Nagorno-Karabakh, il Consiglio d'Europa vola in Armenia e Azerbaijan
La missione della commissaria Mijatovic si concentrerà sui diritti delle persone colpite dal conflitto nella zona separatista abitata da armeni ma giuridicamente in territorio azero
La commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, inizia la sua missione in Armenia e Azerbaijan che la porterà anche in Nagorno-Karabakh.
Lo ha reso noto l'ufficio della commissaria. La visita si concentrerà sulla situazione dei diritti umani delle persone colpite dal conflitto nella zona separatista abitata prevalentemente da armeni, ormai riconquistata da Baku.
Blinken: "Baku potrebbe invadere l'Armenia"
Il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken, la scorsa settimana ha avvertito che vede la possibilità che l'Azerbaigian invada l'Armenia meridionale nelle prossime settimane. Lo riporta la testata Politico.
In una telefonata del tre ottobre i parlamentari hanno fatto pressione su Blinken in merito a possibili misure contro il presidente dell'Azerbaigian, Ilham Aliyev, in risposta all'invasione del Nagorno-Karabakh da parte del suo Paese a settembre, riporta Politico, aggiungendo che Blinken ha risposto che il dipartimento di Stato statunitense sta valutando dei modi in cui l'Azerbaigian possa risponderne e che non intende rinnovare una deroga di lunga data che consente agli Stati Uniti di fornire assistenza militare a Baku. Secondo la testata, fra i deputati con i quali Blinken ha parlato c'erano Nancy Pelosi e Anna Eshoo della California e Frank Pallone del New Jersey.
Presidente armeno approva adesione a CPI
Il presidente armeno, Vahagn Khachaturyan, ha approvato la decisione del parlamento di aderire alla Corte penale internazionale (Cpi), una mossa che ha ulteriormente messo a dura prova i legami del Paese con un suo vecchio alleato, la Russia. La settimana scorsa, il parlamento armeno ha votato a favore dell'adesione alla Cpi ratificando lo Statuto di Roma che ha creato il tribunale.
La corte ha emesso un mandato di cattura nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra legati alla deportazione di bambini dall'Ucraina. Ciò imporrebbe agli stati membri della Corte penale di arrestarlo laddove mettesse piede sul proprio territorio.
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