"L'organizzazione sosterrà le spese legali degli attivisti", afferma durante il suo intervento a "Mattino Cinque"
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Durante la puntata di giovedì 2 ottobre, "Mattino Cinque" è tornata sulle notizie che riguardano la Flotilla, abbordata nella notte da navi militari israeliane. La trasmissione di Canale 5 ha raccolto le dichiarazioni della portavoce italiana dell'organizzazione, Maria Elena Delia, la quale si sofferma sulle incongruenze che hanno portato al fermo di oltre 200 attivisti.
"Questi arresti, queste dichiarazioni di colpevolezza per ingresso illegale in Israele è importante sottolineare che dal punto di vista del diritto e della legge non hanno alcuna base perché le barche sono state abbordate in acque internazionali", puntualizza durante il collegamento con il conduttore Francesco Vecchi. "Quello che si troveranno di fronte gli attivisti è una sorta di aut aut: o firmi che stavi entrando illegalmente in Israele e ti mandiamo via, o devi subire un processo", ha proseguito, aggiungendo che l'organizzazione sosterrà le spese legali degli attivisti.
"Abbiamo dei team legali straordinari di professionisti che per altro si sono offerti di lavorare pro bono a sostegno delle spese legali di questi attivisti".
Maria Elena Delia ha quindi proseguito spiegando come l'impegno dell'organizzazione proseguirà ancora: "La Flotilla non nasce all'improvviso per cercare di attirare l'attenzione, bensì dopo due anni di sterminio della popolazione di Gaza condannato dalle più alte corti di giustizia. Di fronte all'assenza totale dei governi, le persone della società civile hanno deciso di fare quello che è stato fatto. Anche quando gli attivisti torneranno a casa, speriamo illesi, noi non potremo accettare che il nostro governo continui a essere alleato di uno stato genocidiario, perché questo non è più accettabile".
Infine, di fronte alle critiche del giornalista Daniele Capezzone di non aver accolto diversi inviti a consegnare gli aiuti attraverso canali ritenuti più efficaci, Maria Elena Delia risponde: "Dal primo giorno, come si vede anche sul sito della Global Sumud Flotilla, è stato dichiarato chiaramente che gli obiettivi di questa missione erano declinati su due livelli. Il primo era umanitario e il secondo era di tipo politico, perché lo stato di Israele non può occupare delle acque internazionali a suo piacimento senza che nessuno lo metta in evidenza. Non può sterminare una popolazione senza che nessuno possa avere almeno il diritto di puntare il riflettore su quello che sta accadendo".