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Il caso Norvegia, il Parlamento UE e lupi e coccodrilli dellʼauto elettrica

Nella settimana dei Motori anche la sentenza della Cassazione che impone la confisca del veicolo se chi causa un incidente non si sottopone al test antidroga

di Antonio Angione

Passate le prime reazioni, anche un poʼ scomposte, allʼannuncio che il Parlamento europeo ha votato lo stop alla produzione e vendita di auto con motori termici dal 2035, resta la realtà.

E la realtà ci dice di guardare alla Norvegia, perché la Norvegia ci parla di noi e di come saremo tra 10 anni, anche prima del 2035.

Il caso Norvegia, il Parlamento UE e lupi e coccodrilli dellʼauto elettrica - foto 2
Dal Web

Se ancora resistete allʼidea romantica che le auto con motore a scoppio siano preferibili alle silenziose auto elettriche, allora non fate un viaggio in Norvegia. E se vi propongono una crociera ai fiordi, non scendete mai a terra, oppure virate sul più classico Mediterraneo. Sì perché chi va nel Paese scandinavo oggi scoprirà come le auto elettriche dominino il mercato. Due su tre acquistate nuove di zecca sono infatti a emissioni zero! Per quei romantici abituati al “brum brum” del motore quando si gira la chiave dʼaccensione, potrebbe essere uno choc. Un elettrochoc!

 

Certo la Norvegia è un Paese poco comparabile con lʼItalia, grande un poʼ più del nostro ma con pochi abitanti ‒ 5 milioni in tutto, la Lombardia ne ha il doppio ‒ ed è ricco abbastanza da poter affrontare la transizione energetica senza grossi problemi di strategia nazionale. È ricca di energie, esporta petrolio e gas dal Mare del Nord e quanto a elettricità ne ha in abbondanza. Insomma, può farla la transizione e lʼha fatta! Il grafico sotto spiega le vendite in Europa nel 2021 di veicoli a batteria (Bev): 9,9% la media continentale, 64,5% la Norvegia, poco sotto il 20% Olanda e Svezia che sono sul podio e lʼItalia al 3,9%, sotto la media UE ma meglio della Spagna.

 

Il caso Norvegia, il Parlamento UE e lupi e coccodrilli dellʼauto elettrica - foto 1
just auto

Al lupo, al lupo! ‒ Chi nei giorni scorsi ha gridato contro il voto del Parlamento UE, trovando il megafono di qualche politico e giornalista di turno, dimentica o non sa molte cose. Primo, che la transizione elettrica non è iniziata lʼaltro giorno a Strasburgo ma molti anni fa. Tralasciando le prime norme a inizio secolo, più che altro dʼincoraggiamento, lʼUE iniziò a normare il settore 8 anni fa con la direttiva 2014/94 ‒ che lʼItalia recepì nel 2016 ‒ per lo sviluppo della mobilità elettrica e gli investimenti strategici nella rete di ricarica. Passano 5 anni e unʼaltra direttiva, la 2019/944 sullʼintegrazione delle reti di energia, dà lo slancio alla mobilità elettrica. I costruttori “regalano” le colonnine nei box domestici e in Italia arrivano i primi incentivi pubblici per chi vuol passare allʼauto a zero emissioni.

 

Il caso Norvegia, il Parlamento UE e lupi e coccodrilli dellʼauto elettrica - foto 3
Ufficio stampa

Seconda obiezione: chi oggi teme per i posti di lavoro che andranno persi, non dice che solo un terzo delle oltre 750 aziende della filiera piemontese (la più importante in Italia per lʼautomotive) avrà difficoltà, ma per recuperare ha 12 anni di tempo davanti e i sostegni pubblici e comunitari. Gli altri due terzi dellʼindotto piemontese paiono già pronti, come i costruttori auto che ben prima del 2035 faranno solo veicoli elettrici. E a chi ha memoria corta, bisognerebbe ricordare chi ha messo in ginocchio nei decenni passati quella filiera, e non lʼha fatto certo per la transizione elettrica, ma solo perché produrre in Polonia, Turchia, Serbia costava di meno. Lacrime di coccodrillo.

 

Il caso Norvegia, il Parlamento UE e lupi e coccodrilli dellʼauto elettrica - foto 4
sito ufficiale

No test, no drive ‒ Servizi di pubblica utilità come sanzione accessoria perché non hai fatto il test antidroga e sei stato condannato? No, se hai causato un incidente cʼè la confisca del veicolo! Lʼha deciso la Corte di Cassazione (IV sezione penale) in seguito al ricorso del Procuratore Generale presso la Corte dʼAppello di Ancona. Non sappiamo lʼentità del “guaio” che aveva combinato unʼimputata, ma il giudice di primo grado nel condannarla le aveva aggiunto la prestazione di un servizio di pubblica utilità. La Corte dʼAppello non si è accomodata e, chiesto il parere degli Ermellini, ha ottenuto la confisca del veicolo come pena accessoria, in considerazione anche del fatto che lʼimputata era proprietaria dellʼauto. La Cassazione ‒ con sentenza numero 20033 del 23 maggio 2022 ‒ ha dunque applicato alla lettera gli articoli 186 e 187 del Codice della Strada, quelli che disciplinano la “Guida sotto lʼinfluenza dellʼalcol” e la “Guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti”. In sintesi, se si rifiuta il test, cʼè la confisca del veicolo (se è tuo) e non altre sanzioni alternative. Cʼè un giudice ad Ancona!

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