale abbiamo sperimentato il farmaco aveva una condizione abbastanza comune cioè un'ulcera alle gambe cronicamente colonizzata da un batterio che non permetteva la guarigione nonostante gli antibiotici", commenta Passerini.
I ricercatori sono partiti raccogliendo campioni dalla paziente che hanno permesso di isolare il batterio responsabile, e hanno poi testato diversi virus per individuare quello migliore per eliminarlo. La procedura ha richiesto in tutto qualche mese. "La procedura è ancora abbastanza complessa sicuramente non è veloce e non è per tutti, ci sono tanti passaggi che devono ricevere la luce verde per permettere poi il trattamento", sottolinea il ricercatore dell'ateneo milanese.
La terapia fagica non è, comunque, l'unica opzione disponibile per combattere la resistenza agli antibiotici. "È una delle linee di ricerca, è giusto avere entusiasmo, ma bisogna anche mantenere aperte tutte le altre opzioni, come le immunoterapie o l'uso di enzimi contro i batteri", commenta Passerini.
Si tratta di un fenomeno che si accade quando i farmaci utilizzati per contrastare i batteri, ovvero gli antibiotici, non sono efficaci. Alcuni batteri sono per natura resistenti a specifici antibiotici, mentre altri lo diventano grazie a mutazioni del DNA, che rendono inefficaci farmaci abitualmente impiegati per contrastarne la proliferazione. Le infezioni provocate da batteri resistenti, che spesso insorgono e si diffondono specialmente nelle strutture sanitarie e negli ospedali, sono difficili da curare e hanno maggiori probabilità di causare complicanze e, in alcuni casi, anche il decesso del paziente.