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Scostamento di bilancio, ok anche dal Senato: via libera con 112 voti

Il voto di Palazzo Madama ha seguito il via libera della Camera. A Montecitorio si sono registrati momenti di alta tensione con il Pd che ha abbandonato l'Aula

Camera, bocciato lo scostamento di bilancio

Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio, collegata al Def.

I voti favorevoli sono stati 112 e 57 contrari. In precedenza, dopo lo "scivolone" di giovedì, era arrivato il via libera anche dalla Camera con 221 sì e 116 no. Poco prima del voto, a Montecitorio si era scatenata la bagarre dopo un attacco di Foti (FdI) a Serracchiani e Stumpo del Pd. Sono intervenuti i commessi e sono volati spintoni, poi gli esponenti dem hanno abbandonato l'Aula. A metà mattinata la seduta era stata momentaneamente sospesa dopo che Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) si è sentito male. Alla votazione di ieri l'assenza di 25 deputati della maggioranza ha fatto arrabbiare non poco il premier Meloni, in missione a Londra, e il ministro Giorgetti che ha duramente criticato l'atteggiamento dei parlamentari di Centrodestra. Al Senato, prima della dichiarazione di voto, Massimo Garavaglia della Lega, a proposito di quanto accaduto giovedì, ha dichiarato: "Chiediamo scusa a governo e opposizione". Ora l'esecutivo può procedere con l'applicazione della riduzione dei contributi per i redditi medio bassi, con il conseguente aumento della busta paga quantificato in un importo medio di circa 15 euro al mese.

La votazione di oggi 28 aprile

 Alla Camera e al Senato è stata ripetuta la procedura per l'approvazione della Relazione sull'utilizzo dello scostamento di bilancio e sul Def, dopo che giovedì un veloce Consiglio dei ministri aveva approvato una nuova Relazione sullo scostamento. Un passaggio, questo, che si è reso necessario a seguito della bocciatura alla Camera della prima Relazione.

 

La bagarre alla Camera

 Il Documento di economia e finanza è stato approvato in via definitiva nei due rami del Parlamento, ma in mattinata alla Camera è stata bagarre, con l'opposizione che non ha mancato di sottolineare ancora la brutta figura del giorno prima, quando non si è raggiunta la maggioranza assoluta per approvare lo scostamento di bilancio, con 195 sì contro i 201 necessari. Tensione soprattutto durante le dichiarazioni di voto, quando a parlare è il capogruppo di Fratelli d'Italia, Tommaso Foti, che ha attaccato: "Se vogliamo vedere chi ha fatto il ponte, consiglio all'opposizione di guardare anche tra i suoi banchi", e ha sottolineato: "Non possiamo dimenticare che alcuni ruoli funzionali per rendere efficaci le votazioni che sono stati stabiliti quando questa Camera era composta di 630 membri, sono rimasti immutati ora che sono 400, e questo vale soprattutto per i ruoli di governo".

Il Pd ha abbandonato l'Aula e la seduta è stata sospesa, come già era accaduto poco prima per un malore di Angelo Bonelli (Avs) subito dopo il suo intervento: portato al Gemelli per accertamenti, sta bene. Alla ripresa il capogruppo leghista Riccardo Molinari ha fatto eco a Foti: "Quello che abbiamo visto è dovuto alla lotta iconoclasta che ha voluto il taglio dei parlamentari, ma senza tagliare il resto, le commissioni e i loro membri. E chi è in missione all'estero per le commissioni non sta facendo il ponte del Primo maggio, ma sta lavorando per la comunita'". Il voto questa volta va liscio, con 221 sì.

 

Il voto in Senato

 Nel pomeriggio anche il Senato dà il via libera. Ma non si sono spente le polemiche, i cui echi sono arrivati anche Oltremanica, dove il premier Giorgia Meloni è in missione a Londra. "Credo - spiega Meloni - che dobbiamo fare i conti con il fatto che il taglio dei parlamentari incide perché il doppio incarico rende più facile che in Aula manchino i numeri. Credo soprattutto che bisogna parlare con i capigruppo e trovare un modo per garantire che si riesca a fare il doppio lavoro, lavorando di più se necessario, perché purtroppo riguarda tutti, ma non prevedo ipotesi di sostituzioni di doppi incarichi". 

 

Risorse per il taglio del cuneo fiscale

 Nella risoluzione che ha dato l'ok all'utilizzo dello scostamento di bilancio, il Parlamento ha autorizzato l'esecutivo a destinare 3,4 miliardi di euro al taglio del cuneo fiscale per il 2023, sul lavoro dipendente e al sostegno delle famiglie con figli e, nel 2024, al rifinanziamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale anche per interventi a tutela dei lavoratori e delle famiglie.

 

La risoluzione sul Def impegna dunque il governo, oltre che a conseguire i saldi di bilancio riportati nel documento, anche a favorire la crescita della produzione economica attraverso riduzioni del carico fiscale con particolare riferimento a lavoratori e famiglie e a valutare l'innalzamento delle pensioni minime e di invalidità. Tra gli impegni per il governo, la risoluzione indica la riallocazione della spesa nei settori che hanno un maggiore potenziale di crescita, misure anche strutturali per il sostegno alla natalità, incentivi all'occupazione, soprattutto femminile, misure di contrasto alla delocalizzazione delle aziende.

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