Migranti, il criterio di accoglienza della Danimarca: rifugiati delocalizzati in Ruanda e Kosovo
"Quarta Repubblica" analizza le scelte dei socialdemocratici che hanno appena vinto le elezioni
Fanno discutere i criteri di accoglienza dei migranti da parte della Danimarca. Una settimana fa la sinistra ha vinto le elezioni: non una vittoria schiacciante ma un risultato che conferma la leadership del partito socialdemocratico e rilancia la premier uscente Mette Frederiksen. La sua vittoria è stata costruita grazie a un programma elettorale molto duro in tema di migranti.
Un accordo con il Ruanda per il trasferimento in Africa dei richiedenti asilo e un contratto con il Kosovo per gli stranieri che delinquono: due punti focali della politica sulle migrazioni che si sono già concretizzati in documenti ufficiali da parte del governo. Il contratto con il Kosovo, inoltre, prevede 15 milioni di canone annuo per 300 celle nella prigione di Gjilan, città non lontana da Pristina. Decisioni che hanno spaccato l’opinione pubblica danese: "Al momento è difficile capire cosa accadrà, nessuno lo sa, ma sicuramente sarà meglio di adesso", dice un cittadino danese intervistato da "Quarta Repubblica". Diverso il parere dei migranti: "Abbiamo capito che i socialdemocratici sono più a destra del partito di destra - ha spiegato uno di loro- noi siamo schiavi, ma a loro non piace, sono stato portato qui per essere uno schiavo. Facciamo i lavori sporchi, ma a loro non piace lo stesso. Lavoriamo? Non va bene. Non lavoriamo? Non va bene lo stesso. Allora cosa volete?"
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