LA RUBRICA DI TGCOM24

Il medico consiglia ... la terapia Iniettiva funzionale

A Tgcom24 il contributo del dottor Paolo Casoni, Medico Chirurgo specializzato in Chirurgia Generale, Oncologia Clinica e Chirurgia Vascolare e Direttore dell’Unità di Flebologia Avanzata presso la Clinica Quirón Salud di Marbella, in Spagna 

17 Set 2025 - 12:09
 © Ufficio stampa

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Il professor Paolo Casoni, Medico Chirurgo specializzato in Chirurgia Generale, Oncologia Clinica e Chirurgia Vascolare e Direttore dell’Unità di Flebologia Avanzata presso la Clinica Quirón Salud di Marbella, in Spagna, è titolare di un brevetto farmacologico assegnato in Italia, Europa e Stati Uniti sulla modulazione dell’infiammazione cronica di basso grado, con applicazioni in flebologia, geriatria e medicina rigenerativa. Abbiamo chiesto al dottor Casoni di spiegare che cos'è la terapia iniettiva funzionale da lui brevettata, come funziona e chi ne può beneficiare. 

Buongiorno Professore, partiamo da una domanda molto sentita, soprattutto dalle donne: che legame c’è tra cellulite, ritenzione idrica e problemi di circolazione venosa o linfatica?

Cellulite, ritenzione idrica e problemi circolatori sono strettamente interconnessi. La cellulite non è solo un inestetismo, ma riflette alterazioni microvascolari e infiammatorie croniche. La disfunzione degli sfinteri precapillari porta a stasi, ipossia e fibrosi del tessuto adiposo, con ispessimento dei setti fibrosi e protrusione del grasso nel derma. L’insufficienza venosa contribuisce alla ritenzione idrica tramite aumento della pressione capillare e trasudazione nei tessuti. Anche il sistema linfatico può essere coinvolto, aggravando l’edema. Le donne sono più predisposte per la struttura del tessuto adiposo gluteo-femorale e la debolezza dei setti fibrosi. È fondamentale la valutazione vascolare mediante eco color Doppler dinamico per lo studio del macrocircolo venoso (reflussi), associato all’ecografia del tessuto adiposo per misurarne spessore e consistenza. Quest’ultimo aspetto è utile soprattutto nel follow-up per monitorare l’evoluzione o la risposta ai trattamenti. La cellulite può essere parte di un disordine sistemico, associato a insulino-resistenza e obesità.

Spesso la cellulite viene considerata solo un inestetismo: cosa ci dice invece la medicina funzionale sulle sue vere cause? 

La medicina funzionale interpreta la cellulite non come un semplice difetto estetico, ma come il segnale di uno squilibrio sistemico. Le vere cause risiedono in una combinazione di disfunzioni circolatorie, infiammazione cronica di basso grado, alterazioni ormonali e accumulo di tossine nel tessuto connettivo. Una microcircolazione inefficace rallenta il drenaggio linfatico, favorendo ritenzione idrica e ipossia locale. Questo ambiente stimola la fibrosi e l’ipertrofia degli adipociti, con danno progressivo alla matrice extracellulare. Fattori come insulino-resistenza, stress ossidativo, alimentazione pro-infiammatoria e sedentarietà aggravano il quadro. Per la medicina funzionale, quindi, la cellulite è un segnale di disordine metabolico e infiammatorio, e va trattata con un approccio integrato: miglioramento della circolazione, depurazione dei tessuti e riequilibrio ormonale e stile di vita anti-infiammatorio. 

Quali sono i segnali "silenziosi" che ci indicano che un disturbo estetico come la cellulite può nascondere una disfunzione più profonda del sistema circolatorio? 

Alcuni segni sottili ma significativi possono rivelare che la cellulite è solo la manifestazione esterna di un disturbo sistemico. Tra questi:

• Pesantezza e gonfiore alle gambe, soprattutto serale o stagionale

• Teleangectasie e varici iniziali, spesso trascurate

• Tessuti freddi, fibrosi o dolenti alla palpazione, anche in assenza di dolore franco

• Ritenzione idrica persistente, nonostante dieta e attività fisica

• Risposta insoddisfacente ai trattamenti estetici, con rapida recidiva 

Ma oltre allo studio emodinamico (eco-color Doppler) e morfologico (spessore e consistenza del tessuto adiposo), oggi è fondamentale un approccio più ampio:

• La valutazione dello stress ossidativo (con una semplice goccia di sangue) permette di misurare il livello di radicali liberi e la capacità antiossidante dell’organismo, rivelando squilibri nascosti.

• La valutazione nutrizionale e metabolica aiuta a capire se il nostro metabolismo — una vera orchestra sinfonica — sta “suonando fuori tono”.

• È spesso necessario indagare gli equilibri ormonali, fondamentali nel regolare la distribuzione del grasso, la ritenzione idrica e la risposta infiammatoria.

Ecco perché molte terapie estetiche falliscono: si tratta di sintomi esterni di uno squilibrio interno che va riconosciuto e corretto con un approccio funzionale, personalizzato e integrato. 

Lei ha brevettato una terapia iniettiva funzionale in grado di modulare l’infiammazione cronica di basso grado. Che cos’è esattamente questa infiammazione “invisibile”? Perché è così importante contrastarla?

L’infiammazione cronica di basso grado, detta anche “invisibile”, è una condizione persistente, silente ma insidiosa, in cui il nostro sistema immunitario resta attivato in modo anomalo, producendo citochine infiammatorie che danneggiano progressivamente i tessuti, i vasi, il metabolismo e il sistema ormonale. È il terreno comune su cui si sviluppano molte problematiche moderne: cellulite resistente, vene varicose, capillari fragili, gonfiore addominale, stitichezza ostinata, ma anche stanchezza cronica, insulino-resistenza e invecchiamento precoce. Per questo ho sviluppato e brevettato una terapia iniettiva funzionale, riconosciuta in Italia, negli Stati Uniti e attualmente in fase di approvazione europea. Si tratta di un impiego innovativo di un farmaco noto, usato a concentrazioni significativamente ridotte, che si è dimostrato capace di modulare l’infiammazione cronica senza effetti collaterali, in modo efficace e indolore.

La sua azione non si limita al sintomo, ma lavora in profondità, aiutando l’organismo a ritrovare l’equilibrio del proprio sistema molecolare, ormonale e cellulare. Come in una sinfonia, quando tutti gli strumenti — metabolismo, microcircolo, sistema immunitario, equilibrio intestinale e ormonale — tornano a essere accordati, il corpo risponde con un benessere clinico percepibile e progressivo. La chiave è semplice ma potente: se le nostre cellule vivono in un ambiente sano, anche noi stiamo bene. Non basta spegnere un sintomo: occorre ripristinare le condizioni ottimali per la vita cellulare. Solo così, al di là della cellulite o di un gonfiore addominale, possiamo vivere meglio, più sani e più a lungo. 

In cosa consiste la sua Terapia Iniettiva Funzionale e che vantaggi offre rispetto ai trattamenti estetici tradizionali?

La Terapia Iniettiva Funzionale (TIF) è un trattamento brevettato in Italia, negli Stati Uniti e in fase di estensione in Europa. Si basa sull’utilizzo sistemico di un principio attivo già noto, riformulato in modo originale e somministrato preferibilmente per via endovenosa, ma anche per via sottocutanea. È in corso di sviluppo un’estensione del brevetto per l’applicazione transdermica, ancora in fase di ricerca, che apre a interessanti prospettive future. Questa terapia non agisce come sclerosante né provoca danni ai tessuti vascolari: modula l’infiammazione cronica di basso grado, stimola il sistema immunitario e migliora la funzionalità endoteliale, intervenendo in profondità. A differenza dei trattamenti estetici tradizionali, che agiscono solo localmente e sintomaticamente, la TIF lavora a livello sistemico, migliorando:

• la microcircolazione,

• la qualità del tessuto adiposo e cutaneo,

• la mobilità articolare,

• la risposta immunitaria (riducendo citochine infiammatorie e CRP),

• i sintomi associati a condizioni croniche come cellulite, insufficienza venosa, psoriasi, dolori osteoarticolari, stitichezza e gonfiore addominale.

La TIF riporta armonia all’organismo, come una sinfonia in cui ogni strumento — metabolismo, sistema immunitario, ormoni, microcircolo, matrice extracellulare — torna accordato. Il risultato è un benessere clinicamente misurabile: migliore qualità della vita, minore infiammazione, pelle più vitale e maggiore resistenza a infezioni stagionali. L’obiettivo non è semplicemente trattare la cellulite — che è spesso solo la punta dell’iceberg — ma ristabilire la salute cellulare profonda, perché quando le nostre cellule vivono in un ambiente sano, viviamo meglio e più a lungo. 

Quali effetti concreti ha la terapia sul microcircolo, sulla qualità della pelle e sulla salute vascolare?

La Terapia Iniettiva Funzionale agisce in modo sistemico e intelligente: non forza il corpo, ma lo stimola a rigenerarsi. Il primo bersaglio è l’endotelio — la parete interna dei capillari e delle vene — che rappresenta un vero laboratorio biologico dinamico, ancora poco esplorato, ma capace di influenzare profondamente l’infiammazione, la nutrizione dei tessuti e il benessere cellulare. Attraverso questa stimolazione mirata, si attiva una risposta molecolare e immunitaria che favorisce la modulazione dell’infiammazione cronica di basso grado e crea un  ambiente più sano per le cellule. E quando le cellule vivono in un terreno fertile, libero da tossine e ben ossigenato, non solo sopravvivono, ma migliorano le funzioni dell’organo a cui appartengono. La pelle è il primo testimone visibile di questo cambiamento: migliora il tono, l’elasticità, il microcircolo e la texture. Ma la vera forza della terapia si manifesta anche dove non si vede subito, come nelle articolazioni, spesso sede silente di infiammazioni croniche. I pazienti riferiscono riduzione del dolore, maggiore mobilità e un senso di leggerezza generalizzata. Anche il tessuto adiposo, un tempo considerato solo come “deposito”, oggi dimostra, se opportunamente stimolato, una sorprendente capacità di rispondere in modo benefico, contribuendo a rimodellare e detossificare i tessuti. In sintesi: la Terapia Iniettiva Funzionale non cura un sintomo, ma migliora l’ambiente in cui le cellule vivono. E quando le cellule stanno bene, tutto l’organismo sta meglio — anche se non sempre ce ne accorgiamo subito. 

Può spiegarci il concetto di “rimodellamento senza distruzione” alla base della tecnologia HIFU Sonovein®?

È una domanda molto importante, grazie per averla posta. Il termine HIFU (ultrasuoni focalizzati ad alta intensità) viene spesso associato all’estetica, dove alcune apparecchiature sfruttano gli ultrasuoni per tonificare i tessuti lassi, migliorando la texture cutanea. Ma non è questo il caso della tecnologia HIFU Sonovein®, di cui siamo — al momento — l’unico centro in Italia a disporre per il trattamento non invasivo delle vene varicose. Nel nostro ambito, HIFU viene utilizzato in flebolinfologia per trattare le vene safene e altri assi venosi principali, senza tagli, aghi o ablazione termica. Parliamo quindi del macrocircolo, i “tubi” principali che trasportano il sangue refluo al cuore, e che nella medicina tradizionale vengono solitamente asportati o chiusi in modo definitivo. La vera rivoluzione è questa: grazie a HIFU possiamo rimodellare la vena senza distruggerla, agendo selettivamente dall’esterno su punti di reflusso, riducendone il calibro e migliorandone la funzionalità, preservando la struttura vascolare. È un approccio emodinamico, non occlusivo e non invasivo.

Questa visione si integra perfettamente con quanto abbiamo detto finora sul microcircolo: se il grande sistema venoso funziona correttamente e drena bene, anche i piccoli capillari — e i tessuti che li circondano — ne traggono immediato beneficio. Il nostro corpo è una rete complessa e meravigliosamente interconnessa. Pensare di trattare un segmento isolato, ignorando il resto, è un errore. Serve una visione integrata, che superi i confini della medicina iper-specialistica e recuperi un’intelligenza sistemica, dove ogni intervento, piccolo o grande, è parte di un equilibrio generale. L’HIFU in flebologia rappresenta il futuro della cura delle vene varicose: preciso, indolore, conservativo. Un approccio nuovo, ma perfettamente coerente con la nostra idea di medicina: curare senza togliere, stimolare senza distruggere, integrare senza dividere. 

Quanto contano alimentazione, movimento e stile di vita per potenziare l’efficacia della terapia e prevenire la recidiva? Esistono errori comuni che peggiorano la situazione e che si possono evitare facilmente?

Contano moltissimo. E non si tratta solo di potenziare una terapia, ma di proteggerne i risultati nel tempo, come si fa con un bene prezioso. Spesso si parla di “recidiva” riferendosi esclusivamente al ritorno delle vene varicose, ma è corretto ampliare il concetto: la vera recidiva è la perdita di una condizione di equilibrio e salute conquistata, quando si ritorna — inconsapevolmente — allo stesso stile di vita che ha favorito l’insorgenza del problema. Nel caso delle vene varicose, i dati ci dicono che la recidiva colpisce fino al 50% dei pazienti, indipendentemente dalla tecnica utilizzata. È quindi evidente che non parliamo solo di “fallimento terapeutico”, ma dell’evoluzione naturale della malattia varicosa. E più si distrugge il sistema venoso, più l’organismo tende a difendersi generando nuove vie collaterali. Da qui nasce il nostro principio guida: in flebologia, less is more. Intervenire solo dove necessario, con rispetto del patrimonio venoso, significa offrire al corpo le migliori possibilità di adattarsi e mantenere risultati duraturi. Ma per farlo serve una medicina che non si fermi al trattamento, bensì che insegni al paziente a sostenere il risultato con scelte quotidiane consapevoli. Gli errori più comuni? La sedentarietà, l’alimentazione infiammatoria, la disidratazione, la mancanza di attenzione posturale e l’abitudine a trascurare i segnali del corpo. Bastano piccole correzioni quotidiane — camminare regolarmente, idratarsi, alleggerire l’intestino, respirare profondamente, nutrirsi in modo antinfiammatorio — per fare una grande differenza. Perché la vera terapia non finisce con una procedura: inizia con la responsabilità condivisa del mantenimento del benessere. 

Quali sono i criteri per capire se una persona è un buon candidato per la sua terapia? Ci sono controindicazioni? 

In linea di principio, tutti siamo potenzialmente candidati, perché la Terapia Iniettiva Funzionale nasce per modulare l’infiammazione cronica di basso grado, una condizione silente che accompagna molte problematiche moderne, anche quando non ci sono sintomi evidenti. Ma poiché questo concetto è ancora difficile da comunicare in modo diretto, è utile individuare alcune situazioni cliniche più comprensibili. Il candidato ideale è il paziente che presenta:

• inestetismi vascolari come capillari evidenti (telangectasie),

• varici reticolari iniziali,

• pesantezza o gonfiore agli arti inferiori,

• oppure i primi segni di cellulite o lipedema.

Nei casi più avanzati di lipedema o cellulite strutturata, il trattamento può essere potenziato integrando una terapia specifica all’interno del tessuto adiposo, per favorire una lipolisi chimica mirata (intralipoterapia), con farmaci sicuri e ben studiati. La terapia è ben tollerata, indolore e priva di effetti collaterali significativi. Le controindicazioni sono poche, e riguardano perlopiù condizioni cliniche acute, allergie specifiche o situazioni particolari da valutare caso per caso. In definitiva, più che selezionare il paziente, è importante ascoltarlo, valutarlo globalmente e costruire un percorso terapeutico integrato, dove la medicina estetica, funzionale e vascolare collaborano per ristabilire equilibrio e benessere.

Alla Ippocrate Vein Academy curate non solo sintomi, ma l’intero equilibrio circolatorio: perché oggi è fondamentale questo approccio integrato?

Perché il corpo umano non è un insieme di compartimenti stagni, ma un sistema complesso dove ogni parte comunica con l’altra. Curare un sintomo isolato senza comprenderne le connessioni significa spesso inseguire effetti, non cause. L’approccio integrato è la medicina del presente, non del futuro. È la capacità di leggere l’organismo come un’orchestra, un ecosistema o un insieme di culture diverse che devono convivere in armonia. Solo così si può ripristinare davvero l’equilibrio — quello circolatorio, ma anche metabolico, immunitario, ormonale. Integrare non è un’opzione: è un dovere etico e scientifico, perché la salute non è un singolo parametro, ma un'armonia che va continuamente protetta e nutrita. 

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