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Migranti, Ocean Viking: "Non riporteremo mai le persone in Libia"

Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere replicano al ministro dellʼInterno che aveva indicato Tripoli come porto sicuro: "Riportare le persone lì sarebbe una grave violazione"

Migranti, Ocean Viking:
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"Non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza": è la risposta di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere al ministero dell'Interno, che in mattinata aveva sottolineato che "la Libia ha messo a disposizione un porto sicuro per la Ocean Viking".

Le due Ong spiegano che "per il diritto internazionale né Tripoli né alcun altro porto in Libia sono porti sicuri e riportare le persone lì sarebbe una grave violazione".

A bordo 356 persone - A bordo della Ocean Viking ci sono in tutto 356 persone soccorse in mare nei giorni scorsi. La richiesta di un porto sicuro alla Libia, secondo quanto dicono le Ong, è stata fatta il 9 agosto dopo il primo soccorso "perché quella libica è l'autorità marittima di riferimento nell'area di ricerca e soccorso ed è a essa che va richiesto un porto sicuro". Ma ribadiscono che la Libia non è un porto sicuro e dunque la nave non andrà a Tripoli. "Restiamo in attesa dell'assegnazione di un porto che risponda ai requisiti del diritto internazionale", concludono le Ong.

Salvini: "Al lavoro per evitare lo sbarco" - Con questa spiegazione le Ong hanno replicato al Viminale che ha, appunto, indicato la Libia come porto sicuro per la Ocean Viking sottolinenado che l'indicazione di sbarcare a Tripoli è stata data all'equipaggio dalla Guardia Costiera. Al riguardo il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, nella mattinata di martedì ha twittato: "Al lavoro al Ministero da stamane per evitare lo sbarco di oltre 500 immigrati a bordo delle navi di due Ong, una francese e una spagnola. Per 350 di essi la Libia ha dato la disponibilità di un porto di sbarco, mentre per gli altri (quelli visitati dal milionario Richard Gere) l'indicazione che ho dato è il divieto di ingresso nelle nostre acque e l'invito a navigare in direzione Spagna".

Open Arms, la Spagna dice no allo sbarco dei minori - Nel frattempo, nel Mediterraneo continua l'odissea della Open Arms che a bordo di persone ne ha 151. A proposito della nave dell'associazione Proactiva, è arrivato il no della Spagna che ha respinto come "irricevibile" la richiesta di Open Arms di accogliere i 31 minori che sono bloccati a bordo della nave, affermando che la domanda non sia valida. Il capitano Marc Reig aveva inviato lunedì una lettera all'ambasciata spagnola a Malta, chiedendo che Madrid concedesse asilo ai minori, garantendo che tutti "rispettino i requisiti per il riconoscimento come rifugiati". Ma secondo la legge spagnola, le richieste di asilo devono essere presentate di persona oppure da un rappresentante legalmente accreditato.

"Italia porto più vicino" - Il ministro ai Lavori pubblici spagnolo, José Luis Abalos, motivando il no all'appello del capitano della Open Arms, ha spiegato che "secondo gli accordi internazionali, i migranti soccorsi dovrebbero essere portati nel porto disponibile più vicino, che in questo caso si trova in Italia". 

In tutto ci sono oltre 500 persone in mare, l'appello di Unhcr - Considerando le persone a bordo di Ocean Viking e Open Arms, dunque, sono 507 le persone che si trovano in mare aperto. E proprio per loro è arrivato l'appello dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. "I governi europei consentano lo sbarco immediato di 507 persone attualmente bloccate in mare dopo esser state soccorse nel Mediterraneo centrale". 

Unhcr a sostegno delle Ong - Vincent Cochetel, inviato speciale dell'Unhcr, ha spiegato che "sono attesi temporali e le condizioni non faranno che peggiorare. Lasciare in alto mare in questa situazione persone che sono fuggite dal conflitto e dalle violenze in Libia significherebbe infliggere sofferenza ulteriore. Deve essere consentito loro lo sbarco immediato, e devono poter ricevere l'assistenza umanitaria di cui hanno urgente bisogno". L'agenzia dell'Onu chiede inoltre che venga "rafforzata la capacità di ricerca e soccorso nel mediterraneo centrale" ribadendo che il "ruolo delle navi delle Ong dovrebbe essere riconosciuto e sostenuto".