un percorso di crescita

La storia di Matteo, lavorare da subito per un futuro possibile

Il piccolo Matteo, nato con anoftalmia congenita, ha iniziato a esplorare il mondo grazie all’amore della sua famiglia e all’intervento precoce della Lega del Filo d’Oro

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 © Lega del Filo d'Oro

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Matteo ha otto anni e mezzo e dalla nascita non può vedere: l’anoftalmia congenita ha impedito lo sviluppo dei bulbi oculari e dei nervi ottici, una diagnosi che la madre aveva intuito sin dai primi attimi dopo il parto. Il percorso del bambino si è intrecciato ben presto con quello della Lega del Filo d’Oro, dove è stato avviato a un intervento precoce mirato a valorizzare le sue abilità residue e a costruire un percorso educativo-riabilitativo su misura. Le settimane trascorse nel Centro Nazionale di Osimo hanno aperto a Matteo possibilità nuove, sostenute dal lavoro coordinato di un’équipe interdisciplinare e dall’impegno costante della famiglia. Il risultato è una crescita fatta di piccoli passi, conquistati attraverso il tatto, la musica, la relazione con gli altri e la scoperta dell’ambiente, segni concreti di un futuro possibile.

La nascita di Matteo è stata segnata da un cesareo d’urgenza e da un immediato trasferimento all’ospedale di Jesi. “Guardate che il mio Matteo non apre gli occhi”: la mamma, nonostante la concitazione del momento, si è accorta subito che qualcosa non andava. Le successive valutazioni mediche hanno portato alla diagnosi: anoftalmia congenita. Fin dai primi mesi è stato chiaro che Matteo avrebbe avuto bisogno di un percorso altamente personalizzato, volto a sviluppare le capacità compensative necessarie per orientarsi e interagire con il mondo.

Il ruolo determinante dell’intervento precoce

 La prima valutazione alla Lega del Filo d’Oro risale al 2019, seguita nel 2020 dall’ingresso nel percorso di intervento precoce, pensato per bambini tra zero e sei anni. Le tre settimane trascorse nel Centro Nazionale di Osimo sono state fondamentali per individuare le abilità residue del piccolo, definire un programma educativo-riabilitativo personalizzato e fornire alla famiglia strumenti pratici per accompagnarlo nella quotidianità. Gli specialisti dell’Ente hanno coinvolto attivamente la famiglia, mostrando come mantenere e rinforzare gli apprendimenti, affinché ogni acquisizione diventasse un punto di partenza.

Il valore della famiglia tra sostegno e scoperte

 In casa Matteo è il più piccolo e ama ricevere coccole. Ama il contatto, le carezze, la familiarità delle mani che conosce. E sono proprio il tatto e l’olfatto a guidarlo anche nei momenti più importanti. “Tante volte lo vedo utilizzare anche il nasino - racconta ancora la mamma, ricordando di quando il papà è andato a prenderli ad Osimo, dopo le tre settimane trascorse alla Lega del Filo D’Oro - Matteo ha fatto scorrere le mani sul volto del papà, poi ha tastato le sue labbra e si è tuffato nella sua barba: in quel momento, ritrovandone il profumo, lo ha riconosciuto senza esitazione e gli ha buttato le braccia al collo”.

Una quotidianità fatta di esercizi e piccoli progressi

 A casa, Matteo ha trovato uno spazio pensato per permettergli di muoversi in autonomia. Lì esplora, sposta, tocca, individua oggetti e materiali che lo aiutano a conoscere la realtà. I travasi di pasta e legumi affinano la sensibilità delle mani, mentre la “caccia al tesoro” allena la capacità di orientarsi tra forme e consistenze diverse. La musica è un altro linguaggio che Matteo ha fatto suo: il pianoforte, regalato da una onlus, è diventato un compagno di gioco. Le sue dita scorrono sui tasti con naturalezza, e lui sorride, imita i suoni, inventa melodie. “Anche se non sa pronunciare le parole, imita i suoni e tiene in mano un microfono, come un artista di pianobar”, racconta infatti la mamma.

La scuola, la relazione con i compagni e l’esplorazione

 Alla scuola dell’infanzia, Matteo era circondato dall’affetto dei compagni, che si trasformavano in piccoli maestri: lo accompagnavano, gli portavano i giochi, lo aiutavano a orientarsi e lo incoraggiavano a esplorare. La sua insegnante di sostegno seguiva le indicazioni della Lega del Filo d’Oro, per costruire un percorso su misura. Oggi Matteo vive presso il Centro di Riabilitazione Residenziale della Lega del Filo d’Oro, nel Centro Nazionale di Osimo, dove frequenta, per il secondo anno, la scuola primaria paritaria “Nostra Casa”.

Ed anche nell’ambiente scolastico i progressi sono evidenti. Quando è arrivato ad Osimo, nel 2019, Matteo aveva già una buona capacità nell’usare le manine per esplorare l’ambiente, le persone e gli oggetti. “Abbiamo sostenuto questa sua predisposizione, incoraggiandolo a diventare sempre più consapevole della possibilità di usare le mani anche per attivare il funzionamento dei giochi, per esempio premendo un pulsante o tirando un cordino”, spiega Daniela Raimondi, psicologa al Centro Diagnostico della Lega del Filo d’Oro. Grazie all’intervento precoce, Matteo è diventato sempre più attento agli stimoli tattili e sonori e più aperto alla relazione. Oggi non sta più seduto a giocare con gli oggetti che gli altri gli propongono, ma comincia ad andarseli a cercare. Li tocca, li riconosce: in pratica li sceglie.

L’approccio della Lega del Filo d’Oro alla personalizzazione

 L’esperienza di Matteo è inserita in un modello più ampio: la Lega del Filo d’Oro costruisce per ogni bambino un intervento personalizzato, calibrato sulle sue capacità e sui suoi interessi. Il lavoro integrato di diverse professionalità consente di individuare strumenti, metodologie e ambienti adatti a stimolare lo sviluppo. Questo approccio, basato su attenzione quotidiana e competenze specialistiche, ha un obiettivo chiaro: migliorare la qualità di vita e offrire alle famiglie un sostegno concreto. Matteo, grazie a questo percorso, oggi compie passi avanti importanti, testimoniati dalla sua crescente autonomia e dalla sua voglia di esplorare.