Mark Perlmutter parla, in videochiamata, con l’inviata di "È sempre Cartabianca"
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"Ho dovuto letteralmente camminare sopra bambini in fin di vita, che cercavano di trattenermi per i pantaloni. Sapevo che sarebbero morti dissanguati, e io ho dovuto scavalcarli per raggiungerne altri che forse avrei potuto salvare". Con voce scossa, il medico volontario Mark Perlmutter racconta in videochiamata all’inviata di "È sempre Cartabianca" l’orrore vissuto a Gaza.
Ortopedico americano di origini ebraiche, l'uomo si è recato nella Striscia per due missioni durante il conflitto: "L’ultima volta è stata durante una tregua, ma alle 2.30 del mattino è stata infranta. Tutto ha iniziato a tremare, i bombardamenti sono diventati incessanti, il pronto soccorso era invaso da feriti ovunque".
Il chirurgo ricorda scene indelebili: "Durante il Ramadan, per due anni di seguito, ho visto uomini e donne riunirsi in edifici separati per pregare e condividere il pasto, mentre i figli stavano con le madri. Proprio quegli edifici, pieni di donne e bambini, venivano colpiti intenzionalmente, nel tentativo di annientare la futura generazione palestinese".
Perlmutter non ha dubbi nel definire ciò che ha visto: "È un genocidio al 100%, anche Oxfam e Amnesty International lo descrivono così. È un tentativo deliberato di eliminare in toto o in parte una popolazione".