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Guerra in Ucraina, un imprenditore: "Niente più affari con i russi, così falliamo"

A "Dritto e Rovescio" il produttore di scarpe da donna: "L’85% del mio lavoro è con la Russia"

"Io produco scarpe da donna sul livello medio alto e da 40 anni lavoro per l''85% per la Russia e in questo momento sono k.o., non so cosa fare, dopo la pandemia avevamo tirato un sospiro di sollievo, adesso mi ritrovo con 8mila paia di scarpe destinate alla Russia". Con queste parole Marino, un imprenditore di Fermo, spiega quella che è la crisi che ha colpito la sua azienda a causa delle conseguenze delle sanzioni dell'Unione Europa nei confronti della Russia. "Non verrò pagato - ha aggiunto l'imprenditore - e perderò almeno 800 mila euro, in azienda siamo 26 persone e lavoriamo a mano". 

"Come ha detto il nostro titolare - ha aggiunto Alessandra - è una situazione tragica, veniamo da due anni di cassa integrazione Covid e ora che il peggio sembrava fosse passato, ripiombiamo nel baratro. Lavoriamo con Marino da sempre e in 43 anni di attività lui non ha mai licenziato nessuno e ora rischiamo di andare tutti in mezzo alla strada". 

Carlo Calenda, leader di "Azione", intervenendo in collegamento ha specificato che: "L'export totale dell'Italia verso la Russia è di 7 miliardi di euro su 460 di export totale quindi è l'1,6%, purtroppo però è molto concentrato in particolare nei distretti delle Marche, in Puglia e in altri distretti molto specifici". "L'Italia deve indennizzare gli imprenditori - ha aggiunto Calenda - della componente della perdita che hanno avuto verso la Russia e contemporaneamente fare un lavoro di inserimento su altri mercati".

"Dopo le sanzioni successive all'annessione della Crimea - ha spiegato il leader di "Azione" - questo problema si era già presentato, nel senso che si erano già verificati dei danni molto specifici su alcune filiere, il lavoro che abbiamo cercato di fare e che molte aziende hanno fatto è diversificare, e questo lo dico all'imprenditore che sta vivendo una cosa che non dipende dalla sua capacità e dalla qualità del suo lavoro".

"Un'azienda non può dipendere per l'85% da un mercato dove c'è già stato un problema di sanzioni perché è pericolosissimo - ha aggiunto Calenda - allora il lavoro che bisogna cercare di fare è diversificare l'export verso altri Paesi, dopo di che, le aziende che hanno subito un danno in conseguenza di una crisi internazionale vanno ristorate per intero".

Carlo Calenda ha chiesto poi all'imprenditore se aveva fatto un'assicurazione sull'export: "La Russia - ha spiegato il titolare dall'azienda - purtroppo non ci permette queste assicurazioni, l'unica cosa è che ci danno un piccolo anticipo che oggi è il 10-15%".

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