esulta la maggioranza

Regionali in Sardegna, la Consulta: "La decadenza della presidente Todde fu illegittima"

Nel mirino alcune spese tenute durante la sua campagna elettorale. La governatrice: "Hanno provato ad affossarmi ora avanti a testa alta"

15 Ott 2025 - 15:56
Alessandra Todde © Ansa

Alessandra Todde © Ansa

Alessandra Todde resta presidente della Regione Sardegna. Secondo la Consulta, infatti, il Collegio regionale di garanzia elettorale "ha esorbitato dai propri poteri pronunciandosi sulla decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità". Il Collegio aveva rilevate inadempienze sulle spese tenute durante la sua campagna elettorale. Esulta Alessandra Todde: "La Consulta si è espressa, avanti a testa alta". 

"Sulla mia decadenza non poteva decidere lo Stato o il Collegio"

 "La Consulta ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri, pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna. In parole semplici, la Corte ha affermato che non spettava né allo Stato, né al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza né che vi erano i presupposti per poterla dichiarare", spiega Alessandra Todde.

"In questi mesi - continua la presidente - mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno provato a mettere in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi, invece, abbiamo scelto un'altra strada: quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano. Abbiamo continuato a fare ogni giorno tutto ciò che è necessario per risollevare la Sardegna, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la  convinzione che la verità avrebbe parlato da sé".

"Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. E noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancor più energia e determinazione con un solo obiettivo in mente: il bene della Sardegna", conclude Todde.

Centrodestra: "Il pasticcio resta"

 "Se la maggioranza di centrosinistra in Sardegna esulta, l'opposizione è cauta e non risparmia le battute. "Loro sono molto bravi a festeggiare, dovrebbero invece imparare a leggere bene le sentenze  - sostiene il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu  - perché le due sentenze della Corte Costituzionale dichiarano i due ricorsi inammissibili, che è la cosa che abbiamo sempre sostenuto noi". 

Le sentenze, sottolinea Truzzu, "riconoscono gli errori che ha fatto il presidente, la Corte Costituzionale poi dà un giudizio sulla decadenza rinviando tutto al Tribunale civile. Quindi direi che sarà il caso di aspettare le decisioni della Corte d'Appello di Cagliari". Per il capo dei meloniani "il dato politico che resta è che questa legislatura non è ancora iniziata. Quindi adesso che stanno festeggiando e hanno un po' più di serenità - aggiunge - sarebbe il caso che incominciassero a lavorare perché l'unica legge degna di nota che ha approvato questo consiglio in questi 18 mesi è quella sul comparto unico ed è anche incompleta".

Anche il capogruppo dei Riformatori sardi, Umberto Ticca, rimarca "che le gravi inadempienze restano, quindi il pasticcio politico rimane, l'imperizia rimane, tutto quello che abbiamo sempre detto resta". Per il consigliere di Sardegna al Centro 20 Venti, Stefano Tunis, i componenti della maggioranza "dovrebbero pensare a lavorare più che a esultare, noi siamo qui a fare il nostro dovere sia quando i giudizi sono chiari, sia quando sono meno limpidi: mi pare che in questo caso la Corte Costituzionale abbia dettato la linea alla Corte d'Appello di Cagliari, pur lasciando impregiudicata la possibilità del giudice ordinario di ricostruzione dei fatti, quindi se la Corte d'Appello dovesse tornare indietro rispetto all'accertamento dei fatti, rispetto al primo grado, avrà avuto ragione Todde". 

I giudici della Consulta hanno anzitutto rilevato che i Collegi regionali di garanzia elettorale, istituiti dalla legge numero 515 del 1993 per esercitare il controllo sulle spese della campagna elettorale dei candidati per le elezioni politiche dei due rami del Parlamento - controllo poi esteso dalla legge numero 43 del 1995 alla elezione dei Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario - sono organi dello Stato che operano in condizioni di indipendenza al fine di garantire la genuinità e l'autenticità del formarsi della volontà del corpo elettorale, in una con la libertà di voto degli elettori.

"Le accuse non possono far ipotizzare l'ineleggibilità

  Il sistema di controllo, affidato a tali organi, è operante anche nella Regione Sardegna per effetto di una scelta del legislatore regionale statutario il quale, con l'articolo 22 della legge numero 1 del 2013, ha stabilito di rinviare, per quanto riguarda la disciplina delle cause di ineleggibilità concernenti le cariche elettive regionali, alle leggi statali. Ciò premesso, la Corte ha osservato che le pur gravi fattispecie contestate alla Presidente eletta (tra le quali, la mancata nomina di un «mandatario elettorale», avente il compito di raccogliere i fondi della campagna elettorale, e la produzione una dichiarazione sulle spese sostenute, con relativo rendiconto, caratterizzata da diverse non conformità rispetto alle previsioni di legge) non sono riconducibili a quelle che, in modo esplicito, la legge numero 515 del 1993 ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza. 

Nell'imporre la decadenza al Consiglio regionale, sulla base dei fatti così accertati, il Collegio di  garanzia elettorale ha, pertanto, esorbitato dai propri poteri. La Corte ha anche precisato che rimane impregiudicata la questione relativa alla possibilità di riqualificazione dei fatti, che è rimessa al giudice civile, competente per il giudizio di opposizione all'ordinanza-ingiunzione. In questo caso l'ordinanza ha formato oggetto del giudizio civile promosso da Todde dinanzi al Tribunale di Cagliari, che l'ha confermata, quanto alla sanzione pecuniaria irrogata, il 28 maggio scorso. Con la sentenza depositata oggi, la Corte ha anche dichiarato inammissibile il conflitto promosso dalla stessa Regione Sardegna nei confronti dello Stato sulla sentenza di rigetto del tribunale di Cagliari. Questa, infatti, ha rilevato la Consulta, è stata pronunciata unicamente nei confronti delle due parti ivi intervenute (Alessandra Todde, personalmente, in quanto destinataria delle sanzioni; il Collegio di garanzia, in quanto autorità che ha emesso l'atto) e non anche nei confronti della Regione Sardegna, rimasta estranea al giudizio. Le affermazioni compiute dal giudice nella sentenza, secondo le quali il Consiglio regionale non potrebbe sindacare l'accertamento sui fatti compiuto dall'organo di controllo, non sono pertanto vincolanti per la Regione, che non si è mai ancora formalmente pronunciata sulla vicenda. In sostanza manca il requisito dell'attualità della lesione lamentata: di qui la inammissibilità del ricorso. 

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