Volontariato e identità


Arianna, diventare volontaria per unire sogni e realtà

Per Arianna, volontaria e insegnante di sostegno, il sogno è rendere più umano il mondo. Alla Lega del Filo d'Oro ha trovato la sua strada

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 © Lega del Filo d'Oro

© Lega del Filo d'Oro

Il percorso di Arianna alla Lega del Filo d’Oro nasce da una domanda semplice, rimasta in sottofondo fin dall’infanzia: cosa significa davvero fare qualcosa per gli altri? Nel tempo, quella domanda ha lasciato spazio a una consapevolezza: il valore delle persone risiede nella loro unicità e ogni relazione, se accolta con autenticità, può diventare un’occasione di crescita reciproca. La sua esperienza di volontariato, iniziata nel 2019, è diventata il punto di incontro tra la scelta professionale di insegnante di sostegno e un modo di essere che privilegia ascolto, empatia e rispetto dei desideri delle persone sordocieche. Un cammino che racconta come l’impegno verso l’altro non sia un atto straordinario, ma una forma naturale di presenza.

Il desiderio di esserci: un sogno che diventa intenzione

 Da bambina Arianna non immaginava professioni eroiche o destini eccezionali. Sognava semplicemente di rendere più bello il mondo di chi avrebbe incontrato. Con gli anni, questo sentimento si è trasformato in una direzione precisa: “Aiutare gli altri a sentirsi visti, ascoltati, compresi e amati semplicemente per essere… essere così come sono”. Per lei la diversità non è un concetto retorico, ma una realtà da accogliere senza creare distanze. “La parola “straordinario” è bella da sentire, ma rischia di trasformare la diversità in qualcosa di estraneo alla normalità”, osserva. Da qui l’idea che il bene, l’empatia e la cura non dovrebbero essere eccezioni, ma parte della quotidianità.

Un volontariato scelto, non subìto

 Arianna è volontaria e insegnante di sostegno. Due ruoli che, agli occhi degli altri, vengono spesso letti in modo estremo: da una parte come “missione speciale”, dall’altra come fase transitoria o quasi obbligata. “Quando mi presento così, c’è chi dice che siamo persone speciali e chi pensa che prima o poi passerò a un lavoro più vero", racconta. In mezzo, ci sta la sua scelta: esserci con intenzione, non per sacrificio né per bontà d’animo. La sua presenza nasce dal desiderio di condivisione, dalla volontà di incontrare ogni persona nella sua interezza, senza filtri o etichette.

Riscoprire l’essere prima del fare

 L’incontro con la Lega del Filo d’Oro nel 2019 arriva in un momento di ricerca personale. “In una società che ci misura per ciò che produciamo, la Lega del Filo d’Oro mi ha insegnato che, prima di fare, dobbiamo tornare a essere” dice. Il volontariato diventa così uno spazio in cui interrogarsi non solo su ciò che si dà, ma anche sulle motivazioni profonde che spingono ad agire: “Sono qui per reagire a un bisogno o perché questa è una mia scelta consapevole?”. Per Arianna la risposta è diventata chiara: scegliere di esserci significa riconoscere ciò che ci lega agli altri, non ciò che ci differenzia.

I desideri delle persone come bussola del cammino

 La relazione con le persone sordocieche è il cuore del suo impegno. “Non faccio volontariato per sacrificio o per bontà d’animo, né tanto meno per senso del dovere o per essere celebrata - spiega Arianna -. Lo faccio perché ogni volta che riesco a comunicare ed entrare in relazione con qualcuno, i suoi sogni, anche se non sono i miei, mi appartengono un po’.

Relazioni che trasformano: la reciprocità dell’incontro

 Nel suo percorso Arianna ha scoperto che il volontariato non è un gesto unilaterale. È scambio, costruzione condivisa, reciprocità: “L’esserci per l’altro è, prima di tutto, un esserci con noi stessi”.
La fiducia che nasce negli incontri, gli sguardi, le risate condivise, gli abbracci che durano più del necessario sono per lei segnali di un legame che cresce e si rafforza.

Un sogno possibile: una comunità che sceglie di esserci

 Le esperienze vissute negli anni hanno confermato ad Arianna che i sogni non sono illusioni infantili, ma possibilità concrete quando vengono condivisi. Le persone che incontra (bambini, ragazzi, adulti con sordocecità e disabilità multiple) sono la prova che la fragilità può essere un punto di partenza, non una definizione.
Per lei, questo cammino è un sogno che ogni giorno prende forma: “Credo nei sogni, nelle opportunità di crescita, nella forza del cambiamento”. Ed è qui che il volontariato diventa un bene comune: un modo per costruire spazi accessibili, relazioni più giuste e una comunità che sceglie di esserci, insieme.