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Il mercato auto europeo non decolla, le “macchine volanti” sì

Lʼinflazione è alta, il potere dʼacquisto basso, perciò si vendono meno auto. Ma in prospettiva promette di avverarsi il sogno di Leonardo delle macchine volanti

di Antonio Angione

Lʼinflazione è alta, la fiducia dei consumatori è bassa; i prezzi delle auto salgono, il potere dʼacquisto delle famiglie scende.

Dinamiche molto semplici quelle che spiegano il perché il mercato dellʼauto non si riprenda come ci si attendeva dopo due anni di pandemia. Questʼanno in Europa si venderanno circa 10 milioni di nuove auto, lʼanno scorso furono 10,6 milioni e nel terribile 2020 del covid, con lockdown e fermi produttivi annessi, si arrivò a 10,8 milioni.

Il mercato auto europeo non decolla, le “macchine volanti” sì - foto 1
Ufficio stampa

Chi si ferma è perduto ‒ Sembrava una catastrofe quel 2020, tre milioni e mezzo di auto in meno immatricolate rispetto al 2018 e al 2019, ma a conti fatti andò meglio che oggi. Il perché si è detto, lʼinflazione a doppia cifra e il caro-carburante tenuto a freno soltanto dalla mano pubblica rappresentano una mannaia sullʼacquisto di unʼauto nuova e in molti rinunciano. E così si ritarda anche la transizione energetica della mobilità, quella svolta radicale verso lʼauto elettrica che tutti i costruttori hanno imboccato. Anzi si creerà una preoccupante frattura di classe nel continente, tra quelli che potranno permettersi una costosa automobile a batteria (la minoranza) e la maggioranza che resterà indietro con le sue vecchie auto a combustione, sempre più bandite dalla circolazione nelle grandi città europee. Non proprio la mission dellʼUnione Europea! Il cui motto, non dimentichiamolo, è “uniti nella diversità”.

 

Il mercato auto europeo non decolla, le “macchine volanti” sì - foto 2
Ufficio stampa

Il sogno di Leonardo e il volo di Icaro ‒ Le “macchine volanti” sono ormai a un passo dallʼentrare nel nostro orizzonte di vita. Forse il prossimo decennio sarà quello della loro definitiva esplosione, e allora il sogno di Leonardo potrà dirsi finalmente avverato. Qualche giorno fa ha volato su Roma lʼaerotaxi che in 20 minuti collegherà il centro allʼaeroporto di Fiumicino. Si chiama Volocopter, oggi un prototipo ma grazie alla sinergia tra Atlantia, Enac ed Enav potrebbe spiccare il volo per il Giubileo del 2025.

I costruttori auto stanno fiutando da un poʼ lʼaffare. Hyundai e Rolls-Royce hanno firmato unʼintesa per realizzare velivoli elettrici a decollo verticale (eVTOL), alimentati da fuel cells a idrogeno. Lo stesso per Suzuki, che con SkyDrive ha stretto una partnership per realizzare “auto volanti”. Secondo uno studio di Porsche Consulting, negli ultimi 4 anni i progetti di mobilità verticale hanno ricevuto più di 6 miliardi di dollari in investimenti e almeno 200 prototipi sono già decollati per voli di prova sperimentali.

 

Certo non sarà facile. Serviranno leggi, protocolli di sicurezza, i “vertiporti” per le macchine volanti, frequenze di volo e normative a raggio ampissimo per regolamentare un settore inesplorato, che allʼinizio sembrerà un far west. E soprattutto cʼè una sfida culturale da vincere, cioè deve passare lʼidea che veicoli volanti circolino sopra le nostre teste, ad altezze notevolmente più basse degli aerei, e che utilizzarli sia pratico e sicuro come scendere sotto terra a prendere la metropolitana o salire in cima a una montagna con una seggiovia. Già ci immaginiamo le proteste dei “No aerotaxi” (ovvio che ci saranno i bastian contrari), ma a quel punto saremo già in piena, naturale, democratica dialettica. Sperando che le croci da portare siano poche, perché è un attimo a trasformare il sogno di Leonardo in tragedia greca, come ci insegnano le ali di cera di Icaro.

 

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