Le Roi ha visto un uomo in fuga, incappucciato e vestito di nero. Avrebbe trafugato una ventina di medaglie e dei trofei, memorabilia di una carriera unica
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I ladri non si fermano nemmeno di fronte a Le Roi, il re del calcio francese. Michel Platini è stato svegliato venerdì 18 luglio, alle prime luci dell'alba, da una brutta sorpresa: quando è andato a controllare di chi fosse il colpevole dei rumori in giardino che lo avevano svegliato si è trovato faccia a faccia col responsabile: un uomo incappucciato e completamente vestito di nero, che si è introdotto nella residenza dell'ex campione per compiere un furto. L'intruso era già in fuga e poco ha potuto la vittima della rapina, che si è limitata a prendere atto di quanto accaduto e chiamare la polizia.
Le forze dell'ordine sono subito arrivate sul posto, una residenza nei pressi di Marsiglia, notificando la mancanza di una ventina di medaglie e di alcuni trofei trafugati dal ladro. Quest'ultimo avrebbe scassinato uno degli ingressi del capanno da giardino, dove Platini teneva i riconoscimenti, probabilmente sapendo già cosa cercare. La procura di Marsiglia ha aperto un'indagine per furto con scasso aggravato e si sta già indagando su quanto accaduto nei pressi dell'abitazione. Sebbene l'ex presidente dell'UEFA abbia visto l'uomo in fuga, tra i due non ci sarebbe stato alcun contatto fisico diretto. Platini, fresco settantenne, non è il primo simbolo del pallone a venire preso di mira da malviventi nell'ultimo periodo. Un anno fa aveva fatto scalpore l'episodio analogo vissuto da Roberto Baggio rapinato nella sua residenza, con minacce pure al figlio, come raccontato più di recente.
A differenza di Platini, che non ha subito minacce e si è reso conto del furto solo "a fatto compiuto" l'esperienza del Divin Codino è stata ben più traumatica. Erano circa le 22 del 20 giugno 2024 quando i malviventi si sono introdotti nella proprietà di Baggio in Veneto. L'ex campione aveva appena finito di vedere il primo tempo di Italia-Spagna degli ultimi europei con la famiglia quando si è trovato faccia a faccia con i malviventi. Sono seguiti 45 minuti interminabili, in cui l'ex fantasista è stato sequestrato con i suoi cari senza poter far nulla. Al netto di quello che gli è stato sottratto, Roberto ha sofferto soprattutto per il trauma. Tanto che ha parlato di quanto successo solo di recente, in un podcast in cui (con la voce incrinata) ha ammesso: "Posso capire chi si fa giustizia da solo".
Platini e Baggio, due campioni accomunati dall'aver rappresentato l'aristocrazia del calcio, si ritrovano a condividere anche un'esperienza di cui avrebbero fatto volentieri a meno. Prima Il Divin Codino e poi Le Roi, in una staffetta meno felice di quella al contrario che li aveva visti protagonisti in campo. Loro, i due grandi numeri dieci della Juventus a cavallo tra gli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, hanno rappresentato la grandeur della Torino bianconera con la maglia più prestigiosa. Baggio fu il vero grande erede di Michel, dopo un interregno che aveva visto il dorsale più pesante passare anche sulle spalle gracili di Beniamino Vignola e dello spaesato russo Alexandr Zavarov. Baggio non diventerà mai un'icona juventina come Platini, solo perché forse era destinato a essere di tutti. L'ironia distaccata di Le Roi, il calciatore "comprato per un tozzo di pane" su cui lui però "mise il foie gras" (copyright Gianni Agnelli), era molto bianconera. Era lui il vero vizio dell'Avvocato per sua stessa ammissione, e infatti mai del tutto quest'ultimo si arrese al suo addio.
Michel aveva lasciato la Juve orfana delle sue magie presto, per molti troppo, appena superati i trent'anni, quando la parabola di alcuni calciatori è ancora in piena fase ascendente. Anche Le Roi Platini era ancora lontano dall'essere un venerabile maestro a un passo dalla pensione eppure sentiva, dentro di sé, che qualcosa si era rotto ed era troppo orgoglioso per accettare un'opaca uscita di scena. Andò via come piace a lui, ancora rimpianto, per provare subito a battere altre strade. Lui, che aveva rimesso la Francia sulla mappa calcistica, provò a fare il commissario tecnico della Nazionale transalpina ma capì che non era il suo: come tanti altri campioni prima e dopo di lui pretendeva dai suoi uno standard troppo alto, che solo i grandissimi della sua risma potevano raggiungere. Si riciclò come politico e andò meglio, arrivando fino alla presidenza dell'UEFA. Poi gli scandali, da cui uscirà alla fine pulito, e un generale disinnamoramento dal calcio. Che pure rimaneva lì, nella sua casa, conservato in quelle medaglie e in quei trofei ora trafugati poche settimane dopo il suo settantesimo compleanno. Che sia un segno, per Le Roi? Forse deve lasciar andare il passato e iniziare l'ennesimo nuovo capitolo. O forse quella bellezza, così pura ed eterea, disseminata sul campo di calcio doveva davvero prescindere dai meri riconoscimenti materiali.