il calcio nella bufera

La memoria corta di Moratti (e gli altri)

Di Alberto Catalano

19 Nov 2012 - 20:09
 © SportMediaset

© SportMediaset

Il calcio è di nuovo nella bufera. Tra poche ore sarà tempo di Champions League eppure a tenere banco sono le polemiche che hanno fatto seguito all’ultima giornata di campionato. Polemiche che hanno dimostrato come, ancora una volta, a dare il cattivo esempio siano (quasi) sempre i vertici, i presidenti, i “boss”.

Un giorno vittime, il giorno dopo professori, tanto sono vogliosi di impartire lezioni dall’alto di quella moralità in realtà persa da anni. Hanno costanti vuoti di memoria che impediscono loro una seria autocritica; ai protagonisti in questione manca quel minimo senso del pudore che eviterebbe loro figuracce di dimensioni bibliche. Inter-Cagliari (bella partita, ma chissenefrega) era finita da venti minuti quando Massimo Moratti, ai microfoni di Mediaset Premium, rievocava Calciopoli “dimenticandosi” che il suo club, l’Inter, di Calciopoli è stata una grande protagonista.

L’Inter fu salvata dall’accusa di illecito sportivo (“Molteplici tentativi di utilizzare i rapporti con i designatori per condizionare il settore arbitrale”) solo grazie alla prescrizione; prescrizione alla quale l’Inter, chissà perché?, non ha mai rinunciato. A mettere una pezza alla “dimenticanza” nerazzurra ci ha pensato la Juventus pubblicando la relazione del procuratore Stefano Palazzi sul proprio sito internet. Evviva, champagne, finalmente qualcuno che ricorda a qualcun altro chi è e da dove viene. Tutto giusto, quindi? Macchè.

A ricordare a Moratti che tacere, a volte, è un dovere, ci ha pensato proprio la vincitrice dell’oscar come miglior attrice protagonista del kolossal Calciopoli, non il Chievo o la Sampdoria. Ma come, eviti la serie C per grazia di Dio e poi vai a ricordare agli altri che, in passato, sono stati un po’ troppo discoli? Anche a Torino, evidentemente, hanno la memoria sotto i livelli di guardia e il pudore sotto i tacchi delle scarpe.

Per fortuna c’è il Milan, direte voi. Macchè. Il Milan, dalla vicenda Calcioscommesse di trent’anni fa, a Calciopoli, passando per lo scandalo passaporti, non ha voluto mancare nemmeno un appuntamento con la giustizia sportiva. Manco uno per sbaglio. Eppure ama mettersi in cattedra con la lavagna alle proprie spalle e il gessetto rosso tra le mani per evidenziare le malefatte altrui. “Moratti parla, ma un mese fa nel derby l’Inter è stata avvantaggiata, il Milan svantaggiato, e noi non abbiamo protestato” ha dichiarato Adriano Galliani.

Moratti ha ribattuto con un bel “chissenefrega”, ma noi non possiamo non ricordare i piagnistei dell’ad rossonero per il gol annullato a Montolivo e, soprattutto, ricordiamo bene Massimiliano Allegri ai microfoni di Sky nel dopo partita: “Scusate, sono dieci minuti che parlo, mi avete fatto cinquanta domande, ma dell’arbitro non mi dite niente? Avete visto cos’è successo stasera?”. Da quel momento in poi, cinque minuti di fazzoletti e lacrime amare. Il vittimismo sopra di tutto, l’onestà intellettuale sotto il tappeto.

Bene bene, direbbe Stramaccioni. E adesso, una volta evidenziato come nessuno (o quasi) abbia il diritto di protestare, che fare? Visto che la libertà di espressione non si può toccare, non resta che una elegante censura. Lasciamo che Moratti (stra)parli di complotti, che Agnelli (stra)parli di giustizia sportiva da riformare e che Galliani (stra)parli di… Muntari. Registriamo le loro parole, mandiamole anche in onda e pubblichiamole sui giornali, ma per favore non diamo loro troppa importanza. Recitano una parte. E la recitano pure bene…

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri