ORRORE E TORTURA

Sudan, Msf denuncia uccisioni di massa e violenze nella città di El Fasher

La città del Darfur è caduta il 26 ottobre dopo 17 mesi di assedio. Masse di sfollati e fuggitivi si sono riversate nel campo di Medici senza frontiere. Ma la tragedia umanitaria è enorme

01 Nov 2025 - 16:54
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In Sudan Medici senza frontiere denuncia una nuova ondata di atrocità di massa e violenze indiscriminate nella città di El Fasher. Secondo l'organizzazione umanitaria, negli ultimi giorni ci sarebbero state uccisioni su larga scala, anche mirate contro determinati gruppi etnici, accompagnate da episodi di tortura, percosse e abusi sistematici. Msf teme che molte persone siano in grave pericolo e che le Forze di supporto rapide e gli alleati impediscano ai sudanesi di raggiungere aree più sicure del Paese.

Sudan, le immagini satellitari della presa della città di El Fasher

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La tragedia umanitaria del Sudan in guerra

 Come riferito da Livia Tampellini, vicecoordinatrice delle emergenze di Msf, "le lesioni principali sono ferite da arma da fuoco, fratture e lesioni dovute a percosse e torture. Alcuni hanno ferite infette o lesioni dovute a interventi chirurgici eseguiti a El Fasher in condizioni disperate, senza praticamente accesso a forniture mediche e farmaci. Le persone arrivate e sopravvissute a Tawila hanno urgente bisogno di cure mediche e nutrizionali, assistenza psicosociale, riparo e acqua".

La situazione disperata di El Fasher

 I team di Medici senza frontiere a Tawila erano pronti a gestire masse di sfollati e feriti dopo la caduta di El Fasher, capitale dello stato del Nord Darfur a 60 chilometri di distanza, avvenuta il 26 ottobre dopo 17 mesi di assedio. Negli ultimi mesi, ondate di persone sono fuggite a Tawila dopo ogni inasprimento delle violenze a El Fasher, che, secondo le Nazioni Unite, ospitava ancora 260mila persone alla fine di agosto. Tuttavia, negli ultimi cinque giorni poco più di 5mila persone sono riuscite a raggiungere Tawila, secondo agenzie umanitarie in loco che parlano di massacri, persone bloccate e sottoposte a torture, rapimenti a scopo di riscatto, violenze sessuali ed esecuzioni sommarie a El Fasher, nelle città vicine e lungo le vie di fuga. "I numeri degli arrivi non quadrano, mentre crescono le testimonianze di atrocità su larga scala. Dove sono tutte le persone scomparse che sono sopravvissute a mesi di carestia e violenza a El Fasher?", si è chiesto Michel Olivier Lacharité, responsabile delle emergenze di Msf. "In base a ciò che riferiscono i pazienti, la risposta più probabile, anche se spaventosa, è che vengono uccisi, bloccati e inseguiti mentre cercano di fuggire", ha aggiunto.

La carestia e l'emergenza dei beni di prima necessità

 Tra le persone arrivate nei campi di Msf il 27 ottobre, 70 bambini con meno di cinque anni erano gravemente malnutriti e il 57% di loro affetto da malnutrizione acuta grave. Il giorno successivo, l'organizzazione ha effettuato uno screening su 120 uomini arrivati da El Fasher, il 20% dei quali era affetto da malnutrizione acuta grave. Questi scioccanti indicatori evidenziano l'assoluta agonia sopportata dalle persone a El Fasher e nei campi circostanti. Più di un anno fa l'area è stata dichiarata zona colpita da carestia e da allora è stata esclusa dall'accesso al cibo e ai beni di prima necessità, con persone che arrivano a nutrirsi di mangime animale per sopravvivere. Diversi testimoni oculari hanno raccontato a Msf che un gruppo di 500 civili e soldati delle Forze Armate Sudanesi e delle Forze Congiunte, hanno provato a fuggire il 26 ottobre ma sono stati uccisi o catturati dalle Rsf e dai loro alleati.

Persone separate per sesso o etnia e richieste di riscatto

 I sopravvissuti hanno denunciato che le persone catturate sono state separate per sesso, età o identità etnica percepita e molte sono rimaste in attesa di un riscatto, per somme che vanno dai 5 ai 30 milioni di sterline sudanesi (cioè da 7.000 a 43mila euro). Un sopravvissuto ha detto di aver pagato 24 milioni di sterline sudanesi (34mila euro) ai suoi rapitori per salvarsi la vita e fuggire. Un altro ha riportato scene raccapriccianti di combattenti che schiacciavano con i loro veicoli diversi prigionieri.

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