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L'ex presidente ucraino Petro Poroschenko: "Bucha ha cambiato la natura della guerra"

"Abbiamo bisogno di tre cose: armi, armi, armi", commenta in esclusiva a "Controcorrente", dove denuncia: "O fermiamo Putin qui, o passerà alla Nato"

 

"Un massacro pieno di sangue". È questa la definizione adottata dall'ex presidente ucraino Petro Poroschenko per definire quanto accaduto a Bucha, spiegando come tali crimini abbiano cambiato la natura della guerra e condannando la Russia all'espulsione immediata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

 

"Prima di Bucha le sanzioni internazionali avevano un senso, ma dopo questo massacro dovranno essere molto diverse, più forti, più ferme e devastanti - prosegue nell'intervista rilasciata in esclusiva a "Controcorrente", in cui parla apertamente di genocidio contro il popolo ucraino.

 

Di fronte a chi sostiene che i crimini di Bucha non siano opera dell'esercito invasore, risponde: "La prima arma della Russia è la menzogna. In una situazione del genere non si possono utilizzare false notizie, come stanno facendo. Ricordatevi che sono i soldati russi ad aver invaso l'Ucraina, sono stati i missili russi ad aver distrutto i nostri edifici, proiettili russi hanno ucciso i miei connazionali, soldati russi hanno stuprato le donne ucraine e le ragazze, hanno ucciso gli anziani, hanno distrutto le città, le hanno rasate a zero. E questo lo ha fatto la Russia, quindi deve prepararsi a una responsabilità penale".

Durante il collegamento proposto su Rete 4 nella prima serata di mercoledì 6 aprile, Poroschenko definisce Putin un uomo "folle e totalmente imprevedibile", il quale ha dato il via a una guerra che non è nell'interesse della Russia, né del resto del mondo".

 

E avverte: "O lo fermiamo qui, o passerà alla Nato". Per frenare l'invasione, dunque, chiede all'Occidente tre cose: "Armi, armi, armi. Vi sorprenderà, ma sono la via più breve per arrivare alla pace. E nel suo intervento non dimentica le sanzioni, "l'embargo di qualunque merce che esca dalla Russia, embargo contro le banche e tante altre cose".

 

Infine, la vicinanza mostrata al suo "avversario" politico Volodymyr Zelensky: "Dopo il 24 febbraio di quest'anno le cose sono cambiate e siamo tutti uniti. Oggi non c'è un leader dell'opposizione, siamo tutti uguali, pari, soldati chiamati a proteggere la sovranità dell'Ucraina per sconfiggere le truppe russe. E in questa situazione combattiamo fianco a fianco per proteggere il nostro Paese".

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