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Armenia, dal Nagorno-Karabakh arrivati oltre 100mila rifugiati

Secondo il primo ministro di Erevan si tratta di una "pulizia etnica"


Armenia, dal Nagorno-Karabakh arrivati oltre 100mila rifugiati - foto 1
IPA

Oltre 100mila rifugiati sono arrivati in Armenia dal Nagorno-Karabakh.

Secondo le autorità armene dal Nagorno-Karabakh è giunta quasi l'intera popolazione che abitava la regione separatista (120mila) dove la scorsa settimana l'Azerbaigian ha condotto un'offensiva lampo. Baku ha aperto domenica l'unica strada che collega l'enclave all'Armenia, quattro giorni dopo la capitolazione dei separatisti e un accordo di cessate il fuoco che ha spinto migliaia di civili armeni a fuggire dall'arrivo delle forze azere.

Il governo separatista della Repubblica dell'Artsakh, così la chiamano gli armeni, ha annunciato che si scioglierà  entro la fine dell'anno, ma la tensione al confine resta alta. Il ministero della Difesa azero ha denunciato l'uccisione di un suo soldato da parte di cecchini di Erevan, proprio in una zona di confine, e ha promesso "misure di ritorsione". Rapida la smentita del governo armeno, che ha negato la ricostruzione dei fatti sostenendo che "non corrisponde alla realtà".

 

Il cessate il fuoco mediato dalla Russia resta fragile e la partenza di oltre l'80% della popolazione armena dal Nagorno-Karabakh solleva interrogativi sui piani di Baku per l'enclave. Secondo il primo ministro di Erevan, Nikol Pashinyan, l'esodo corrisponde a una vera e propria "pulizia etnica" compiuta dalle forze azere, che ufficialmente hanno la sovranità sul territorio e hanno invitato gli armeni a restare, almeno sulla carta.

 

L'Azerbaigian è inoltre accusato di aver bloccato per nove mesi il corridoio di Lachin, la strada che costeggiando le montagne porta in Armenia, provocando carenze di cibo e medicinali. Da lì sono passate le migliaia di macchine che hanno attraversato il confine in questi giorni.

La tragedia umanitaria rischia di essere dietro l'angolo e la comunità  internazionale comincia a mobilitarsi. Secondo l'Unione europea, è urgente garantire un sostegno umanitario continuo e senza ostacoli a coloro che sono ancora in difficoltà" e ritiene "essenziale" la missione annunciata dall'Onu. Anche il governo italiano si sta muovendo e ha "immediatamente attivato il sistema di protezione civile, avviando una ricognizione dei beni di assistenza alla popolazione".

 

 

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